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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Raccontare la cooperazione : su “Oltremare” gli interventi di Marco Tarquinio ed Emilio Ciarlo

AGENZIA ITALIANA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

 

ROMA – “Oltremare”,  web magazine della Cooperazione italiana, questa settimana affronta il tema della decolonizzazione della cooperazione in Africa (podcast di Oltremare https://www.aics.gov.it/news/2023/72729/ )

La decolonizzazione dell’aiuto è un tema attuale e già dibattuto soprattutto nel mondo anglosassone. In Italia è stato Emilio Ciarlo, responsabile delle Relazioni internazionali e della comunicazione dell’Aics, a riportare l’attenzione sull’argomento in un panel di Blue Sea Land, nel dicembre scorso, in cui era emersa la necessità di rendere più paritaria la cooperazione con i Paesi partner. Ciarlo è tornato quindi a parlare di decolonizzazione in questa puntata di Oltremare podcast, curato da Ivana Tamai con la collaborazione tecnica di Ludovica Celletti.

Tanti i temi trattati, come ad esempio le pubblicità “ossessive” che mettono al centro bambini poveri, malattie e disastri. Secondo Ciarlo gli “attori” di cooperazione però possono fare molto per portare l’opinione pubblica a un approccio più aperto dove for Africa faccia spazio a with Africa. “Nel nostro piccolo, come Agenzia, stiamo facendo qualcosa parlandone ai nostri eventi e promuovendo il punto di vista degli africani – spiega – Diamo spazio e centralità alle testimonianze e agli altri“. La cooperazione sul campo deve poi “lasciare più spazio ai partner locali sia in termini di numeri che in termini di responsabilità affidate, grazie a una co-programmazione con governi e Osc del territorio”.

A proposito di una nuova narrazione del Sud del mondo anche l’intervento di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire che (dopo Maurizio Molinari) è stato ospite della pagina “La parola ai direttori” https://www.aics.gov.it/oltremare/rubriche/la-parola-ai-direttori/tarquinio-avvenire-cosi-raccontiamo-il-mondo-lontano-dai-riflettori/ .

Tarquinio spiega la sua visione per un nuovo “continente verticale” che metta insieme Europa, Africa e Vicino Oriente, sul quale investire e costruire una nuova narrazione collettiva. “Quando il mondo viene a bussare alla nostra porta – spiega  – ce lo ritroviamo davanti e non ne riconosciamo i tratti, non sappiamo neanche riconoscere le vittime delle guerre e delle persecuzioni perché non le vediamo più, non vengono raccontate come si deve. È chiaro che c’è un cortocircuito informativo e l’unico modo per batterlo è raccontare in maniera diversa le cose, facendo capire che ci sono migrazioni che sono frutto di persecuzioni politiche, religiose, di condizioni di ingiustizia economica, di cambiamenti climatici, che diventerà sempre più imponente nei prossimi anni. E allora la nostra interfaccia sono i volontari, i missionari, quelli che lavorano insieme a queste popolazioni”. (Inform)

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