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Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentazione 33° Rapporto Italia Eurispes, Gian Maria Fara: “L’Italia, un Paese da ricostruire e da rimettere in moto”

SOCIETA’

ROMA – E’ stato presentato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna il 33° Rapporto Italia dell’Eurispes. Il volume è suddiviso in sei sezioni tematiche, per lo più incentrate sui problemi legati al Covid-19 quale protagonista in negativo della narrazione di un 2020 assolutamente da dimenticare. Le sezioni, come ormai consuetudine del Rapporto, sono costruite intorno a dicotomie: continuità/frattura, oikos/kosmos, sostenibilità/insostenibilità, scienza/coscienza, salute/malattia, meridione/settentrione. Il ritratto è in generale, senza mezzi termini, quello di una società sempre più povera e di un Paese da ricostruire, ricostituire e svecchiare; un Paese dove vige come norma l’eccessiva durata dei processi, dove regna una burocrazia che rallenta quasi tutto e dove manca ancora una seria riforma fiscale; un Paese che ha scoperto negli ultimi diciotto mesi lo smart working e la scuola in formato digitale, con tutti i suoi pro e contro, ma anche gli sport virtuali o meglio gli E-Sports. Ma c’è anche un’Italia che in affanno, come uno scalatore in alta quota, tenta di ripartire a singhiozzo per una vetta ancora lontana: l’iter procede dal Made in Italy, incentrato sul concetto di “bello e ben fatto”, passando per l’export, fino al fenomeno nuovo e ancora residuale del south working, ossia del ritorno a casa nel Meridione da parte di quei connazionali che avevano lasciato i propri borghi d’origine se non addirittura il Paese. “La pandemia ha approfondito tante tendenze esistenti da tempo in Italia. Il nostro è un Paese invecchiato in cui la popolazione è negli anni diminuita. C’è un’esigenza di rinnovamento”, ha commentato Alberto Mattiacci, quale presidente del comitato scientifico del Rapporto, evidenziando anche la difficoltà di tanti piccoli imprenditori, “che hanno scritto la storia del Paese nel dopoguerra e che adesso rischiano di uscire di scena”. Diciotto mesi di ‘stop’ hanno però dettato un’innovazione attesa e necessaria: “l’accelerazione verso il cambiamento digitale”, ha sottolineato Mattiacci. “Riuscire a far cambiare le cose in un Paese come il nostro è complicato: questo Paese ha bisogno di una ricostruzione, ossia di una ricostituzione e di una vera e propria rinascita, a partire dalle infrastrutture dove siamo in grave ritardo”, ha commentato il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara, il cui monito è riassumibile nell’espressione “non possiamo continuare a vivere nel lascito delle generazioni precedenti”. Quindi non si può pensare soltanto alla manutenzione del già esistente e a qualche ritocco di facciata ma “c’è da rimettere in moto i meccanismi di ammodernamento del Paese”, ha aggiunto Fara annunciando infine l’uscita a breve di un volume a parte dedicato interamente agli italiani all’estero e all’emigrazione italiana, vera cartina al tornasole del Paese, che completerà così il Rapporto Italia dal quale emergono già a prima vista alcuni dati. Secondo le rilevazioni dell’Eurispes (2021), otto italiani su dieci (79,5%) avvertono un peggioramento dell’economia nazionale negli ultimi dodici mesi; l’11,6% ritiene che la situazione sia rimasta stabile, mentre solo il 3,8% indica un leggero miglioramento. A sottolineare l’eccezionalità della crisi generata dalla pandemia è il confronto con le risposte registrate nei 5 anni precedenti, quando è sempre prevalsa l’idea di una sostanziale stabilità nell’andamento della situazione economica del Paese e le opinioni sul peggioramento coinvolgevano meno della metà degli intervistati. Un dato positivo che emerge riguarda però le famiglie: rispetto al passato sono diminuite le famiglie che devono utilizzare i risparmi per arrivare a fine mese e sono aumentate quelle che dichiarano di arrivarci senza grandi difficoltà, nonostante l’incremento di quelle che hanno difficoltà a pagare la rata del mutuo e l’affitto. Per quanto riguarda invece i giovani, specialmente quelli della “generazione Covid”, essi hanno dovuto affrontare un’istruzione online prolungata, stress da isolamento, perdita di lavoro e di reddito e una serie di altri problemi legati a pesanti condizioni di incertezza e precarietà diffuse. Nell’indagine 2020 il primo elemento che emerge è una sorta di “apatia dei valori” espressa dai giovani italiani. Quasi tutti i valori, ai quali nel recente passato i giovani davano importanza rispetto al sistema dei valori dominanti, hanno registrato un calo sostanziale. (Simone Sperduto/Inform)

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