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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentata alla Camera dei Deputati la ricerca “Scoprirsi italiani – I viaggi delle radici in Italia”

ITALIANI ALL’ESTERO

 

ROMA – “Scoprirsi italiani – I viaggi delle radici in Italia”, questo il titolo della ricerca patrocinata dal Maeci (Dgit), a cura di Marina Gabrieli, Riccardo Giumelli, Delfina Licata e Giuseppe Sommario, che è stata presentata oggi alla Camera dei Deputati. Il volume, edito da Rubbettino, ha la prefazione del Direttore Generale Luigi Maria Vignali e del Consigliere Giovanni De Vita (Maeci) e del ricercatore Claudio Visentin. L’incontro è stato organizzato dai deputati del Pd eletti nella circoscrizione Estero: Fabio Porta, Toni Ricciardi, Christian Di Sanzo e Nicola Carè. Il dibattito è stato moderato da Gianni Lattanzio (Direttore Editoriale di Meridianoitalia) che ha inteso spiegare l’importanza del turismo delle radici nella prospettiva della ripresa economica in ordine anche ai finanziamenti previsti dal PNRR. “Il turismo delle radici può essere parte integrante della nostra diplomazia culturale”, ha aggiunto Lattanzio auspicando un cambiamento culturale che possa innestare le questioni emigratorie all’interno della politica nazionale. “Per la prima volta con un progetto come questo gli italiani nel mondo vengono considerati e valorizzati, non solo a parole come fatto per decenni”, ha esordito il deputato Fabio Porta parlando delle generazioni di italiani nati all’estero quale linfa e risorsa. “Questa dimensione dell’italicità e di un’Italia amata da chi si riconosce nella nostra cultura ha a che fare con il potenziale positivo di questo progetto”, ha aggiunto Porta ricordando che il 2024 sarà l’anno internazionale delle radici in Italia. Porta ha auspicato il coinvolgimento nel progetto delle nostre comunità nel mondo, delle associazioni e gli stessi rappresentanti degli italiani all’estero, nonché del Cgie che a quasi un anno dal suo rinnovo non si è ancora insediato. Porta ha anche sottolineato come la ricerca “Scoprirsi italiani” rappresenti una riflessione che fa capire il valore delle comunità italiane nel mondo. Secondo il deputato bisognerebbe inoltre lavorare su problematiche come lo spopolamento delle aree interne, l’incentivo per un insediamento in Italia dei giovani italo-discendenti e l’insegnamento multidisciplinare dell’emigrazione nelle scuole.

Il deputato e ricercatore Toni Ricciardi, ha ricordato come questo segmento di turismo sia stato sempre considerato, erroneamente, come un qualcosa di nicchia. “Era legato a una verità sottaciuta: non tanto la mobilità di oggi quanto l’emigrazione di ieri è stata soprattutto quella della provincia italiana. Questo ci porta a uno dei temi centrali del turismo delle radici: la riscoperta delle identità abbandonate”, ha spiegato Ricciardi ponendo in risalto una conservazione di una certa memoria linguistica o anche di una tradizione gastronomica che si ritrova nelle comunità italiane all’estero, più che nelle località spopolate d’Italia.  Particolarità che il progetto sul turismo delle radici può far recuperare. Riccardi ha inoltre rilevato la necessità, sia di aumentare le risorse utilizzare per il progetto, sia di professionalizzare questo mondo volto all’accoglienza del turista e di dotarlo di strumenti idonei.

Il deputato Christian Di Sanzo ha parlato di potenzialità di rinnovamento per l’Italia grazie alle comunità italiane nel mondo, creando un ponte tra questi due mondi. In questa prospettiva, secondo Di Sanzo, “il turismo delle radici diventa un legame” ma anche “una business opportunity da non perdere”.  Come ha evidenziato il deputato, è da tempo che si parla di turismo di ritorno senza però mai dare una cornice concreta all’idea. Di Sanzo ha inoltre invitato a valutare una sorta di ‘business plan’ individuando i Paesi chiave dove poter sviluppare al meglio il progetto.

Dal canto suo il deputato Nicola Carè ha ribadito l’importanza che i residenti all’estero hanno non solo per le comunità locali ma anche per l’Italia. “Dobbiamo portare avanti un lavoro di sensibilizzazione verso il progetto del turismo delle radici che si proietta su una platea di circa 80 milioni di persone”, ha spiegato Carè riferendosi non soltanto alle prime generazioni di espatriati ma anche a quei discendenti italiani ormai giunti alle seconde o terze generazioni. “Si tratta di una visita dell’Italia al di fuori del mainstream quindi la possibilità di vedere i piccoli borghi cui queste persone sono legate”, ha aggiunto Carè invitando a capire davvero chi sono questi turisti di ritorno e da dove vengono perché chiaramente questo aspetto cambia le aspettative. Carè poi sottolineato l’esigenza di coinvolgere anche le associazioni all’estero, che conoscono le particolarità dei territori, nell’attività comunicativa legata Progetto sul turismo delle Radici.

La seconda sessione di lavoro è stata aperta dal responsabile del progetto “Turismo delle Radici” del Maeci, Giovanni De Vita, che ha portato i saluti del Direttore Generale del Maeci per gli Italiani all’estero Luigi Maria Vignali. De Vita ha spiegato come il Progetto del Turismo delle Radici non sia stato calato dall’alto ma sia figlio delle discussioni aperte dal primo tavolo delle radici nel 2018, raccogliendo gli stimoli provenienti dai territori. “Riteniamo questo segmento strategico: si parla di 250 milioni di ‘italici’ nel mondo ossia di persone legate a vario titolo all’Italia”, ha aggiunto De Vita sottolineando come per gli 80 milioni di discendenti invece si tratti addirittura di differenziarsi attraverso questa loro identità rispetto a contesti che altrimenti tenderebbero a omologarli. “Abbiamo continuato a confrontarci con il tavolo tecnico, anche raccogliendo critiche. Avremmo voluto disporre di più fondi, sicuramente, ma riteniamo che i fondi ottenuti non siano pochi”, ha aggiunto De Vita invitando a ripensare le politiche stesse sul turismo.  “Si dice sempre che l’Italia sia il Paese più desiderato al mondo ma quando si guardano le classifiche siamo quinti o sesti”, ha rilevato De Vita cercando una risposta alle ragioni di questo gap nel fatto che in realtà in Italia si è sempre ritenuto che investire sul turismo significhi per lo più investire sull’infrastruttura. “Il turista delle radici non viene soltanto a vedere dei luoghi ma a vivere delle emozioni: ha bisogno di essere accolto ed è questo il senso di quanto stiamo facendo creando una classe di operatori”, ha spiegato De Vita che vede in questo progetto anche un’occasione per approfondire la questione emigratoria. “Bisogna rinnovare il rapporto tra l’Italia e le comunità che vivono all’estero, che sono per noi una grande opportunità ed è un peccato che non si conoscano”, ha sottolineato De Vita invitando a uscire dallo stereotipo. Segnalato inoltre il progetto studiato insieme al Ministero dell’Istruzione per avviare lo studio della storia dell’emigrazione italiana nelle scuole. De Vita ha anche auspicato che il Progetto sul Turismo delle Radici possa, sia fungere da stimolo per altri investimenti sul territorio in favore del turismo, sia avere un seguito operativo, grazie anche all’appoggio del Parlamento.

Il coordinatore delle Consulte regionali sulle migrazioni Cgie, Luigi Scaglione, ha spiegato come sia stato tentato in questi ultimi anni di ricostruire sul turismo delle radici una rete tra istituzioni ed enti coinvolti a vario titolo nel mondo dell’emigrazione. Per Scaglione il Progetto del Turismo delle Radici rappresenta una speranza per i piccoli borghi, contro lo spopolamento e per la restanza. Secondo il coordinatore inoltre il Progetto, che potrebbe sviluppare anche iniziative interregionali,  dovrebbe rappresentare un ponte verso i prossimi anni per evitare che le risorse investite non abbiano seguito.

Fabrizio Ferragni, direttore di Rai Italia, ha ricordato la realizzazione alcuni programmi televisivi, come ad esempio i corsi di lingua per bambini e per adulti, i notiziari italiani in lingua inglese o le fiction. Vi è anche una rete di filmmaker che parla  degli italiani nel mondo. Ferragni ha anche sottolineato l’importanza dell’uso della lingua inglese, sono 350 le ore di contenuti in lingua inglese, mentre si sta passando anche allo spagnolo, soprattutto nel continente sud americano. “E’ fondamentale fare comunicazione e fare sistema, dal nostro punto di vista”, ha concluso Ferragni evidenziando la necessità di una cabina di regia forte. Seguono approfondimenti. (Inform)

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