RASSEGNA STAMPA
Da “La Stampa.it”
Missoni, ancora nessuna traccia. Il pilota non aveva l’idoneità di volo
Era scaduta da poco più di un mese e avendo superato i 65 anni d’età il comandante era ancora abilitato dalla normativa venezuelana.Verso misure cautelari ai responsabili della società proprietaria dell’aereo
In regola per l’età nonostante i suoi 72 anni, ma “fuorilegge” perché privo dell’idoneità psicofisica al volo, che gli era scaduta il 30 novembre dello scorso anno: il comandante dell’aereo scomparso il 4 gennaio scorso durante il trasferimento da Los Roques a Caracas, in Venezuela, con a bordo Vittorio Missoni, la moglie, altri due italiani ed il copilota, non doveva essere ai comandi del velivolo. Lo ha accertato l’Autorità investigativa venezuelana che sta svolgendo l’indagine sull’incidente e che ha trasmesso i risultati delle verifiche amministrative all’Agenzia Italiana per la Sicurezza al Volo. Quest’ultima, in base alle convenzioni internazionali, sta seguendo l’inchiesta in Venezuela con un proprio investigatore.
Le autorità venezuelane, inoltre, hanno stabilito che la compagnia aerea coinvolta nella vicenda non era ancora titolare di regolare certificato di operatore aereo: la giustizia di Caracas ha portato a termine un’ispezione nell’ufficio della società proprietaria del bimotore, dalla quale – secondo quanto riferisce la stampa venezuelana – è emerso che «ormai da un anno la società volava senza le necessarie autorizzazioni» da parte dell’ aeronautica venezuelana. A realizzare l’ispezione nell’ufficio della “Transaereo 5074 c.a.”, è stata «una commissione della Procura e della Divisione omicidi del corpo per le investigazioni scientifiche, penali e criminali» della capitale venezuelana. L’operazione è stata coordinata da José Gregorio Morales, procuratore di Caracas con competenza in materia aeronautica, che ormai da giorni sta indagando sul caso.
Il comandante del velivolo, dunque – secondo le norme venezuelane – pur avendo superato i 65 anni, era ancora abilitato all’esercizio della propria licenza Atpl (Airline Transport Pilot Licence) all’interno del solo spazio aereo nazionale; era, tuttavia, obbligatorio che fosse in possesso dell’idoneità psicofisica. Le violazioni amministrative accertate, compresa la mancanza del certificato di operatore aereo da parte della compagnia, tuttavia – hanno precisato le autorità venezuelane a quelle italiane – non sono considerate causa diretta di quanto accaduto, ma solo elementi raccolti nel corso dell’indagine sulla scomparsa dell’aereo.
Gli investigatori venezuelani hanno anche ricostruito il volo, dal decollo fino al momento della scomparsa dai radar del segnale dell’aereo. Il 4 gennaio scorso l’aeromobile BN2 Islander marche YV-2615 era decollato da Los Roques alle ore 11.32 (ora locale) dalla pista 7 e aveva una quota programmata di volo di 6500 piedi. A bordo 6 persone, destinazione finale l’aeroporto internazionale Maiquetia, a Caracas. Dopo 7 minuti dal decollo, il pilota aveva riferito al controllore del traffico aereo la posizione di 10 miglia nautiche dall’aeroporto di Gran Roque a 5000 piedi di quota ed era stato invitato a contattare “Maiquetia settore avvicinamento”, contatto che però non è mai avvenuto. I successivi dati radar hanno consentito di tracciare gli ulteriori istanti del volo fino a quando l’aeromobile, giunto a 5400 piedi ed ancora in salita, ad una distanza di 13,2 miglia nautiche da Gran Roque e con una velocità di 120 nodi, ha cominciato a perdere rapidamente quota e velocità, accostando progressivamente a destra, fino a scomparire dal radar.
Sono poi cominciate le ricerche e le chiamate disperate ai cellulari dei quattro italiani (oltre a Vittorio Missoni, la sua compagna Maurizia Castiglioni, Elda Scalvenzi e il marito Guido Foresti). Renato Della Valle, immobiliarista e amico di Vittorio Missoni, con il quale si è misurato più volte in sfide offshore, ha raccontato al settimanale Oggi che tre cellulari «hanno risposto con sei, sette squilli a vuoto. Quello di Elda, invece, dopo una decina di squilli ha fatto scattare la segreteria telefonica, in italiano». Prova evidente – a suo parere – che «Vittorio e i suoi non sono in fondo al mare, sono arrivati a terra e sono quasi certamente in vita. Forse sono in mano a qualcuno che, come dimostrano tante esperienze passate, vuole ottenere qualcosa in cambio di questo prezioso ostaggio». «Se non si trova nulla, se non c’è un solo indizio dell’incidente quel velivolo non è precipitato», ha detto, sempre ad Oggi, Mario Pica, ex pilota dell’Aeronautica militare italiana e perito tecnico in molte inchieste. «Perché – ha spiegato – una traccia riaffiora sempre. Perché se un aereo sparisce in mare c’è un sistema di segnalazione collegato alla scatola nera che si attiva automaticamente a contatto con l’acqua e indica la posizione del velivolo. Quindi – ha concluso – devo pensare a un dirottamento».( La Stampa.it, 15 gennaio 2013)
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