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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Intervista al Presidente onorario di Associna Marco Wong

MIGRAZIONI

Fra i temi toccati l’attualità dell’emergenza sanitaria e la realtà delle seconde generazioni italo-cinesi

L’Anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2020:  “Una grande opportunità che coincide con il 50° anniversario delle relazioni tra i due Paesi”

ROMA – Da un lato l’emergenza Coronavirus sviluppatasi a Wuhan ed estesasi in poche settimane ben oltre i confini della Cina; dall’altro un’intera comunità, quella appunto cinese, che si è sentita ingiustamente posta sotto la lente d’ingrandimento di un allarmismo mediatico globale diffusosi anche in Italia. C’è poi un terzo fattore in gioco: un anno molto particolare da celebrare, ossia l’Anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2020. Di questi aspetti abbiamo parlato con Marco Wong, Presidente onorario di Associna: associazione delle seconde generazioni italo-cinesi.

Quale potrebbe essere l’impatto sociale di questa emergenza sanitaria, nel breve termine, e quali invece le possibili conseguenze, nel medio-lungo periodo, rispetto alla programmazione di un intero anno che, si spera, possa essere comunque ricco di opportunità per entrambi i Paesi?

“E’ difficile giudicare le conseguenze dell’emergenza Coronavirus nel breve termine perché la situazione, come abbiamo già visto in queste settimane, è in continuo divenire. Possiamo però dire che si è creata una sorta di psicosi collettiva, che sta colpendo ormai sia italiani che cinesi, e si potrebbe fare addirittura un parallelismo con quel che accadde circa diciotto anni fa con la Sars. Anch’essa scatenò una psicosi, sebbene all’epoca la diffusione dell’allarmismo sia stata probabilmente minore proprio per l’assenza degli odierni social e del loro bombardamento mediatico”, ha spiegato Marco Wong sottolineando come, tuttavia, si siano purtroppo riproposte in Italia situazioni spiacevoli già viste nel 2002 con la Sars, in fatto di “allarme sociale” nei confronti delle comunità cinesi.

“Per il medio-lungo termine bisogna invece valutare lo sviluppo di fattori come il blocco dei voli con la Cina – ha aggiunto l’esponente di Associna – che, se protratto nel tempo, potrebbe creare problemi non solo alla mobilità delle persone e al turismo ma anche all’economia delle aziende. E’ una situazione che va gestita bene, considerando che l’Italia ha già siglato con la Cina gli accordi ‘Belt and Road’ durante lo scorso anno”, ha ulteriormente evidenziato Wong soffermandosi proprio sul ruolo strategico delle attività d’interscambio culturale e turistico tra i due Paesi, nell’anno Italia-Cina 2020. “Questo è un anno molto importante, perché tra l’altro segna il 50° anniversario della nascita delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese. Anche in virtù di questo aspetto, l’Italia sarebbe stata già considerata come meta privilegiata per le attività culturali e per il turismo cinese”, ha sottolineato Wong dispiaciuto per gli inconvenienti causati dall’emergenza sanitaria del Coronavirus e per i conseguenti o eventuali ritardi sulla programmazione culturale e turistica. “Noi come associazione abbiamo spesso dato supporto agli operatori di settore per permettergli di conoscere in maniera più approfondita la sensibilità dei turisti cinesi o degli stessi cinesi che vivono in Italia. Un partner come noi, a cavallo tra due culture, può essere sicuramente d’aiuto. Abbiamo già collaborato con operatori attivi nel settore dei trasporti e del commercio, ma anche con istituzioni culturali per far conoscere meglio la Cina agli italiani e, viceversa, l’Italia ai cinesi”.

Si è infine parlato di alcune caratteristiche delle seconde generazioni cinesi, anche in funzione del dibattito che spesso riaffora nelle cronache sul cosiddetto Ius Soli o Ius Culturae: una questione che, a prescindere dalla nazionalità d’origine, ha indubbiamente in Italia un vuoto giuridico da colmare. “In tal senso, una caratteristica delle seconde generazioni cinesi è nel fatto che la Repubblica Popolare Cinese non riconosce la doppia cittadinanza: questo vuol dire che per noi la scelta tra mantenere la cittadinanza cinese, oppure rinunciarvi per prendere quella italiana, è molto più sofferta rispetto alle seconde generazioni di altre nazionalità. In questo aspetto – ha spiegato Wong – rientrano anche fattori di opportunità: con la crescita economica della Cina, ossia con l’incremento delle relazioni commerciali o delle possibilità in ambito lavorativo tra i due Paesi, l’idea di un ritorno nella terra d’origine è più reale tra le seconde generazioni cinesi rispetto a quelle di altre nazionalità. Probabilmente anche per queste ragioni, il dibattito attorno a Ius Soli o Ius Culturae è meno acceso tra le nostre seconde generazioni; ciò non toglie che ci sia comunque una percentuale che mostra interesse per queste tematiche. Anche a me è capitato, da cittadino italiano, di andare  per un certo periodo di tempo a lavorare in Cina. Il dato molto particolare è che sono stato per lungo tempo un ‘cinese in Italia’; per un’altra parte della mia vita, invece, sono stato un ‘italiano in Cina’. Parlo il cinese, che ho iniziato a studiare da ragazzo; oggi le seconde generazioni hanno molte più possibilità per studiare o per mantenere la lingua d’origine, rispetto a quanto avveniva in passato”, ha concluso Marco Wong. (Simone Sperduto/Inform)

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