ITALIANI ALL’ESTERO
Le considerazioni di Fucsia Fitzgerald Nissoli (Fi), Marco Fedi (Pd), Renato Brunetta (Fi) e Eugenio Marino (Pd)
ROMA – E’ in corso una polemica fra il Partito Democratico e Forza Italia. Il dibattito ha avuto inizio con la pubblicazione, su “La Voce di New York” di un articolo di Fucsia Fitzgerald Nissoli in cui la deputata, eletta nella ripartizione America settentrionale e Centrale, spiegava le ragioni del suo recente passaggio da Democrazia Solidale – Centro Democratico a Forza Italia. Nell’articolo la deputata spiegava come il Governo non si sia interessato alle sue iniziative in favore degli italiani all’estero e per quanto poi riguarda i suoi incontri con Silvio Berlusconi la Nissoli ha spiegato: “Il Presidente Berlusconi mi ha ricordato che lui ha tolto l’IMU sulla prima casa degli italiani all’estero, a conferma della sua attenzione verso questi problemi. Ci ho riflettuto, riflettuto per quasi 6 mesi. Il mio partito dove sono stata 4 anni con colleghi fantastici si è frantumato e quel poco che è rimasto non ha la forza per dare a voi i risultati che volete. Quindi, – ha aggiunto la Nissoli – dopo aver incontrato per la prima volta Berlusconi nel gennaio scorso, l’ho incontrato una seconda volta, qualche giorno fa, e mi ha dato conferma ed assicurazioni sul suo impegno e quello di Forza Italia per gli italiani all’estero. Forza Italia avrà nel suo programma il mio programma per l’emigrazione che avrei tanto voluto realizzare e che spero riuscirò a farlo con l’aiuto di un partito organizzato in cui ho ritrovato i valori liberali che erano già presenti nella lista Monti. Insieme con Forza Italia daremo battaglia per portare a casa la cittadinanza, per realizzare la parità fiscale degli italiani all’estero e lavorare per adeguate politiche per la mobilità internazionale dei giovani. Sono convinta – continua la Nissoli – che riusciremo a dare alla questione migratoria il giusto posto che merita nell’ambito delle politiche nazionali e del nostro Sistema Paese!”.
All’articolo aveva replicato il deputato del Pd Marco Fedi, eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, rilevando come il Governo Berlusconi abbia abrogato l’ICI per tutti, ma l’abbia mantenuta solo per gli italiani all’estero.
“Su questo argomento – ha scritto Fedi – nel 2014 facevo alcune considerazioni che mi sembrano ancora molto attuali, anche alla luce dei problemi di sopravvivenza di molti piccoli comuni a seguito delle ridotte entrate tributarie. Le ripropongo, anche per rispondere alle tante inesattezze avanzate allora ed oggi da alcuni interlocutori. La vicenda IMU, TASI e TARI, e Canone Rai, con le riduzioni o le esenzioni proposte, non è classificabile tra i diritti negati. Ricordavo, citando l’esempio della mobilità in ambito nazionale raffrontata a quella internazionale, che in questo caso vige una parità di trattamento “sostanziale”. A chi dice che non si tiene conto della particolarità delle comunità insediate nel mondo da molti anni, delle distanze e della situazione specifica degli italiani fuori d’Italia, rispondo: ‘Bene, questa è la conferma che si tratta di una condizione peculiare di cui tener conto’. Ciò significa che parliamo di uno “status particolare” da riconoscere, non di un diritto negato da garantire. Tanto è vero che il Senato, nella scorsa legge di stabilità (2014), ha fatto proprio questo, riconoscendo la equiparazione a prima casa, sull’immobile a scelta, al pensionato di prestazione estera o in convenzione internazionale. Ed ora si estende agli stessi soggetti l’esenzione TASI e la riduzione TARI. Nulla di tutto questo era scontato, tanto meno ottenuto per grazia ricevuta.
Abbiamo lavorato tutti per ottenere questo risultato. Non si tratta di un privilegio, ma di un regime privilegiato (e non è una mera sottigliezza). Un regime, per altro, già esistente, per tutti, nella situazione precedente all’abolizione dell’ICI, per tutti fuorché per i residenti all’estero, grazie al Governo Berlusconi, dal quale proviene questa vicenda. Prima dell’abolizione dell’ICI, la casa non locata in Italia era automaticamente equiparata a prima casa. Sarebbe stato sufficiente mantenere nel sistema questo automatismo ed oggi probabilmente non ci troveremmo a parlarne. Personalmente – continua Fedi – sono dell’idea che l’IMU debbano pagarla tutti, senza esenzioni. Sono convinto che debba essere un importo ragionevole, ma compatibile con le responsabilità civiche nei confronti dei Comuni. Sono abituato a farlo in Australia, dove ogni possessore di immobili, senza distinzione tra prime e seconde case, è tenuto a pagare una quota per tutti i servizi, indivisibili e divisibili che siano. Solo in Italia inventiamo strane distinzioni, sistemi complicati, tanta burocrazia, facendo risparmiare per altro migliaia di euro alle case di gran valore e poche centinaia a quelle che rientrano nella media nazionale. Ho conosciuto sindaci disperati, di tanti comuni d’Italia, che negli anni hanno visto i centri storici languire, con case anche di italiani all’estero abbandonate e trascurate. Siamo sicuri che cancellare le tasse comunali sia lo strumento migliore per rianimare l’interesse verso l’Italia? Non sarebbe meglio, invece, un regime fiscale sulla casa semplice, chiaro, che garantisca tutti, indipendentemente da dove si vive e lavora? A proposito dei residenti in Italia, – conclude Fedi – è vero che la somma di due errori non ci restituisce giustizia, dignità e legittimità. Dobbiamo ricordare, però, che la nostra proposta supera i confini delle comunità all’estero: dovremmo fare tutti insieme una battaglia proprio sul principio di ‘prima casa’ e sulla sua applicazione in Italia e nel mondo. Neanche le opposizioni hanno sottolineato questa necessità in Parlamento. Il Governo e la maggioranza hanno assunto un orientamento sulla fiscalità relativa alla casa”.
Nel dibattito a distanza è poi intervenuto anche il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta che ha scritto: “Il nostro movimento politico sin dai primi anni della sua costituzione, è stato ed è da sempre in prima linea per gli italiani all’estero, per i loro bisogni, per la loro rappresentanza democratica”. Brunetta sottolinea come le azioni concrete del governo Berlusconi, con la legge Tremaglia prima e con la legge elettorale varata nel 2005 poi, permisero il primo voto per corrispondenza degli italiani residenti all’estero in occasione di due referendum del 2003 e per le elezioni politiche del 2006. “Renzi, con l’Italicum e con la sua riforma della Costituzione, – aggiunge Brunetta – voleva intaccare questa conquista di civiltà. Gli italiani, anche quelli all’estero, seguendo l’indicazione di Forza Italia, gli hanno detto di ‘No’”.
In risposta alle dichiarazioni di Brunetta e Nissoli Eugenio Marino, responsabile del Partito Democratico per gli italiani nel mondo, scrive: “Brunetta ricorda le azioni del Governo Berlusconi e la legge sul voto per corrispondenza che permetterebbe ai parlamentari eletti all’estero di sedere in Parlamento, ma sorprendentemente dimentica che quella è una legge attuativa e che i parlamentari eletti all’estero ci sono grazie alla riforma costituzionale voluta e varata durante i governi de l’Ulivo dal 1996 al 2000, quando Berlusconi era all’opposizione”. Marino, oltre a contestare le affermazioni di Brunetta sul fatto che la riforma costituzionale voluta da Renzi avrebbe intaccato la conquista della Circoscrizione estero, rileva come l’on. Nissoli abbia sostenuto il Si al referendum costituzionale. Per quanto poi riguarda le dichiarazioni della Nissoli sul fatto che Berlusconi avrebbe tolto l’IMU sulla prima casa degli italiani all’estero, Marino ricorda come l’unico atto del Governo Berlusconi in materia sia quello di aver abolito l’ICI a tutti gli italiani, lasciando la tassa per i connazionali all’estero come proprietari di seconda casa. Infine, per quanto riguarda la citazione di Tremaglia, Marino ricorda come Tremaglia nel 2010 avesse lasciato il Pdl/Forza Italia e non avesse votato la fiducia del 29 settembre 2010 al Governo Berlusconi proprio in nome degli italiani all’estero. (Inform)