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Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Ventennale degli attentati dell’11 settembre, webinar commemorativo del Consiglio Generale

CGIE

 

 

ROMA – Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha tenuto nella giornata dell’11 settembre un webinar commemorativo per il ventennale dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono che è coinciso con il recente ritiro delle truppe statunitensi in missione in Afghanistan. In questa giornata sono state ricordate le circa 2900 vittime  tra cui numerosi cittadini italiani e italo americani. “Quella tragedia ha cambiato la storia moderna e nulla sarà come prima; nel frattempo anche la geografia del mondo è cambiata ed alcune aree sono tuttora teatro di guerre. Ricordiamo come ci eravamo affacciati al nuovo millennio che si lasciava alle spalle il cosiddetto ‘secolo breve’ con due guerre mondiali e il superamento della guerra fredda. La democrazia liberale sembrava aver vinto e apprestarsi a definire futuri modelli”, ha spiegato Michele Schiavone, Segretario Generale del Cgie, ricordando come tuttavia quel modello liberale fu però rifiutato dal potere teocratico dell’islamismo. “Questa commemorazione, a distanza di venti anni, vuole dunque essere un atto di rispetto per le vittime e per la nostra comunità negli Usa”, ha sottolineato Schiavone. Il Sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ha ricordato come sia ancora viva nella memoria la perdita di vite umane tra le quali decine di italiani. “Gli attacchi dell’11 settembre ci hanno portato a riflettere sui motivi di conflitti che sembrano lontani ma che possono essere vicini; quegli attacchi hanno portato a rafforzare valori e sentimenti che accomunano il mondo libero e democratico condannando la violazione dei diritti umani e lavorando per una maggiore integrazione nelle nostre società con strategie comuni per battere il terrorismo e promuovere le libertà civili. In questa unione di valori si sono ritrovati Italia e Usa”, ha spiegato Della Vedova sottolineando come questa amicizia sia basata anche sui numeri: oltre 17 milioni sono gli italo-americani negli USA ed oltre 300mila i connazionali residenti. “L’Italia e l’Europa hanno goduto di un periodo di pace e prosperità anche grazie al sacrificio di tanti soldati statunitensi”, ha aggiunto il Sottosegretario ricordando la ministeriale anti-Daesh Italia-Usa tenutasi nel giugno scorso proprio a Roma. “La lotta non è finita perché il terrorismo islamista continua a colpire”, ha ribadito Della Vedova sottolineando l’opportunità di quella scelta di andare in Afghanistan per contrastare quel terrorismo che aveva colpito le Torri Gemelle. “Rendiamo omaggio alle vittime dell’11 settembre, forti dell’orgoglio di avere tanti italiani che vivono negli Usa e forti dei valori che ci uniscono: quelli della libertà e della democrazia”, ha concluso Della Vedova.

Mariangela Zappia, Ambasciatrice d’Italia negli Usa, si è unita alle parole espresse dal Presidente della Repubblica Mattarella riguardo alla comune vicinanza tra Italia e Usa nell’anniversario di quel tragico evento. “Nella memoria di tutti noi sono scolpite le immagini dei quattro aerei usati strumenti di morte 20 anni fa: i due scagliati contro le Torri Gemelle, il terzo sul Pentagono e il quarto che ha mancato un altro obiettivo solo grazie al coraggio di equipaggio e passeggeri. Quella tragedia ci ha uniti agli Usa nel segno del dolore: 225 di quelle vittime erano italiane e di origine italiana erano oltre 60 dei 343 pompieri che persero la vita a New York”, ha sottolineato Zappia elogiando l’eroismo di quelle persone. L’Ambasciatrice ha altresì evidenziato la prontezza dell’Italia nel rispondere presente, tra i Paesi alleati degli USA, all’indomani dell’attivazione dell’art.5 del Trattato dell’Atlantico del Nord. “Dopo la seconda guerra mondiale l’Afghanistan è stato per noi il teatro più impegnativo con 50mila unità inviate e una perdita di 54 di queste. Non siamo stati lì invano perché un’intera generazione di afghani hanno potuto vivere in un Paese diverso. Siamo ora impegnati in una nuova fase per preservare i progressi compiuti in termini di diritti umani e libertà civili”, ha aggiunto Zappia ricordando il piano dell’Italia per l’Afghanistan articolato in diversi pilastri che passano dall’assistenza sanitaria alla protezione dei rifugiati fino al diritto all’istruzione. Fabrizio Di Michele, Console Generale a New York, ha evidenziato come nonostante la forza della città, New York in questa ricorrenza abbia trattenuto il respiro. “Ci sentiamo tutti piccoli nel ricordare quell’evento che ha straziato questa città sconvolgendo il mondo intero. Quegli attentati hanno cambiato il mondo e le vite di tutti noi. Questa commemorazione è un evento dalla grande portata simbolica: qui, in presenza, c’è la lettura dei nomi delle vittime al cospetto dei familiari. E’ doveroso inchinarsi davanti al dolore delle famiglie”, ha spiegato Di Michele precisando che tuttavia il lavoro di ricerca delle persone di origine italiana scomparse in quegli attentati non è ancora del tutto ultimato.

Anthony Tamburi, decano del John Calandra Italiani-American Institute of New York, ha ricordato come quest’anno la commemorazione abbia un sapore particolare, non soltanto per la ricorrenza del ventennale degli attentati ma anche per l’uscita definitiva dell’esercito americano dall’Afghanistan. L’invito del professore è stato rivolto alla riflessione su come poter convivere con persone di altri Paesi e culture: domande fondamentali e senza risposte facili. Giulio Picolli, coordinatore delle famiglie delle vittime dell’11 settembre e autore del volume ‘9-11 Never Forget’, attivo da anni nella ricerca dei nomi delle vittime italo-americane degli attentati del 2001 a New York. “Noi siamo il 35% della popolazione tra Connecticut, New York e New Jersey. Nelle Torri Gemelle c’erano tantissimi italiani ed italo-americani”, ha ricordato Picolli. Vincenzo Arcobelli, consigliere Cgie-Usa, ha ricordato questo evento tragico che cambiò la sicurezza nel mondo sottolineando a sua volta il numero elevato di vittime. Arcobelli, che di professione è pilota di aerei di linea, ricorda con particolare emozione quella giornata. “A 41mila piedi di quota ricevemmo un messaggio che citava ‘this is a national emergency, land immediately’: non era mai successo prima, ci siamo guardati coi colleghi e con l’equipaggio. C’erano migliaia di voli in quel momento nei cieli americani e quindi immagino quanta confusione ci fosse. Erano le 10.30 del mattino, subito dopo gli attentati. Dovevamo immediatamente trovare un aeroporto per atterrare e a distanza di poco tempo i cieli dovevano essere liberi perché il Dipartimento della Difesa avrebbe preso il controllo totale dei cieli e qualsiasi oggetto fosse entrato negli spazi aerei americani avrebbe potuto essere abbattuto se non riconosciuto”, ha raccontato Arcobelli. Silvana Mangione, Vicesegretario Generale Cgie per i Paesi anglofoni extra-europei, ha parlato di una ferita particolare per la comunità italiana della circoscrizione consolare newyorkese. “C’è un legame di conoscenza di quel dolore per una città che si è ripresa ed è tornata ad essere piena di energia”, ha commentato Mangione ripercorrendo però anche brutti ricordi di quella giornata. “Ancora oggi mi appare l’immagine dei carri armati che bloccavano l’accesso e restammo chiusi dentro all’isola di Manhattan per un’intera settimana, con quella voragine che bruciava. Ne uscì vivo un albero chiamato per questo ‘albero della speranza’ che sta ricrescendo all’interno di Ground Zero vicino alle due fontane del silenzio. Davanti alle Nazioni Unite abbiamo avuto per diverso tempo dei tir con le celle frigorifere per proteggere i corpi che erano stati recuperati in attesa che si potesse dare loro riconoscimento e degna sepoltura”, ha sottolineato Mangione concludendo invece con un bel ricordo. “Appena i cieli furono riaperti l’allora Presidente della Repubblica Ciampi prestò il suo aereo all’allora Ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia che portò a New York circa 30 persone, tra parlamentari e componenti del Cgie, per abbracciare tutti noi che eravamo ancora sconvolti”. (Simone Sperduto/Inform)

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