direttore responsabile Goffredo Morgia
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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Fondazione Centro Studi Emigrazione: a Roma l’incontro “1964-2023: sessant’anni di studio e analisi sulle migrazioni”, il dibattito della sessione introduttiva

MIGRAZIONI

 

ROMA – “1964-2023: sessant’anni di studio e analisi sulle migrazioni”, questo il titolo del convegno che si è aperto a Roma presso la sede del Parlamento Europeo. L’incontro, promosso della Fondazione Centro Studi Emigrazione, è stato moderato da Veronica De Sanctis (Istituto Storico Scalabriniano) e introdotto dall’intervento di Lorenzo Prencipe (Presidente CSER) che ha ricordato come il Centro studi si sia dotato fin dal principio anche di una rivista per approfondire in modo scientifico le tematiche migratorie. La mobilità è stata definita come un fenomeno centrale della vita moderna dei popoli che richiede, per essere compreso, una determinata interdisciplinarietà. La mobilità italiana, nello specifico, si concretizza non solo verso l’estero ma anche internamente dal sud verso il nord del Paese: le destinazioni estere erano all’inizio principalmente Europa e Americhe. “I flussi però non sempre sono omologabili”, ha precisato Prencipe considerando che si tratta di europei che circolano all’interno dell’Europa ma anche al di fuori di essa; allo stesso tempo però, a causa dei processi di decolonizzazione e per sfuggire a crisi, si è visto come popoli di altri continenti si sono spostati in passato e continuano a spostarsi tuttora verso l’Europa. “Ci prefiggiamo, anche con eventi come questo, di continuare a comprendere la complessa realtà migratoria senza sottoporla a semplificazioni e strumentalizzazioni ideologiche”, ha spiegato Prencipe andando a sottolineare il ruolo storico degli Scalabriniani la cui attualità si fonda soprattutto “sulla capacità di saper trasmettere con linguaggio coerente una comprensione veritiera della realtà”. Prencipe ha anche ricordato l’attività svolta dagli Scalabriniani verso le persone più fragili e verso gli emigrati da accompagnare: per gli Scalabriniani “aiutare socialmente e spiritualmente i migranti vuol dire sensibilizzare l’opinione pubblica, dialogare con governi e parlamenti nell’elaborazione delle leggi ma anche gestire l’accoglienza dei migranti”. Prencipe ha infine sottolineato che, durante i circa 140 anni di esistenza, la congregazione scalabriniana tramite le sue opere ha continuato ad allargare i confini della propria azione facendo dello spirito dell’accoglienza un qualcosa che va oltre le singole religioni. Fabrizio Spada (Parlamento Europeo) ha evidenziato come le migrazioni cambino a tal punto che ad esempio oggi sarebbe anacronistico pensare ai flussi interni all’Italia ma, grazie alla vigente legislazione europea, anche la mobilità interna all’UE è ormai vista come un qualcosa di abituale. Spada ha voluto ricordare che proprio il Trattato di Maastricht, di cui si festeggia il 30° anniversario, ha sancito l’avvio di questa libera circolazione di persone. “La legislazione europea è stata un laboratorio per permettere alle persone di circolare liberamente all’interno dell’Europa. Oggi, quando evochiamo il fenomeno migratorio, pensiamo alla pressione che c’è da parte del continente africano verso l’Europa”, ha rilevato Spada tornando al punto iniziale ossia al modo in cui cambiano nel tempo i punti di vista rispetto al concetto di migrazione. Matteo Sanfilippo (Università della Tuscia – Studi Emigrazione) ha rievocato la grande migrazione interna italiana negli anni ’60 che vede le persone spostarsi verso il nord industrializzato. Sanfilippo ha anche ricordato come lo stesso ‘Sessantotto’ nel torinese nasca dalle proteste di giovani operai meridionali. I movimenti dal sud verso il nord comportano naturalmente anche un progressivo spopolamento del meridione. Toni Ricciardi (deputato Pd ripartizione Europa – Università di Ginevra) ha parlato della migrazione come di un “fenomeno totalizzante” per l’Italia proprio per l’impatto che ha avuto nel quotidiano e nella vita culturale del Paese. Ad essere determinante nella narrazione del fenomeno è stato in primis il cinema soprattutto nei venti anni che vanno dalla fine della Seconda guerra mondiale alla metà degli anni ’60 che segnano lo spartiacque per un Paese che comincia a raccontarsi nella leggerezza relativamente benestante della ‘Dolce Vita’ e non più nel dramma postbellico e in quello migratorio. Bisognerà attendere gli inizi degli anni ’70 per ritrovare i temi dell’emigrazione in pellicole come ‘Sacco e Vanzetti’ e ‘Pane e Cioccolata’. Dal punto di vista normativo, invece, Ricciardi ha ricordato come l’Italia repubblicana si sia dotata di vari strumenti: l’istituzione del Ministero del Lavoro, l’accordo con il Belgio e la nascita dei centri per l’emigrazione. Ricciardi ha anche ribadito come la ‘stagione degli accordi’ migratori con altri Paesi non nasca nel dopoguerra ma l’Italia postunitaria abbia sempre valutato tali possibilità: ammontano infatti a 183 gli accordi, le convenzioni ed i trattati che l’Italia ha pattuito con altri Stati dal 1868 al 1955, ventennio fascista compreso. La maggior parte di questa emigrazione storica è diretta in Argentina, negli USA e in Svizzera. Enrico Pugliese (Professore Emerito Università La Sapienza) ha parlato del ruolo dell’emigrazione nella storia italiana. “Da oltre un secolo e mezzo l’emigrazione è centrale nella storia economica, sociale e politica italiana”, ha premesso Pugliese spiegando cosa debba intendersi per ‘ciclo migratorio’. “È il periodo di tempo in cui i processi migratori riguardanti un determinato Paese presentano alcune caratteristiche che persistono nel corso della sua durata”, ha aggiunto Pugliese classificando l’emigrazione italiana in tre grandi cicli. Il primo ciclo è quello della cosiddetta ‘Grande Emigrazione’; il secondo ciclo è quello delle migrazioni intraeuropee del dopoguerra; il terzo ciclo è quello attuale della cosiddetta ‘Nuova Emigrazione’. (Inform)

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