ITALIANI ALL’ESTERO
ROMA – “La presenza degli italiani in Svizzera rappresenta dei forti richiami di successi, che negli anni hanno accompagnato la storia di questo paese sostenendolo nella trasformazione sociale, modificandone parte della cultura, delle abitudini e delle tradizioni permeandolo di uno stile di vita che si accosta a quello del Bel Paese. Nel dopoguerra del secolo scorso gli italiani in Svizzera hanno fortemente contribuito allo sviluppo civile ed economico, al progresso elvetico: oggi sono diventati in prevalenza doppi cittadini e molti di loro dividono i sentimenti e l’orgoglio nazionale a seconda della contingenza e della convenienza”. Inizia così la riflessione del Segretario Generale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero Michele Schiavone sulla ricorrenza della tragedia di Mattmark. “Il lungo percorso di integrazione e di affermazione dei diritti di cittadinanza e del lavoro – continua Schiavone – è stato irto di ostacoli, a volte intriso di pregiudizi e di marginalizzazione che hanno segnato come uno stigma intere generazioni e classi sociali di nostri connazionali succedutesi in Svizzera. In questa cornice storica e sociale è di grande rilevanza ricordare la tragedia di Mattmark e la profonda cesura che rappresentò quella triste circostanza per il futuro della presenza italiana in Svizzera. Per Schiavone da una parte si trovava un mondo operaio privo di diritti ai quali si schiudeva un avvenire migliore, dall’altra un mondo imprenditoriale restio a riconoscere ed applicare forme elementari di riconoscimenti di diritti del lavoro. “In questi giorni commemorativi – continua il Segretario Generale del Cgie – la tragedia di Mattmark rivive attraverso le gesta e l’incessante impegno dell’Associazione italiana del Vallese e delle rappresentanze diplomatiche consolari italiane in Svizzera, che a 58 anni di distanza dalla morte di 88 operai – dei quali 56 italiani – hanno pedissequamente rinnovato l’appuntamento con quella storia per non perdere di vista le cause e gli effetti di quel tragico sacrificio umano. Secondo Schiavone inoltre la ricerca della verità fattuale e storica di quella tragedia rappresenta un dovere civico e giuridico verso le vittime e le famiglie
“Trasposta ai nostri tempi la narrazione della tragedia di Mattmark, che ha alimentato per lunghi anni il discorso pubblico per riempire pagine intere di giornali e numerose pubblicazioni documentaristiche, – prosegue il Segretario Generale – vuole rappresentare un monito e una sollecitazione: un monito a non perdere di vista i diritti acquisiti in ambito sociale e civile cercando di farli avanzare per creare condizioni di vita migliori e più sicurezza nel mondo del lavoro; una sollecitazione alle giovani generazioni di italiani residenti, nati e cresciuti in Svizzera a mantenere vive e valorizzare le caratteristiche culturali, sociali e civiche per le quali si sono battuti le loro madri e i loro padri e di cui sono degni eredi. In questo pur difficile compito di avvicinamento tra le generazioni resta ferma la riconoscenza verso chi, pur nelle difficoltà, è riuscito a innescare un processo di integrazione dal quale sono nati e si stanno affermando figli migliori, che guardano alla Svizzera e all’Italia con occhi spalancati sul futuro. A distanza di anni pur nelle inaccettabili giustificazioni – conclude Schiavone – il sacrificio di Mattmark non è stato vano. (Inform)