FARNESINA
ROMA – E’ stato presentato alla Farnesina, la Sala delle Conferenze Internazionali, il Progetto PNRR “Turismo delle radici: una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post Covid-19”. L’incontro è stato moderato dal Direttore Generale per gli italiani all’estero, Luigi Maria Vignali. L’evento si è aperto con gli interventi istituzionali del Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, del Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, del Sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi, del Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, e del Ministro dell’Università, Anna Maria Bernini. Nel suo intervento il Ministro degli Esteri Tajani ha spiegato come questo tipo di turismo guardi ai piccoli borghi ossia alle mete al di fuori delle grandi destinazioni turistiche. “L’idea è che tanti italiani nel mondo possano tornare nel nostro Paese per riscoprire i luoghi dei propri nonni. Per fare questo lavoro però abbiamo bisogno di un gioco di squadra”, ha aggiunto Tajani sottolineando il ruolo anche delle autorità locali come i sindaci dei piccoli borghi. “Questi italiani dovranno essere degli ambasciatori per far crescere la nostra presenza turistica: tutto questo è legato alla riscoperta della nostra cultura e identità”, ha spiegato Tajani parlando di un progetto esteso di fatto a tutto il territorio nazionale. “Vogliamo che questo progetto del PNRR raggiunga obiettivi ancora più ambiziosi”, ha aggiunto Tajani invitando i sindaci a ragionare sulle singole peculiarità dei comuni più piccoli, dall’enogastronomia agli aspetti magari religiosi. “Contiamo molto sul fare sistema e anche le nostre ambasciate e i nostri consolati saranno informati del progetto”, ha sottolineato Tajani ricordando che anche questa è politica estera. Il Ministro Santanché ha evidenziato il bacino di utenza stimato in 80 milioni di persone, ossia i cosiddetti italo-discendenti sparsi nel mondo comprese le seconde e terze generazioni. “E’ un legame fortissimo quello che hanno con le loro radici, sono sentimenti profondi e spesso decidono di tornare nella nostra nazione, per conoscere la storia della propria famiglia o per visitare l’Italia come Paese d’origine. Prima della pandemia siamo arrivati a contare circa 10 milioni di turisti delle radici”, ha spiegato Santanché ricordando che si parla di un turismo che prevede per ovvie ragioni soggiorni di almeno una settimana. “E’ un turismo che si distribuisce bene durante l’intero anno ed è spesso legato all’acquisto di prodotti enogastronomici e artigianali che rivitalizza questo tipo di produzioni”, ha aggiunto Santanché. “Siamo consapevoli del vantaggio competitivo per arricchire l’offerta turistica nazionale, proponendo un qualcosa in più: bisogna però avere un’ottica strategica”, ha sottolineato Santanché invitando a puntare su un’offerta ben organizzata con pacchetti specifici e con il supporto di enti come ENIT e piattaforme come Italia.it. Santanché ha parlato anche dell’importanza della formazione in questo settore. “Il turismo delle radici è un’occasione da non perdere: il futuro del turismo italiano non può prescindere dal turismo delle radici”, ha concluso Santanché. Il Ministro Valditara ha parlato di perfetta continuità da questo punto di vista con il lavoro comune interministeriale sulla lingua e cultura italiana nel mondo. “Questa iniziativa di rilancio della cultura e del turismo trarrà beneficio dalla collaborazione tra i nostri ministeri. Parliamo di attività che possono essere sostenute dal sistema educativo italiano, facendo leva sulle capacità delle istituzioni scolastiche verso l’innovazione culturale ed economica di quei luoghi cui esse stesse sono parte integrante”, ha spiegato Valditara sottolineando la trasversalità multidisciplinare di certe tematiche. “Una via privilegiata passa per la conoscenza delle nostre tradizioni e radici”, ha aggiunto Valditara evidenziando come il fenomeno dell’emigrazione italiana nel mondo, iniziato a fine ‘800, non si sia mai interrotto. “Nessun altro Paese ha conosciuto un’emigrazione di queste dimensioni”, ha spiegato Valditara ricordando l’emigrazione verso altri Paesi europei o verso le Americhe. Valditara ha ricordato la possibilità di usufruire di uno strumento formativo come quello delle cosiddette ‘working-holidays’ per i turisti o, al contrario, di percorsi formativi ad hoc affinché il territorio ospitante possa offrire servizi sempre migliori, partendo ad esempio dall’esperienza delle ITS Academy. Il Ministro Bernini rilevato come il suo dicastero sia proiettato nel futuro. “Stiamo valorizzando il nostro patrimonio culturale, artistico e scientifico. Abbiamo tre anime pulsanti: l’università e la comunità accademica con un modello di internazionalizzazione del sapere, poi abbiamo la ricerca che in Italia è ad altissimo livello, infine l’alta formazione artistica, musicale e coreutica”, ha spiegato Bernini sottolineando come arte e musica siano “un detonatore di bellezza e benessere per loro stessa natura”. Bernini ha poi cercato di dare una risposta a un quesito che spesso viene portato all’attenzione: ossia, come si fa a drenare la fuga dei cervelli? “La fuga dei cervelli non va drenata ma implementata, la vera sfida è farli tornare più forti di prima. Sono capitale umano che deve accrescere, contaminandosi all’estero, ma quello che dobbiamo fare è dare loro ragioni per tornare, al di là del patriottismo”, ha aggiunto Bernini. Il Sottosegretario Mazzi ha parlato di un merito che ha questo progetto ossia quello di “investire su un patrimonio sociale e storico che è la nostra emigrazione all’estero con l’obiettivo di mantenere vivi i legami affettivi e culturali verso l’Italia”, ha spiegato Mazzi invitando a superare l’errore di considerare questo turismo come un qualcosa di nicchia o legato solo alla nostalgia. Mazzi ha evidenziato il ruolo dei Musei dell’Emigrazione e di come si lavorerà per la loro digitalizzazione. “La ricerca delle radici è un percorso emotivo”, ha suggerito Mazzi pensando al Museo di Ellis Island a New York. Giorgio Silli, Sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani all’estero, ha parlato di un progetto, quello del turismo delle radici, interessante e di ampio respiro a cui stanno ponendo attenzione anche altri Paesi europei. “Spesso si condensa questo progetto come se fosse rivolto solamente agli italiani all’estero, che ricordo essere intorno ai 6 milioni, ma non è così: è rivolto a tutti coloro che hanno un’origine italiano nel loro asse di discendenza, avendo quindi una parte di sangue italiano”, ha spiegato Silli. “Essere nati italiani è un dono così come avere degli avi italiani. La passione per il nostro Paese è ancora enorme dopo varie generazioni. Questo progetto è rivolto a un numero enorme di persone: basti pensare che da uno studio della nostra Ambasciata a Brasilia risulta che, qualora ne facessero richiesta, circa 38 milioni di persone potrebbero avere diritto alla nostra cittadinanza”, ha spiegato Silli che ha rilevato come questo progetto consenta sia di rafforzare il nostro soft power nel mondo, rappresentato dagli italiani all’estero, sia di armonizzare la variegate realtà degli italiani nel mondo , creando inoltre positivi flussi economici per le aree di partenza storica dei nostri emigranti e quindi anche per i piccoli borghi. “Dobbiamo coinvolgere enti e realtà associative a tutti i livelli perché solo insieme si vince”, ha concluso Silli ricordando i ministeri, le regioni gli enti come ENIT, ANCI o le Camere di Commercio, e le aziende che promuovono offerte turistiche per gli italiani all’estero (Inform)