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Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentato alla Camera il docufilm “Non far rumore” sui bambini italiani in Svizzera in clandestinità

ITALIANI ALL’ESTERO

(Fonte immagine Camera)

ROMA – Si è svolta alla Camera dei Deputati la presentazione del docufilm “Non far rumore”. “ Il docufilm  – ha esordito la Vice Presidente della Camera dei Deputati Anna Ascani  –  fa luce su una delle pagine meno conosciute e più dolorose del nostro passato recente, una pagina di privazione, di infanzia e affetti negati, di solitudine e silenzi che è raccontata, grazie al prezioso lavoro del regista Mario Maellaro e dall’autrice Alessandra Rossi, direttamente dalla voce dei protagonisti, alcuni tra i circa 30mila bambini italiani figli di lavoratori stagionali o emigrati in Svizzera che, tra 1950 e il 1980 furono costretti alla clandestinità. Clandestinità – ha proseguito Ascani – è una parola che cela un mondo, bambine e bambini nascosti nelle loro case, che hanno sentito ripetersi al loro risveglio dai loro genitori di non far rumore, non giocare, non avvicinarti alla finestra, non ridere, non piangere, in altre parole non esistere. Bambini che non hanno potuto andare a scuola, non hanno potuto farsi degli amici, fare uno sport, suonare uno strumento, neanche accendere una radio in assenza dei loro genitori per non farsi scoprire. Bambini e bambine che non potevano nemmeno ammalarsi, perché andare da un medico o in ospedale era per loro proibito, rischiavano l’espulsione, la separazione dai loro cari. “Un letargo”, è così che Catia, uno dei testimoni, ricorda quegli anni, ed in effetti nonostante il racconto dettagliato di quei momenti che emerge dal documentario, nonostante la rabbia, la sofferenza, che si coglie nelle parole di questi bambini ormai adulti, nonostante le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi, si fa fatica immaginarsi una vita con un buco così enorme al centro, proprio in un periodo in cui la cura, gli affetti, la socialità sono il modo in cui tutti impariamo e cominciamo a crescere grazie all’incontro con l’altro. Invece per tutti loro gli anni dell’infanzia sono stati gli anni dell’isolamento e della paura. Tutto questo – ha continuato la Vicepresidente della Camera  – per una norma , che vietava il ricongiungimento famigliare.  In Svizzera erano ammessi i lavoratori, ma non le loro famiglie che costituivano un costo sociale”. Ascani, dopo aver criticato questa norma che ha creato conseguenze negative per questi bambini anche in età adulta, ha sottolineato l’importanza della parola “fraternità”. “ Non dimentichiamoci mai – ha concluso – che siamo parte di una comunità e siamo responsabili di ciò che noi stessi facciamo, ma anche di quello che vediamo accadere sotto i nostri occhi, siamo responsabili degli altri.”  A seguire ha preso la parola la Deputata Irene Manzi (Pd) che ispirandosi alle parole di Nelson Mandela, ha evidenziato:  “Non c’è modo migliore per capire la sensibilità di una società e di uno Stato, se non il modo in cui si comporta, il modo in cui tratta, il modo in cui si fa carico soprattutto di quelli che sono i diritti fondamentali dei bambini e delle bambine che vivono sul proprio territorio”.  E’ poi intervenuta l’autrice del docufilm Alessandra Rossi “Sono contenta che ci siano a questa presentazione così tanti giovani, che sono il pubblico a cui è destinato questo messaggio. E importante guardare una storia che spesso viene data per scontata e che spesso viene dimenticata. Una storia che riguarda gli italiani che sono emigrati all’estero per lavoro, di cui spesso consociamo solo la parte più bella… in verità tutto quello che non sappiamo è come vivevano”. Rossi ha spiegato come il docufilm mostri le difficili situazioni di disagio sopportate dai nostri connazionali in Svizzera che potevano lavorare ma non avere con loro i figli.  “Spesso le donne – ha rilevato l’autrice – raggiungevano i mariti, anche loro lavoravano e rimaneva il problema dei bambini. Alcuni clandestinamente sono entrati in Svizzera e adesso sappiamo che sono più di quei 10 mila che immaginavamo, perché uno studio di due anni fa, effettuato dall’Università di Ginevra, ci conferma che sono circa 50 mila i bambini italiani entrati clandestinamente in Svizzera e circa mezzo milione, quelli rimasti in Italia affidati ai parenti” . Il docufilm – ha concluso Rossi – ha raccolto le testimonianze di alcuni protagonisti che per la prima volta hanno parlato”.  “E’ un docufilm molto forte, – ha affermato il regista Mario Maellaro – volutamente lasciato alle testimonianze dei protagonisti. Quando sono stato chiamato a dirigere questo documentario mi è stato chiesto di raccontare una storia e di solito le storie si raccontano con flashback. Questa volta non c’è stato bisogno di farlo, perché le testimonianze di questi ragazzi sono così forti, così belle ed interessanti, che non c’era bisogno di creare o costruire nulla, cioè bastava solo vedere le loro facce, le loro lacrime e sentire il loro racconto ed io avevo già raccontato tutto. Quindi io mi sono limitato solo a ricostruire pochissimi tratti di storia, così per lasciare a loro tutta l’emozione e la commozione che avevano dentro”.

Dopo il video messaggio di saluto dello scrittore Maurizio De Giovanni che ha sottolineato come i bambini rappresentino il futuro ma anche il presente di un Paese e che uno stato non dovrebbe lasciarli fuori da ogni idea, storia e cittadinanza, è  infine, è intervenuto il Deputato Toni Ricciardi (Pd – Ripartizione Europa) “Quando è stato girato il docufilm – ha esordito il deputato -. le cifre erano approssimative. Poi ho avuto l’opportunità di codirigere un progetto all’Università di Ginevra, dove abbiamo approfondito questo contesto. Dal 1949 al 1975 il fenomeno in Svizzera ha colpito 50 mila bambini e bambine solo di origine italiana. Nelle varie tipologie all’incirca a mezzo milione di bambine e bambini italiani è stato negato il diritto all’infanzia”.  (Lorenzo Morgia/Inform)

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