NOVITA’ EDITORIALI
Di Silvina Premat
“Vivono in modo impegnato con i poveri – disse dei curas Bergoglio – La loro è una scelta eroica. Fanno un lavoro veramente apostolico. Li muove lo spirito di don Bosco”
BOLOGNA – Esce in questi giorni in libreria “Preti dalla fine del mondo. Viaggio tra i curas villeros di Bergoglio” di Silvina Premat, sociologa e giornalista de La Nación di Buenos Aires . Il libro, pubblicato dalla Editrice Missionaria Italiana, reca la prefazione di don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’Associazione Libera.
Per la prima volta vengono rese disponibili in italiano le storie e la “mistica” (papa Francesco) dei curas villeros, i preti delle baraccopoli di Buenos Aires, una delle esperienze di chiesa più vicine all’allora cardinale Bergoglio. “Vivono in modo impegnato con i poveri – disse dei curas Bergoglio -. La loro è una scelta eroica. Fanno un lavoro veramente apostolico. Li muove lo spirito di don Bosco”.
Silvina Premat e padre Charly Olivero, uno dei protagonisti di “Preti dalla fine del mondo”, impegnato nella parrocchia di Virgen de los Milagros de Caacupé nella villa 21-24, saranno in Italia nei prossimi giorni per una serie di incontri. Padre Olivero è stato ordinato prete da Bergoglio, che lo considera la persona che oggi in Argentina sta meglio affrontando l’emergenza educativa dei giovani, in particolare sul fronte della dipendenza dalle droghe; Silvina Premat, da giornalista, ha intervistato più volte l’allora arcivescovo della capitale argentina.
“Preti dalla fine del mondo” è un’ampia ricostruzione dell’esperienza dei curas villeros a metà tra cronaca e storia. L’autrice fa parlare numerosi tra i preti delle periferie di Buenos Aires, una ventina di sacerdoti in stretta sintonia con il cardinale Bergoglio, che li aveva ordinati e inviati come parroci nei quartieri degradati della capitale argentina. Al contempo, Premat ricostruisce la storia di questa particolarissima esperienza ecclesiale che affonda le sue radici nel Concilio Vaticano II, nella stagione del Movimento dei sacerdoti per il Terzo mondo, dando risalto, soprattutto, alla vicenda di padre Carlos Mugica, assassinato nel 1974 da forze paramilitari.
Quali sono le particolarità di questi preti? Anzitutto, molti di loro chiedono espressamente di andare ad esercitare il loro servizio nelle villas, che nella Buenos Aires di oggi assommano a 21 baraccopoli pericolose, infestate di criminalità ma anche luoghi di grande umanità incontrata nei più poveri, spesso immigrati da paesi vicini (Paraguay, Bolivia, Perù…). Inoltre, sono preti che stanno seguendo con fedeltà gli esempi dei loro predecessori. Vale per loro quello un fedele della parrocchia della villa 1-11-14 dice di uno dei primi sacerdoti villeros, Rodolfo Ricciardelli: “Si è fatto amico dei poveri e non è venuto per aiutare i poveri: sono due cose diverse”. I curas sono a stretto contatto con i disagi e le emergenze più immediate dei loro fedeli impoveriti: disoccupazione, tossicodipendenza, violenza, spaccio del paco, la droga ricavata dallo scarto della lavorazione della cocaina, che sfigura e abbruttisce gli adolescenti. Premat dedica varie pagine a raccontare cosa accade nell’Hogar de Cristo, una casa di comunità fondata da padre Pepe Di Paola, curas minacciato di morte dai narcotrafficanti per il suo impegno anti-droga, e oggi portato avanti da padre Charly Olivero. Fu lo stesso cardinale Bergoglio ad inaugurare nel 2008 l’Hogar e a difendere pubblicamente padre Pepe, invitando la società argentina ad aver cura dei propri “cuccioli”, riferendosi ai giovanissimi spesso vittime della droga.
“Preti dalla fine del mondo” presenta molte storie di vita e di impegno che rimandano in maniera molto precisa a quell’immagine di chiesa “in uscita nelle periferie geografiche ed esistenziali” che papa Francesco desidera oggi e a cui sprona in continuazione i fedeli e il clero. Come scrive don Ciotti nella prefazione, questo libro è “fondamentale se si vuole capire il “retroterra” di papa Francesco”. (Inform)