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La Cassazione conferma la condanna a quattro anni e rinvia alla Corte di Appello di Milano la rideterminazione della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici

 CASO BERLUSCONI
La Cassazione conferma la condanna a quattro anni e rinvia alla Corte di Appello di Milano la rideterminazione della pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici
Giorgio Napolitano: “La strada maestra da seguire è quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura. Ora possono aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame in Parlamento di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia”
Enrico Letta: “Per il bene del Paese è necessario ora che il clima di serenità e l’approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l’interesse dell’Italia”
ROMA – I giudici della sezione feriale della Cassazione hanno confermato in via definitiva con il loro verdetto la condanna a quattro anni per frode fiscale a carico di Silvio Berlusconi. Tre dei quattro anni di reclusione sono coperti dall’indulto, mentre l’anno residuo dovrà essere scontato dall’ex premier o ai domiciliari o con l’affidamento ai servizi sociali. Per quanto riguarda la pena accessoria di interdizione dai pubblici uffici la Corte ha invece annullato la sentenza a carico di Berlusconi rinviando la decisione alla Corte d’Appello di Milano che dovrà rideterminare questa parte della sentenza. Su questo fronte, il nuovo processo dovrebbe avere luogo in autunno, l’ex premier potrà comunque fare ricorso in Cassazione. 
Sul caso Berlusconi è intervenuto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha spiegato come “La strada maestra da seguire sia sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la magistratura, che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge”. “In questa occasione – ha aggiunto Napolitano – attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza, il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti. Ritengo ed auspico – ha proseguito il Capo dello Stato – che possano ora aprirsi condizioni più favorevoli per l’esame, in Parlamento, di quei problemi relativi all’amministrazione della giustizia, già efficacemente prospettati nella relazione del gruppo di lavoro da me istituito il 30 marzo scorso. Per uscire dalla crisi in cui si trova e per darsi una nuova prospettiva di sviluppo, il Paese – ha concluso Napolitano – ha bisogno di ritrovare serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che lo hanno visto per troppi anni aspramente diviso e impotente a riformarsi”.
Il pronunciamento della Cassazione è stato commentato anche dal Presidente del Consiglio Enrico Letta che ha in primo luogo espresso piena adesione alle parole del presidente Napolitano. “La strada maestra – ha affermato Letta – è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze. Per il bene del Paese è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l’approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l’interesse dell’Italia rispetto agli interessi di parte”.
Dal canto suo Berlusconi, che ha seguito attraverso la televisione la lettura della sentenza, si è rivolto all’opinione pubblica attraverso un intervento televisivo in cui ha ripercorso la sua carriera politica, partita nel 1994, ed ha sostenuto di essere stato vittima, sin da allora, di un accanimento giudiziario senza eguali. L’ex premier ha anche sollecitato “le giovani e migliori energie” del centro destra a rimettere in piedi Forza Italia. Berlusconi, riesumando lo spettro delle elezioni anticipate, ha poi sottolineato la necessità di chiedere agli italiani “quella maggioranza indispensabile per fare le riforme, a partire dalla riforma della giustizia. Per non esser più un Paese sottoposto a un giudizio arbitrario del più terribile dei poteri: quello di privare i cittadini della loro libertà”. (Inform)
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