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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

“Scoprirsi Italiani: il viaggio delle radici in Italia – speciale Australia”, webinar di AsSud e ORI in collaborazione con il Maeci

ITALIANI ALL’ESTERO

 

 

ROMA – “Scoprirsi Italiani: il viaggio delle radici in Italia – speciale Australia” è il titolo del terzo appuntamento online dedicato al turismo delle radici organizzato dal Piccolo Festival delle Spartenze e dall’Osservatorio Permanente sulle Radici Italiane in collaborazione con la Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci: evento condotto e moderato dal ricercatore Giuseppe Sommario con la partecipazione di Riccardo Giumelli (Università di Mar del Plata). Sono stati ricordati in apertura, con commozione, l’Ambasciatore d’Italia Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci e il collaboratore Mustapha Milambo uccisi nei giorni scorsi in un vile attentato in Congo. Sommario ha evidenziato come i connazionali all’estero in generale e, in particolare quelli in Australia, potranno raccontare quanto si sentano ancora profondamente legati all’Italia. Quindi ruolo dell’Osservatorio sarà far emergere dati empirici tramite il progetto di ricerca sui viaggi delle radici in Italia: un progetto sostenuto dalla Dgit-Maeci. Giovanni Maria De Vita (Capo ufficio primo Dgit-Maeci) ha espresso gratitudine verso l’Associazione AsSud, Raìz Italiana e Asmef per l’impegno profuso in queste ricerche concentrando le energie per studiare il fenomeno del turismo delle radici in un’ottica profonda. “Gli oriundi italiani nel mondo sono quasi 80 milioni e sono un patrimonio eccezionale; poi ci sono circa 6 milioni di cittadini italiani residenti all’estero: dunque un bacino di persone che possono ricostruire un percorso di riscoperta delle radici, dando così seguito al racconto dei familiari. Credo che sia importante prestare attenzione a questi potenziali turisti, che poi non sono neanche tanto potenziali: secondo i dati Enit, infatti, fino al 2018 sono stati più di 10 milioni i connazionali che avevano effettuato questo viaggio delle radici”, ha spiegato De Vita evidenziando come in tutto questo il Maeci possa offrire la giusta cornice di coordinamento per le iniziative rivolte all’estero tramite gli uffici diplomatici, gli Istituti di Cultura, gli organismi di rappresentanza e il mondo associativo. “E’ importante seguire cosa avviene in Italia per trasmettere all’estero un messaggio organico. Il viaggio delle radici è un ulteriore fattore di rafforzamento per l’Italia verso le proprie comunità all’estero. Questo legame non è importante solo per l’Italia ma anche per quelle comunità che vivono in zone lontane come l’Australia, magari al fine di trovare proprio nell’Italia un partner economico oppure universitario”, ha aggiunto De Vita ricordando la costituzione nel 2018 del Tavolo tecnico per il turismo delle radici: oltre ad Asmef e Raìz Italiana l’aiuto è pervenuto anche da parte dell’Enit e in quell’occasione attorno al tavolo sedevano 24 attori (divenuti circa 60 nel 2020) provenienti dai settori coinvolti per trovare un accordo sulle buone prassi da attuare. “I turisti delle radici non vengono in Italia solo a vedere i siti più conosciuti ma per compiere a ritroso un percorso in aree al di fuori del mainstream turistico. Serve quindi maggiore attenzione verso questa tipologia di viaggio”, ha evidenziato De Vita menzionando la Guida alle radici italiane (giunta al secondo volume) realizzata da Raìz Italiana insieme al Maeci. “E’ una guida che propone itinerari diversi che ricostruiscono all’interno delle regioni gli interessi volti all’enogastronomia, all’artigianato e alla cultura. La prima edizione è stata dedicata a Puglia, Basilicata, Abruzzo ed Emilia Romagna; sta per uscire il secondo volume dedicato a Calabria, Sicilia, Molise e Lombardia”, ha precisato De Vita sottolineando anche l’importanza di iniziative volte alla formazione di quelli che saranno gli operatori di questo settore ed è stato ricordato a tal proposito il progetto avviato dall’Università della Calabria per il lancio del primo master universitario su questo tema. Sempre con l’Università della Calabria è in atto un percorso di ricerca volto a delineare i turisti delle radici di origini calabresi che vivono in Argentina.

Il deputato Nicola Caré (Pd), eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, ha ricordato che i nostri connazionali nel  mondo non sono solo quelli delle prime emigrazioni ma ci sono anche tanti giovani: italiani che sono ambasciatori del Made in Italy e dell’italianità in generale. “Ci sono milioni di viaggiatori per il turismo di ritorno con una crescita importante  e questa è una parte fondamentale del settore turistico, sul quale il nostro Paese si basa anche in considerazione del fatto che il 70% delle opere Unesco si trovano in Italia. Seconde e terze generazioni hanno spesso vissuto le esperienze dell’Italia attraverso i racconti dei familiari e quindi vogliono tornare: per questo diventano ambasciatori di questi luoghi, magari ripristinando la piccola casa dei nonni che diviene un collegamento ombelicale verso i propri antenati”, ha spiegato Caré evidenziando come spesso per il turismo generico le grandi mete come Roma, Napoli, Firenze e Venezia abbiano più attrattiva rispetto ai piccoli borghi e l’estremo Sud che dovrebbero invece godere di una maggiore visibilità. “Quindi – ha aggiunto Caré – questi connazionali possono essere i più grandi promotori di questo Made in Italy”.  In proposito il deputato del Pd ha auspicato gesti di promozione verso i piccoli borghi sparsi in tutta Italia perché il turismo delle radici sia un volano e un indotto per tutto il sistema Paese. Nel corso del dibattito è poi stata posta una domanda di attualità relativa alla mancata riconferma nel nuovo Governo della figura di un Sottosegretario agli Esteri proveniente dal mondo degli italiani estero e quindi su un possibile calo di attenzione della politica verso questa realtà. In proposito Caré ha affermato di “non credere che ci sia stato un calo di attenzione dopo che negli ultimi anni abbiamo avuto un Sottosegretario proveniente dall’estero e che è stato per gli stessi italiani all’estero un punto di riferimento importante proprio per la percezione di un nuovo riconoscimento per noi che viviamo all’estero, dopo la passata esperienza di tanti anni fa del Ministero per gli italiani nel mondo . Effettivamente noi necessitiamo di un punto riferimento forte – ha specificato Caré riferendosi al mondo della politica – ma i dirigenti nel Maeci che abbiamo hanno a cuore tutte le tematiche degli italiani all’estero tra cui il turismo di ritorno con la promozione tantissime iniziative ”. “Quindi – ha aggiunto Carè – sarebbe stato importante avere  un eletto all’estero nel nuovo Governo, ma, ripeto, io credo che non ci sia stato un calo di attenzione verso gli italiani all’estero, quanto piuttosto un maggiore impegno verso le attuali problematiche pandemiche economiche e ricostruttive del nostro Paese”. Per il deputato occorre infine un lavoro extra di comunicazione per far capire a chi vive in Italia quale sia il ruolo di ambasciatori dell’italianità da parte dei connazionali nel mondo. Il senatore Francesco Giacobbe (PD), eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, ha ricordato i 10 milioni di persone di origini italiane che tornano ogni anno per visitare l’Italia e come ci sia una fame di viaggiare e una sete di conoscenza soprattutto da parte dei giovani, dopo oltre un anno di restrizioni: “questa iniziativa è un’opportunità per dare una risposta a queste richieste e quindi dovremmo farci trovare pronti per ospitare questi turisti”, ha spiegato Giacobbe sul turismo delle radici ribadendo come l’Italia possa apparire assai diversa rispetto ad altri Paesi europei, quindi meno organizzata e ordinata in alcuni aspetti, ma sicuramente con molte cose uniche da offrire e che invitano a ritornare. “Il turismo delle radici come riscoperta del paese dei bisnonni o il tour di Montalbano o quello di Don Matteo: i piccoli borghi possono avere un ruolo rilevante dove anche le fiction televisive possono contribuire alla promozione. Importante sarà il ruolo dell’Enit e soprattutto quello delle Regioni lì dove queste ultime potrebbero fare moltissimo con un’attività coordinata di tutti gli enti coinvolti e poi c’è il cosiddetto turismo sociale e d’interscambio”, ha aggiunto Giacobbe evidenziando come dopo la pandemia si possano superare limiti del passato, ma servono investimenti infrastrutturali. “Molto spesso è difficile raggiungere le terre del Sud, quindi servono investimenti che valorizzino queste zone spesso spopolate”, ha precisato Giacobbe menzionando uno strumento come l’ecobonus. Sulla questione del Sottosegretario agli Esteri, Giacobbe si è detto fiducioso che la delega agli italiani all’estero assegnata ad altri sottosegretari. “C’è attesa per la delega ma c’è anche un grande potenziale negli italiani nel mondo ed è questa una questione di competenza tra tutti Ministeri coinvolti e non solo del Maeci: bisogna vedere queste tematiche oltre la singola specificità”, ha sottolineato Giacobbe pensando alla destinazione delle risorse e alla grande occasione rappresentata dalla prossima Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-Cgie.

Giumelli ha quindi introdotto la questione della presenza della comunità regionali in zone molto lontane dall’Italia come nel caso specifico dell’Australia. Mike Grigoletti (Presidente del Club Veronesi a Sidney) ha parlato della presenza numerosa nel primo e secondo dopoguerra: qui il Veneto è la quinta regione più rappresentata dopo regioni come Sicilia e Calabria. “I veneti sono molto presenti nel mondo contadino australiano e per esempio una cittadina come Griffith può essere considerata la capitale dei veronesi d’Australia. Quando si parla di turismo delle radici bisogna capire quali possano essere le diverse tipologie, tra migranti storici e seconde e terze generazioni cristallizzate in mondi lontani dai grandi contesti urbani dove magari l’esigenza è quella della riscoperta delle radici del nonno”, ha spiegato Grigoletti ribadendo come la scelta di tornare in Italia sia un qualcosa che per ovvie ragioni in Australia viene pianificato in anticipo per la distanza, il tempo ed i costi. Grigoletti ha inoltre menzionato il libro ‘88 giorni nelle farm australiane, un moderno rito di passaggio’ che raccoglie le storie di tanti giovani italiani emigrati in Australia che sono andati a lavorare in paesini con visti vacanza-lavoro impiegati nella raccolta di frutta e verdura: per chi supera i primi tre mesi c’è la possibilità di un secondo visto di due anni come premio e adesso c’è anche la possibilità di un terzo visto ancora più premiante. “Ci sono giovani che poi decidono di restare in Australia proprio in questi paesi di campagna come Griffith. Ritornare in Italia non è semplice anche per questi giovani che spesso fanno passare diversi anni tra un viaggio e l’altro”, ha sottolineato Grigoletti evocando la scelta dei gemellaggi per consolidare i legami e quindi incentivare anche il ritorno di connazionali. Enzo Badalotti (Vicepresidente Veronesi nel Mondo) ha portato un messaggio ricordando il sostegno ai numerosi circoli nel mondo che possano così aiutare i connazionali, quando arrivano in una nuova terra, nel processo di integrazione. Marina Gabrieli (Presidente di Raìz Italiana) ha ricordato come alle origini di questa ricerca sul turismo delle radici ci sia una visione globale del fenomeno del turismo delle radici esprimendo soddisfazione per aver trovato interesse da parte della Dgit del Maeci che ha compreso l’importanza di promuovere questa tipologia di turismo, indagando su quelle che sono le aspettative di viaggio per fornire informazioni a chi realizza poi il prodotto turistico. “Il viaggio delle radici è composto da varie esperienze e con un itinerario spesso individuale che deve essere studiato e approfondito. L’Osservatorio sulle Radici Italiane si pone tre domande: quanto desiderio c’è nel mondo verso il turismo delle radici, chi è il turista delle radici, quali caratteristiche possiamo immaginare per il turismo delle radici”, ha spiegato Gabrieli ricordando che la ricerca si avvale di un questionario tradotto in sei lingue (italiano, spagnolo, portoghese, francese, inglese e tedesco) e disponibile sul sito ufficiale del Piccolo Festival delle Spartenze. Per chi completa il questionario c’è un concorso, con premi in palio, nonché un contributo per un viaggio in Italia.

Mariangela Stagnitti (Presidente del Comites di Brisbane) ha ricordato come la tradizione e l’identità italiana sia mantenuta anche attraverso il mantenimento del dialetto o per esempio di lingue miste come il siculo-australiano (quelle che in termini socio-antropologici sarebbero definite lingue pidgin). “La pandemia ha bloccato diverse attività che consentivano di poter stare in Australia e molti connazionali sono tornati in Italia”, ha però evidenziato Stagnitti. Joe Caputo (Presidente Federazione Pugliesi d’Australia) ha ricordato come i pugliesi abbiano giocato un grande ruolo nel settore della pesca in Australia, dove il pesce viene esportato in Asia e in Europa. Durante il fascismo arrivarono molti italiani, molti dal Gargano, ed ebbero un ruolo importante nell’antifascismo considerando che appena l’Italia dichiarò guerra al Regno Unito anche in Australia la situazione per gli italiani si fece comunque difficile, benché molti fossero ormai naturalizzati australiani. Una fase più recente nei flussi migratori verso l’Australia coincide con l’era successiva alla Seconda guerra mondiale. “Oggi abbiamo più Sammarchesi a Melbourne che a San Marco in Lamis”, ha sottolineato Caputo menzionando questo Comune di provincia di Foggia. Laura Di Russo (Responsabile ufficio emigrazione Regione Abruzzo) ha ricordato come la situazione pandemica in Abruzzo sia in questi giorni particolarmente delicata. “A livello regionale e territoriale la pandemia ha comportato anche un’attesa rispetto a ciò che si potrà fare a seguire e questo si riallaccia al discorso sul turismo delle radici. Un ritorno alle origini in Abruzzo vuol dire anche la valorizzazione di strumenti innovativi come quelli già menzionati delle fiction o della riscoperta di natura, tradizioni, castelli ed eremi: l’Abruzzo si presta al ‘cammino delle radici’ con un turismo sportivo e d’avventura, facendo trekking o andando in bici”, ha spiegato Di Russo parlando della valorizzazione della Film Commission della Regione Abruzzo per la promozione di fiction e serie televisive che adesso sono un prodotto molto richiesto. Joe Delle Donne (Presidente Abruzzesi d’Australia) è intervenuto attraverso un breve video registrato raccontando la sua storia d’emigrazione iniziata nel lontano 1961. Delle Donne ha svolto incarichi pubblici e di amministratore presso la città di Canning, gemellata con il Comune di Casoli in provincia di Chieti. “Negli ultimi dieci anni sono stati organizzati diversi tour in Italia per produrre questo effetto moltiplicatore nei rapporti con la Regione Abruzzo: tour di non più di 25 persone tra italiani e australiani che restano circa venti giorni in Italia”, ha spiegato Delle Donne. Martino Princi (Presidente Federazione Calabresi South Australia) ha ricordato le storie fantastiche legate all’emigrazione calabrese nel South Australia, arrivata ormai alla quinta generazione. La federazione risale al 1999 e racchiude le numerose associazioni calabresi presenti in territorio australiano. “Tra borse di studio e progetti l’auspicio è che continuino gli scambi con gli studenti e con la Regione Calabria: con il Recovery Fund ed altri sussidi europei la speranza è che si possa creare un ambiente più aperto anche a livello istituzionale”, ha spiegato Princi. Delfina Licata (Fondazione Migrantes) ha chiuso l’incontro sintetizzando gli argomenti trattati durante il dibattito: dalla promozione territoriale, agli investimenti per rendere quanto più efficiente l’accoglienza dei turisti creando sinergie a ogni livello: nazionale, regionale e locale. “Luoghi di memoria e turismo dell’anima, stretta connessione tra Comites e associazioni italiane all’estero che ampliano il legame con l’Italia senza farlo svanire nei decenni. Scambi culturali e coinvolgimento degli studenti, investimenti nella ricerca che necessitano di sovvenzioni per essere portate e termine: dunque un percorso che deve passare per una diversa narrazione di noi stessi attraverso ogni strumento possibile”, questo è il fulcro del turismo delle radici tradotto nella sintesi di Licata. Il prossimo appuntamento del ciclo di incontro online sarà dedicato al Canada: l’11 marzo alle ore 17. (Simone Sperduto/Inform)

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