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Sito arabo: “Padre Dall’Oglio è morto”. Farnesina e Vaticano non confermano

RASSEGNA STAMPA
Da “La Stampa.it”
Sito arabo: “Padre Dall’Oglio è morto”. Farnesina e Vaticano non confermano
Resta per ora una voce senza conferme quella diffusa da un’esponente dell’opposizione siriana sulla sorte del gesuita
Milano -“Con il massimo rammarico comunico di avere notizie confermate da una fonte ben conosciuta che padre Paolo è stato giustiziato. Dio benedica la sua anima”. C’è questo messaggio postato sulla propria pagina Facebook da Lama al Attasi – un’esponente dell’ala laica dell’opposizione siriana ad Assad – alla base delle voci che da stamattina si rincorrono sull’uccisione del gesuita romano scomparso dal 28 luglio scorso. Notizia ripresa da alcuni siti arabi che tanto la Farnesina quanto il Vaticano almeno per il momento non confermano. E che – in fondo – non fa altro che riprendere una voce già circolata la settimana scorsa, poi però seguita da un’altra opposta secondo cui padre Dall’Oglio avrebbe inviato un Sms a un altro attivista dell’opposizione siriana, dicendo di essere tuttora impegnato nella sua “missione” presso lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (il famigerato ISIS, nuovo volto di al Qaeda nella regione).
L’unica vera novità è che questa volta c’è il riferimento a una fonte precisa: una personalità conosciuta come Lama al Attasi. Anche se va detto che si tratta di una politica di Homs, cioè di una zona della Siria diversa da quella in cui è avvenuto il rapimento Dall’Oglio. E che anche lei si basa a sua volta su una non meglio precisata “fonte ben conosciuta”. Va inoltre aggiunto che da Raqqa, la città dove si sono perse le tracce di padre Dall’Oglio. Jad Bantha – l’attivista che sostiene di essere stato l’ultimo a vedere il gesuita prima dell’inizio della sua missione – ha diffuso un tweet molto duro sulle parole di Lama al Attasi: “Chi promuove la morte di padre Paolo – ha scritto – non ha moralità né responsabilità e sta solo cercando di attirare l’attenzione”.
Voci e smentite che si rincorrono, dunque, in un contesto in cui è difficilissimo ottenere riscontri in un senso o nell’altro. Va infatti tenuto ben presente che cos’è oggi il Nord della Siria, teatro di una guerra di tutti contro tutti che non basta più lo schema della rivolta contro Assad a descrivere. Con l’ascesa dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante il conflitto siriano si va sempre più saldando con il terrore qaedista che scuote l’Iraq. Va letta anche così la guerra sempre più aperta tra le milizie islamiste e i curdi, fino a ieri alleati nel fronte dell’opposizione siriana: ogni giorno ci sono notizie di nuovi attacchi, rapimenti, morti. E poi c’è il nodo sempre irrisolto del rapporto tra il Free Syrian Army – l’esercito siriano libero – e lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, forza sempre più predominante sul campo anche per via della presenza tra le sue fila di centinaia di miliziani stranieri arruolati in nome del jihad. Il tutto in un’area sulla quale l’esercito fedele ad Assad ha tutt’altro che mollato la presa.
La vicenda del rapimento di padre Dall’Oglio non può essere isolata da questo contesto così complicato. Del resto sono le stesse parole di Lama al Attasi a confermarlo: la dichiarazione in cui l’attivista annuncia la presunta morte di padre Dall’Oglio è accompagnata dalla tesi secondo cui l’ISIS sarebbe infiltrato dall’intelligence di Assad, vero responsabile della morte del gesuita. Parole che suonano come una delegittimazione da parte del fronte laico nei confronti delle milizie islamiste. Indipendentemente da quale sia oggi realmente la sorte del religioso italiano.( Giorgio Bernardelli -La Stampa.it, 12 agosto 2013)

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