ITALIANI ALL’ESTERO
(Fonte foto Facebook)
PALUDI – Al Piccolo Festival delle Spartenze, per la Notte dei Ricercatori Italiani nel Mondo 2024, ai è svolto un incontro a cui sono intervenute le ricercatrici Anna Sconza (Università La Sorbona di Parigi-Francia) e Giovanna Caruso (Università di Greifswald-Germania), con la moderazione dell’ideatore del festival Giuseppe Sommario. Sconza ha raccontato di essere partita per la Francia per uno stage presso il Museo del Louvre, venendo da un’esperienza in casa editrice in Italia, e il suo primo incarico è stato il catalogo di una mostra sui disegni e i manoscritti di Leonardo da Vinci. Caruso è approdata in Germania per un percorso Erasmus a Berlino. Finiti gli studi ha tentato di rientrare in Italia per un dottorato provando nel frattempo anche in Germania dove l’esito è stato positivo. “Dall’Italia non ho ricevuto nessuna risposta”, ha lamentato Caruso definendosi felice del lavoro che sta svolgendo in Germania e sottolineando come altrove sappiano apprezzare e valorizzare la formazione italiana e il modo di lavorare degli italiani. Anche Sconza ha evidenziato l’apprezzamento all’estero della formazione accademica ricevuta in Italia; allo stesso tempo è apprezzabile la capacità formativa specialistica che viene acquisita in un secondo momento all’estero. Sconza ha spiegato che il suo lavoro la porta inevitabilmente ad occuparsi di Italia dal punto di vista culturale, compensando in questo modo la lontananza dal Paese d’origine. Parlando della lontananza dall’Italia, Caruso ha parlato del problema dei collegamenti aerei, ossia l’assenza di voli diretti da Berlino a Lamezia dovendo atterrare necessariamente a Bari, Napoli o Roma proseguendo poi in treno o pullman. Sommario ha chiesto alle ricercatrici a quali condizioni potrebbero essere disposte a ritornare in Italia. “Non ci ho mai provato, non so perché. Non ho mai fatto il tentativo, magari in futuro ci proverò. Dopo tanti anni la distanza dalla famiglia pesa e si sente di più, però è vero che la Francia mi ha dato tutto quello che non mi ha dato l’Italia”, ha spiegato Sconza dicendo di essere a volte circondata da colleghi italiani. “Mi è capitato spesso di essere l’unica italiana nei gruppi di lavoro tedeschi”, ha invece sottolineato Caruso. “Sarei tornata volentieri dopo lo studio e il dottorato ma posso dire che sto bene, perché nel frattempo si creano altri equilibri e ho una famiglia a Berlino. Non escludo di tornare in Italia”, ha aggiunto Caruso. “Ho la sensazione che quando lavori sei apprezzato in Germania per il lavoro che fai”, ha poi rilevato Caruso precisando che la mentalità tedesca prevede che non si deve ringraziare per il lavoro svolto ma si viene ringraziati per il lavoro svolto. Sommario ha poi chiesto alle ricercatrici quale sia il loro piatto preferito e il luogo del cuore. “Senz’altro un buon piatto di pasta, mentre il luogo del cuore è Firenze”, ha risposto Sconza. Caruso ha a sua volta risposto definendo un tipo di pasta locale il proprio piatto preferito ed eleggendo invece la casa della nonna come il posto del cuore. “Non mi sento sradicata: la vedo come un’opportunità di avere due radici e cogliere il meglio dall’una e dall’altra”, ha spiegato Caruso a proposito di senso di appartenenza e radici. Radici padovane e parigine sono invece quelle rivendicate da Sconza, che ha ricordato di aver lasciato parte di cuore anche a Firenze. Sconza ha concluso ricordando la figura di Leonardo da Vinci come ponte tra le due culture, italiana e francese. (Inform)