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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

“Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia”, webinar sulla pagina facebook dell’Osservatorio Permanente sulle Radici Italiane dell’Associazione AsSud

ITALIANI ALL’ESTERO

 

ROMA – “Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia” è il webinar sul turismo delle radici promosso dall’Osservatorio Permanente sulle Radici Italiane dell’Associazione AsSud in collaborazione con il Ministero degli Esteri, ma è anche il nome della ricerca su scala globale sul turismo delle radici, intrapresa dall’Osservatorio stesso con il supporto della Direzione generale per gli italiani all’estero del Maeci . La ricerca è volta ad indagare i risvolti economici e quelli antropologici ribadendo però il primato della persona in quel fenomeno chiamato “turismo delle radici” come ha precisato nel suo intervento lo stesso ricercatore Giuseppe Sommario (Università Cattolica di Milano) anima ed ideatore del Piccolo Festival delle Spartenze. “Faccio resistenza a parlare solo di turismo perché tutto questo implica elementi legati all’aspetto emotivo del viaggio e della persona”, ha spiegato Sommario evidenziando quindi l’importanza del ritorno come aspirazione intima e profonda di chi è emigrato. “La geografia degli emigranti è una geografia dell’anima. Dopodiché i viaggi delle radici possono certamente essere uno strumento di ripresa e di rinascita per i tanti borghi in via di abbandono del nostro Paese, dai quali molti italiani sono partiti”, ha aggiunto Sommario ricordando come il centro nevralgico della ricerca sia un questionario che prevede un tempo di compilazione di circa dodici minuti perché contiene dati necessari ad avere un quadro quanto più reale delle nostre comunità all’estero. L’invito è naturalmente ad accedere al questionario e compilarlo.

Giovanni Maria De Vita, Capo Ufficio I della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci, ha spiegato come il tutto risalga all’azione di sensibilizzazione, anche istituzionale, verso il turismo delle radici che si rivolge a una platea giunta ormai a circa 80 milioni di discendenti o cittadini italiani nel mondo: essi rappresentano ad oggi la più grande comunità di espatriati, come ha ricordato lo stesso Premier Conte. In ballo, naturalmente, ci sono anche considerazioni di natura economica. “Questa tipologia di turismo, prima del Covid, rappresentava circa il 13% del Pil con un valore stimato dall’Enit nel 2010 che si aggirava intorno ai 4 miliardi annui. Il turismo delle radici può essere uno strumento per rivitalizzare l’economia di territori non interessati generalmente dal turismo cosiddetto ‘mainstream’. Parliamo di territori che presentano di solito un tasso basso di sviluppo per via dello spopolamento e per via dei flussi migratori ripresi in maniera consistente da alcuni anni”, ha spiegato De Vita evidenziando come questi territori, se valorizzati e promossi, possano però tornare a dare molto al Paese. De Vita ha citato il Rapporto Italiani nel Mondo come fonte per risalire ad alcuni dati emblematici del fenomeno migratorio italiano, anche più recente, che certamente non risparmia le terre del Meridione da sempre soggette all’emigrazione. L’invito è quello a “lavorare affinché l’emigrazione disponga di una rete di connazionali e oriundi che possano rivitalizzare il rapporto con l’Italia”, come ha precisato De Vita non mancando di menzionare il lavoro instaurato proprio dal Ministero degli Esteri (Dgit) a partire dal 2018 attraverso un tavolo tecnico sul turismo delle radici. “L’obiettivo del tavolo tecnico è parlare di buone prassi e attivare la giusta attenzione su questa via. Ci siamo mossi su più direzioni creando un coordinamento e una promozione di iniziative specifiche per definire le caratteristiche del turista delle radici: caratteristiche utili agli operatori del settore e agli enti locali per fornire l’offerta più idonea”, ha concluso De Vita citando proprio lo scopo della ricerca oggetto del webinar e non dimenticando di rafforzare l’idea che “non si tratta solo di vendere qualcosa ma di allacciare rapporti e far scoprire magari ai connazionali nel mondo delle nuove opportunità in Italia, quale porta d’ingresso nel mercato europeo”.

Filippo La Rosa, Console Generale a San Paolo in Brasile, ha ricordato un dato di assoluto interesse: oltre 260 mila sono gli italiani iscritti in anagrafe consolare locale e, stando a statistiche brasiliane, 5 milioni sarebbero gli italo-discendenti nella sola città di San Paolo. “Dalla grande emigrazione di fine ‘800 ci troviamo oggi di fronte alla quinta generazione di emigrati: quindi si tratta il più delle volte di condurre una sorta di operazione di risveglio dell’italianità”, ha spiegato La Rosa menzionando per esempio il lavoro della Settimana della Cucina Italiana che nasce in realtà proprio in Brasile come esperimento originale per tentare di ricondurre al legame regionale e territoriale con il nostro Paese i discendenti italiani già diversi anni prima che l’evento fosse poi istituzionalizzato come lo si conosce oggi. “Per molti la terra di origine è spesso addirittura quella dell’identità regionale legata alla figura del bisnonno o del trisnonno. Serve un lavoro propedeutico al viaggio di ritorno con un’illustrazione tout court delle diverse sfaccettature italiane. Dovrà essere un viaggio antropologico alla ricerca delle realtà lasciate dai propri antenati ma anche un viaggio di vero turismo”, ha sottolineato La Rosa. Marina Gabrieli (Presidente di Raìz Italiana) ha introdotto gli ospiti connessi dal Sud America. Tra questi lo Chef Donato De Santis, insignito anche del titolo di Cavaliere della Repubblica Italiana, che ha ricordato l’idea di stabilire una rete di comunicazione anche a livello professionale nel campo del Made in Italy. A seguire Veronica Morello (Coordinatrice Enit Argentina) ha raccontato la sua personale esperienza di turismo radici. “Ho avvertito un cambiamento forte nella mia vita volendo diventare un ponte tra i due Paesi. Ci sono aspetti commerciali ma anche cambiamenti di vita in un viaggio delle radici. L’Argentina è il Paese più italiano dopo l’Italia”, ha commentato Morello citando una frase pronunciata dal Presidente della Repubblica Mattarella in riferimento all’Argentina: un Paese dove il 40% della popolazione ha origini italiane. “Lavoriamo per contagiare di italianità quante più persone possibile”, ha aggiunto Morello.

Mariano Gazzola, Vicesegretario Generale del Cgie per l’America Latina, ha ricordato che il Cgie nel febbraio scorso ha firmato un protocollo d’intesa con il Presidente di Enit Palmucci per fare rete. “Fare rete è molto importante in questo settore così come lo è promuovere tavoli lavoro in loco ossia nei diversi Continenti. C’è una grande richiesta da parte della nostra collettività, soprattutto in termini di informazione per poter raggiungere il borgo natio dei nonni o quei luoghi che fuggono ai grandi pacchetti turistici”, ha spiegato Gazzola ricordando il lavoro portato avanti con i Comites e con il mondo associativo anche per contribuire a costruire l’identikit più adeguato possibile degli italo-discendenti. “C’è tutta la nostra disponibilità per portare questo progetto in Argentina”, ha sottolineato Gazzola. Riccardo Giumelli (Università di Mar del Plata) ha introdotto ospiti del mondo accademico come Daniel Antenucci (Vicerettore dell’Università di Mar del Plata): è stato evidenziato come l’anno scorso sia stata creata nell’Università di Mar del Plata la prima cattedra di italicità e di cultura italica nel mondo accademico estero. “Gli italo-discendenti sono moltissimi a Mar del Plata e ciò si vede anche a livello universitario”, ha sottolineato Antenucci. Mariano Palazzo (Presidente della Dante Alighieri in Venezuela) ha menzionato un dato eloquente: “negli ultimi cinque anni tanti nipoti di migranti italiani arrivati nel periodo del dopoguerra hanno iniziato a studiare l’italiano forse per cercare un futuro migliore in Italia ma oltre alla lingua vengono ricercati anche i valori culturali italiani nell’ottica di una riscoperta delle radici”, ha rilevato Palazzo. Alfredo D’Ambrosio (Camera di Commercio Italiana in Venezuela) ha posto l’attenzione sulla volontà in Venezuela di legarsi a questi progetti di promozione, nonostante il Paese si trovi in condizioni oggi molto difficili. Dal punto di vista pratico l’idea è quella di venire ulteriormente incontro a chi volesse recarsi in Italia. Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, ha parlato della ricerca in atto come fosse un viaggio nel mondo ossia come quel desiderio di rappresentazione e narrazione in senso globale. “Dobbiamo incontrare tutti gli italiani desiderosi di fare questo viaggio a ritroso ovunque essi siano nel mondo e per questo un ringraziamento va al Ministero degli Esteri. Il tema è ricco di sfaccettature: istituzionali, antropologiche, statistiche. Diverse sono anche le categorie di persone che possono essere coinvolte nel progetto. Bisogna rintracciare e promuovere i borghi dai quali tutte queste storie hanno avuto inizio, mostrando sia gli aspetti positivi sia quelli negativi delle migrazioni. Questo deve essere un cammino di conoscenza e di approfondimento reciproco”, ha spiegato Licata. (Simone Sperduto/Inform)

 

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