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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

La “Notte (Covid) dei Ricercatori Italiani nel Mondo” all’interno del Piccolo Festival delle Spartenze 2020

CROPALATI – Si è tenuta a Santa Maria ad Gruttam, a Cropalati, la Notte (Covid) dei Ricercatori Italiani nel Mondo quale appuntamento all’interno del Piccolo Festival delle Spartenze 2020 promosso dall’Associazione AsSud. Non è un luogo scelto a caso quello di Santa Maria ad Gruttam perché, come ha spiegato il ricercatore e organizzatore della kermesse Giuseppe Sommario, qui venivano in pellegrinaggio coloro che sarebbero partiti dalla Calabria. “C’è un senso di rabbia in tutto questo perché formare i propri ingegni e non tenerli in Patria non fa altro che accrescere il divario tra l’Italia e gli altri Paesi. Per fare un paragone calcistico, è come  formare i giovani calciatori e poi alla maggiore età mandarli nei club più forti”, ha commentato con amarezza Sommario. Anna Laura Orrico, Sottosegretario al Mibact, ha espresso soddisfazione per la riuscita del festival nonostante l’emergenza sanitaria. “Le comunità odierne sono sempre più sparse nel mondo e attraverso il web hanno l’opportunità di incontrarsi, quindi bisogna pensare al concetto di comunità in modo allargato e non più solamente come un qualcosa di chiuso nel piccolo borgo”, ha spiegato Orrico. Esperti in Covid e più in generale in  problemi connessi alle pandemie, i quattro ricercatori intervenuti sono Laura Surace (Francia), Federico Caobelli (Svizzera), Romina Vuono (UK), Rosa Manzo (Norvegia).

“Ci sono ancora cose che non sappiamo del virus – ha spiegato Surace – ma sicuramente ne sappiamo di più adesso che a gennaio scorso: per esempio non sappiamo il perché in alcune persone ci siano sintomi più accentuati mentre altre siano asintomatiche. Abbiamo però visto come si replica e come causa problemi al sistema respiratorio. Dopodiché il virus esiste, attacca l’uomo e non è stato creato in laboratorio. Non vi è nulla di nuovo sotto questo aspetto, perché già altri virus nella storia sono passati in natura da una specie all’altra: il Covid è un virus naturale”, ha sottolineato la ricercatrice sgombrando il campo da questi dubbi.  “Molto più che rassicurare è importante informare correttamente – ha invece suggerito Caobelli – perché solamente se le persone sono informate nel modo giusto possono tranquillizzarsi da sole. Si ha paura di quello che non si conosce, ma nel momento in cui si conosce il problema ci si mette già nella condizione di poterlo controbattere. Oggi le terapie sono sicuramente più avanzate rispetto all’inizio della pandemia. Quelle che sono state considerate le conseguenze peggiori del virus, come la polmonite interstiziale o l’ipercoagulabilità, sono dovute all’esagerata reazione del sistema immunitario. Nella fase iniziale ci sono farmaci antivirali che dovrebbero limitare la diffusione del virus e in più l’eparina per la riduzione del rischio di ipercoagulabilità; per limitare l’azione del sistema immunitario si usano invece farmaci cortisonici e un farmaco usato per l’artrite reumatoide. Infine c’è anche la possibilità di utilizzo di plasma iperimmune”, ha spiegato Caobelli.

“Se ancora non c’è la soluzione definitiva al Covid non è per mancanza di impegno da parte nostra – ha evidenziato Vuono – in quanto lavoriamo una media di venti ore al giorno. In tempi inimmaginabili abbiamo fatto dei grandi progressi ma un ostacolo è stato quello della disinformazione. Ognuno in questo periodo ha espresso la sua opinione mentre sarebbe stato necessario lasciar parlare gli scienziati”. Rosa Manzo ha parlato infine dei problemi connessi ai cambiamenti climatici e all’innalzamento repentino della temperatura, dovuti ad attività umane. (Simone Sperduto/Inform)

 

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