direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Alla Camera il seminario “L’italiano come risorsa per il sistema Italia. Idee e sinergie per il futuro”

LINGUA ITALIANA

 

Giro: “Se la presenza della lingua italiana all’estero ha resistito è grazie agli italo discendenti. Il contatto le nostre comunità nel mondo è fondamentale. Penso che sia mancata fino ad oggi una vera politica nei confronti della diaspora italiana nel mondo”

 

ROMA – La seduta pomeridiana del seminario “L’italiano come risorsa per il sistema Italia. Idee e sinergie per il futuro” (vedi Inform n. 114 http://comunicazioneinform.it/a-roma-il-seminario-litaliano-come-risorsa-per-il-sistema-italia-idee-e-sinergie-per-il-futuro/), realizzato dal Consorzio Icon – Italian Culture on the Net, si è aperta con l’intervento di Giovanni Paciullo, Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, che ha evidenziato la necessità, alla luce delle scarse  risorse a disposizione, di continuare a lavorare per la lingua e cultura italiana “cogliendo la fatica e la sfida di un tempo diverso e lavorando a opportune riflessioni volte a mettere a punto nuove iniziative”. “Una questione aperta – ha spiegato Paciullo – è quella di superare alcune rigidità che pesano sull’adeguamento del sistema universitario. Atenei come il nostro hanno bisogno di avere la possibilità di migliorare la propria offerta formativa a misura dell’evoluzione del quadro internazionale, e soprattutto di avere la capacità di legare la promozione della lingua con segmenti della cultura italiana e di un made in Italy che è parte sempre più integrante di questo nostro annuncio al mondo della dimensione italiana. Vi sono infatti elementi che si legano insieme: la lingua e la cultura italiana e l’iniziativa dell’impresa nel mondo”.  Dal canto suo Monica Barni, Rettore Università per Stranieri di Siena, ha sottolineato l’esigenza di una nuova politica linguistica che si occupi degli italiani nel mondo, ma anche dell’italiano in Italia e delle altre lingue presenti nel nostro paese. La Barni, dopo aver ricordato che nell’attuale mercato delle lingue trascinato dell’inglese l’italiano deve muoversi con azioni di forte qualità  basate su ricerca e la formazione, ha evidenziato la necessità di legare la promozione della nostra lingua nel mondo a dinamiche  di tipo economico in quanto non basta che l’italiano sia una lingua di cultura, ma deve essere anche utilizzata per motivazioni lavorative.  La Barni si è infine soffermata sul problema della mancanza nella scuola italiana di una classe di concorso per l’italiano L2.  Un problema che impedisce ai giovani che escono dalle università per stranieri di trovare un’occupazione.  

Carla Salvaterra, Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Bologna, ha invece segnalato come le iniziative di internazionalizzazione rappresentino uno strumento potente di miglioramento qualitativo delle nostre università  e consentano agli atenei di essere più competitivi nel contesto globale.

La Salvaterra ha poi ricordato come l’università di Bologna avrà a settembre, per il periodo di studio 2014- 2015,  54 corsi di studio che offriranno percorsi integrati con altre università all’estero.  

Ha poi preso la parola Mirko Tavoni, presidente del Consorzio ICoN che ha spiegato come l’insegnamento  dell’italiano nel mondo attraverso corsi e-learning consenta di ridurre  le spese e le difficoltà connesse ai paesi dalle grandi distanze, come il Brasile o gli Usa. Secondo Tavoni con questo sistema on line si possono inoltre produrre materiali didattici di alta qualità che sono riutilizzabili e permettono un miglioramento della qualità e dell’efficacia dell’insegnamento dell’italiano nel mondo. Per Tavoni inoltre i corsi e-learning favoriscono la creazione sia di  comunità di studenti e di insegnarti senza confini, sia approntamento di corsi professionali specifici. Secondo il presidente dell’ ICoN, che auspica l’impegno di risorse pubbliche e private su questo settore dell’insegnamento, sarebbe inoltre opportuna un’offerta preventiva di corsi e-learning agli studenti in mobilità prima che arrivino in Italia.

Da segnalare anche l’intervento di Fabio Porta, presidente Comitato Permanente Italiani nel Mondo e Promozione del Sistema Paese della Camera, che , dopo aver ricordato il suo Ordine del Giorno al decreto sulla competitività e la giustizia sociale che impegna il governo a destinare i 300 euro di contributo per le domande di cittadinanza alle attività consolari, ha evidenziato come il legame fra la promozione della lingua italiana all’estero e l’internazionalizzazione del paese sia molto presente.  Porta ha anche  annunciato la preparazione alla Camera, da parte del Pd, di una proposta di riforma della legge 153/71 sulla promozione della lingua e della cultura italiana all’estero. “Adesso – ha spiegato Porta –  dobbiamo mettere insieme quello che è già stato prodotto fino ad oggi, anche grazie al lavoro del Cgie, ponendo alcuni criteri guida. In primo luogo il superamento ormai definitivo di una visione settoriale e assistenzialistica che in qualche maniera è alla base della legislazione ancora in vigore. Quindi bisogna considerare la lingua come un’asse strategico.. Il secondo punto – ha continuato Porta – è la riorganizzazione  delle strutture amministrative al fine di avere un unico centro di coordinamento, dipartimento o agenzia,  e un approccio più concreto ed efficace che faciliti il rapporto fra pubblico e privato, difficilmente gestibile con l’attuale normativa. Il terzo punto riguarda l’autonomia e la flessibilità del nuovo impianto organizzativo, che deve tenere presente la specificità italiana rappresentata dalla presenza nel mondo delle comunità, dei discenti italiani all’estero e della rete di scuole e pressori nel mondo. Il nostro obiettivo – ha concluso Porta – è quello di arrivare agli  Stati Generali di Firenze con una proposta definita”.

E’ poi intervenuto il sottosegretario agli Esteri Mario Giro che ha affermato come questo seminario possa considerarsi a tutti gli effetti una tappa verso gli Stati Generali della Lingua Italiana nel Mondo previsti nel prossimo mese di ottobre a Firenze . “Vorrei che negli Stati Generali – ha spiegato Giro – si portasse avanti una nuova e coerente narrazione che spieghi al grande pubblico l’importanza degli sforzi compiuti e di quello che si sta facendo in questo settore, ma anche la visione verso cui vogliamo andare che è  caratterizzata da un nuovo spirito di rete.  Soprattutto vorrei che venisse contrastato il giudizio negativo che esiste nell’opinione pubblica per cui si ritiene generalmente che forse sia meglio chiudere quello che da troppo tempo funziona male o modestamente. Se la presenza della lingua italiana all’estero ha resistito – ha proseguito il sottosegretario – è grazie agli italo discendenti, di passaporto e non, all’impegno delle imprese italiane in certi paesi, nonché agli sforzi degli enti locali e dei ministeri. Il contatto con le con le comunità degli italo discendenti è comunque secondo me fondamentale, voglio ribadirlo perché io penso realmente che sia mancata fino ad oggi una vera politica nei confronti della diaspora italiana nel mondo che, ricordatelo è la seconda a livello mondiale dopo quella cinese”.

“Affinché la promozione della lingua non venga considerata come uno dei motivi fallimentari dell’Italia nel suo primo confronto con la globalizzazione, – ha aggiunto Giro dopo aver sottolineato la necessità che le istituzioni imparino a facilitare in questo settore il superamento delle tradizionali separazioni fra imprese, scienza, cultura, accademie, istituzioni, pubblico e privato – dobbiamo essere pronti a metterci in discussione, perché tutto può essere migliorato e la nostra lingua è realmente una risorsa. L’importante è rappresentare i suoi aspetti innovativi. Per resistere – ha continuato il sottosegretario – dobbiamo valorizzare le nostre nicchie dove l’italiano è lingua veicolare,  come il calcio, il canto, la storia dell’arte e la cucina, ma dobbiamo anche rafforzare la promozione in modo che la nostra lingua sia accessibile a tutti”.

Per quanto riguarda il Mae il sottosegretario ha auspicato sia un cambiamento giuridico delle scuole pubbliche all’estero, che permetta anche assunzioni in loco, sia uno snellimento delle procedure burocratiche necessarie alla trasformazione di una scuola privata all’estero in parificata, fermo restando la dovuta supervisione pubblica. Giro ha anche auspicato la ricerca di nuove soluzioni per la rete degli Istituti Italiani di Cultura all’estero, come ad esempio quello di Wolfsburg , dove il Mae ha accettato la proposta del sindaco della città tedesca di finanziarie la riapertura della sede che era stata soppresa. Dopo aver sottolineato la necessità di una revisione di parte dell’insegnamento della lingua italiana all’estero con nuove forme di inquadramento contrattuali volte a dare un’occasione professionale ai giovani italiani, Giro ha infine auspicato una complessiva riforma del settore che sappia superare l’attuale frammentazione degli interventi.   

Dal canto suo Claudio Micheloni, presidente Comitato per le Questioni degli Italiani all’Estero del Senato, ha segnalato come ad oggi gli eletti della circoscrizione Estero non siano riusciti a far capire alla politica italiana che la diffusione della nostra lingua all’estero non rappresenta un costo, ma bensì un investimento per il nostro Paese. Micheloni ha poi evidenziato sia i drastici tagli subiti negli ultimi anni dalle risorse per la promozione dell’italiano all’estero, sia l’esigenza di approntare su questa materia un testo unificato di riforma, elaborato da Camera e Senato, che tenga conto del lavoro svolto dal Cgie. Micheloni ha inoltre sottolineato l’esigenza, viste le nuove manovre per la riduzione delle spese che si profilano nel futuro,  di utilizzare al meglio le risorse pubbliche disponibili e di aprire un discorso con i privati per fargli capire che le risorse impegnate in questo settore rappresentano un investimento. Il senatore del Pd ha concluso il suo intervento ricordando come a tutt’oggi l’informazione di ritorno e la cultura espressa dalle nostre comunità sia pressoché ignorata in Italia.

Della riduzione delle risorse ha parlato anche Andrea Meloni, direttore generale del Mae per la Promozione Sistema Paese, che ha spiegato come i fondi per la promozione all’estero della lingua italiana siano diminuiti negli ultimi 5 anni del 25- 30% . Meloni, dopo aver ricordato la progressiva riduzione ancora in itinere del personale scolastico da inviare all’estero (da 1024 a 624 unità), si è soffermato sulla rete scolastica nel mondo. “Vi sono –  ha precisato il direttore generale – otto scuole  totalmente statali e 43 scuole paritarie. Istituti che sono stati voluti in grande maggioranza dalle collettività italiane all’estero.  Un riconoscimento, quello di scuola paritaria, che allo Stato richiede un notevole impegno”. Sempre per quanto riguarda il dispiegamento delle strutture in campo Meloni ha poi ricordato le  76 sezioni di italiano, presso scuole straniere nei paesi dell’Europa centrale ed orientale, le 115 cattedre di italiano nelle scuole pubbliche per il mondo e i numerosi corsi di lingua posti in essere dagli Istituti Italiani di Cultura che si rivolgono prevalentemente ad un pubblico colto e dove l’obiettivo è quello di mantenere alta la qualità.   

“Noi stiamo facendo il possibile – ha poi aggiunto Meloni – per mantenere questo sistema e per aiutare dove ci sono rischi di riduzione dell’insegnamento dell’italiano. E vero che la situazione dell’insegnamento dell’italiano è incoraggiante, ma se guardiamo da qui a dieci anni, il contesto cambia. Dobbiamo essere consapevoli dei grossi rischi che corriamo per l’affermarsi del cinese e dello spagnolo come lingue globali. Per quanto riguarda le Università, dove si creano i nuovi docenti che insegneranno l’italiano nelle strutture universitarie dei vari paesi, i segnali sono invece preoccupanti”.  

Ha poi preso la parola il direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Mae Cristina Ravaglia che ha ricordato come per la concessione dei visti, che consentono agli studenti stranieri di venire in Italia, lo scorso anno il provvedimento “Destinazione Italia” abbia introdotto alcune semplificazioni, come ad esempio la conversione del permesso di soggiorno per motivi di studio in permesso di soggiorno per lavoro. E’ invece in itinere un altro provvedimento che prevede  il permesso di soggiorno triennale, e non più annuale, per i neo immatricolati all’Università.

“Noi organizziamo e contribuiamo – ha poi ricordato Ravaglia – ai corsi di lingua e cultura italiana per le collettività italiane all’estero. Sono corsi che esistono e funzionano grazie ad un lavoro congiunto dei nostri consolati, degli enti gestori, dei Comites e del Cgie, cioè coloro che rappresentano la collettività. Questi corsi  con il passare del tempo hanno modificato il loro modo di essere. Sono infatti nati per favorire, sviluppare e mantenere l’italiano come lingua di emigrazione, ma oggi sono diventati sempre di più uno strumento per promuovere l’italiano come lingua di cultura, perché l’italiano sia sempre più parte di quel Sistema Paese che tutti vogliamo diventi una realtà più sostanziosa. I corsi – ha proseguito il direttore generale – sono di due tipi. Vi sono quelli tenuti  da docenti di ruolo inviati dall’Italia,  e i corsi promossi dagli enti gestori che assumono localmente degli insegnanti. Naturalmente si lavora in strettissimo contatto con i consolati e le comunità all’estero che chiedono sempre più lingua”.

La Ravaglia, dopo aver ricordato che il seminario svoltosi alla Farnesina nel dicembre 2012 sulla promozione dell’italiano all’estero può rappresentare una buona base di ripartenza della riflessione su questo tema, ha segnalato come dal 2008 al 2014 le risorse pubbliche per gli enti gestori si siano ridotte da

27 a 9,8 milioni di euro . “ Questo vuol dire – ha precisato il direttore generale – che in questi anni abbiamo svolto una razionalizzazione degli enti. Sono rimasti in vita quelli che funzionano meglio e che possono essere di esempio agli altri enti nel mondo. In tutto nel 2014 abbiamo finanziato con questi nove milioni 139 enti gestori, raggiungendo circa 300.000 studenti di italiano nel mondo… In questi anni – ha aggiunto Ravaglia – ci siamo impegnati anche per migliorare la formazione. Abbiamo quindi avviato un progetto pilota con le università per Stranieri di Siena e Perugia, mandando dei giovani neo laureati in glottodidattica a fare formazione presso i docenti locali degli enti gestori all’estero e al tempo stesso a farsi esperienza e curriculum. Il progetto è partito quest’anno per la prima volta, il riscontro è buono e credo che questa sia la via giusta. Il futuro – ha concluso il direttore generale – è migliorare la formazione in modo che i docenti, che sempre più saranno assunti in loco, siano di qualità e formati in maniera omogenea armoniosa e non avventuristica. Dobbiamo inoltre mantenere una solida presenza di dirigenti scolastici all’estero, perché il dirigente di ruolo mandato dall’Italia riesce a dare e ad avere una visione italo centrica della didattica che è fondamentale”          

E’ stata poi la volta di Silvana Mangione, vice segretario generale del Cgie per i Paesi anglofoni extraeuropei, che ha auspicato un momento di riflessione per capire, nel campo della promozione della lingua italiana all’estero, quali siano le reali esigenze delle nostre comunità nel mondo che presentano esigenze  diversificate anche all’interno del medesimo paese di residenza.   

 “Oggi – ha proseguito la Mangione dopo aver ricordato l’importante ruolo svolto dalle associazioni regionali e culturali per la promozione della lingua italiana all’estero – abbiamo una nuova comunità nata dalla recente emigrazione con un nuovo associazionismo degli scienziati e degli studiosi che si confrontano con le autorità locali. Una realtà che non abbiamo ancora attirato all’interno di questo meccanismo di promozione dell’italiano, che invece deve avvalersi di tutti gli attori disponibili”.

La Mangione ha anche evidenziato la necessità di ridestare interesse intorno alla nostra lingua , che deve essere veicolo di cultura e di business, anche attraverso il coinvolgimento di noti personaggi italiani. Per quanto poi concerne la riforma della legge  153/71 la Mangione ha segnalato l’esigenza di una politica dell’insegnamento dell’italiano all’estero che diversifichi e adatti gli interventi a seconda dei Paesi interessati. “L’importante – ha precisato la Mangione  – è trasformare le nostre comunità, a seconda delle loro specificità, in intermediari di promozione della lingua e cultura italiana,  ad esempio per la stipula di accordi con le autorità scolastiche locali, per favorire il riconoscimento dei nostri titoli di studi, per  l’introduzione dell’italiano nelle scuole e l’abilitazione all’insegnamento dei nostri neo laureati”.

Dopo l’intervento di Ilaria Costa, direttore Esecutivo dell’Italian American Committee on Education (IACE ), che si è soffermata sul crescente interesse per l’italiano negli Stati uniti da parte dei più giovani ma anche dei più grandi ed ha sottolineato come l’insegnamento della nostra lingua rappresenti uno strumento strategico da salvaguardare con determinazione, passione ed entusiasmo, Silvia Bartolini, presidente della Consulta degli Emiliani Romagnoli nel Mondo e coordinatrice delle Consulte Regionali dell’Emigrazione, ha ricordato come le 3500 associazioni regionali all’estero continuino, nonostante la riduzione delle risorse, a lavorare e a promuovere corsi di italiano nel mondo.  Una risorsa essenziale  che, per la Bartolini, va tenuta presente per ogni tipo di riorganizzazione di questo complesso settore . “Io credo – ha proseguito la Bartolini – che per farci aiutare dalle comunità italofone in quello che stiamo facendo, vada istaurato un rapporto bidirezionale perché in quelle collettività è sedimentata una cultura che fa parte della nostra e che a noi serve”.

“Il seminario di dicembre alla Farnesina – ha concluso la Bartolini dopo aver ribadito la necessità di un coordinamento delle iniziative di promozione e di un’adeguata formazione dei docenti – ha rappresentato la fotografia dell’esistente. In quell’occasione siamo arrivati a delle conclusioni comuni, da parte del Mae del Miur  e del Cgie – e cioè che è necessario un modello innovativo, perché ci sono sempre meno risorse e più bisogni diversificati”(Goffredo Morgia /Inform)

Facebooktwitterredditpinterestlinkedinmail
Powered by Comunicazione Inform | Designed by ComunicazioneInform