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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

In Commissione Esteri il sottosegretario Vincenzo Amendola sull’alienazione di proprietà dello Stato italiano a Monaco di Baviera

CAMERA DEI DEPUTATI

La risposta a due interrogazioni presentate da Laura Garavini (Pd, ripartizione Europa) e Manlio Di Stefano (M5S)

In fase di valutazione la vendita della sede del Consolato generale e dell’immobile già in uso ai servizi informativi. Nessuna ipotesi di vendita per la sede dell’IIC

 

ROMA – Il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola ha risposto in Commissione Affari Esteri alla Camera dei deputati a due interrogazioni riguardanti l’alienazione di proprietà dello Stato italiano a Monaco di Baviera, la prima presentata da Laura Gravini, deputata del Pd eletta nella ripartizione Europa, e la seconda da Manlio Di Stefano e alcuni altri esponenti del Movimento 5 Stelle.

Amendola, dopo aver ricordato come la razionalizzazione delle proprietà immobiliari dello Stato all’estero sia una delle priorità assegnate dal Parlamento alla Farnesina che comporta obiettivi impegnativi per il raggiungimento dei previsti saldi di finanza pubblica e per la riduzione del debito, ha richiamato le cifre che impongo una  revisione della politica sugli immobili demaniali: in base alla legge di bilancio 2017 il Maeci dovrà versare al bilancio dello Stato 26 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018, mentre per il 2019 è stato inserito un target di 16 milioni di euro. Tali somme devono derivare da “operazioni di dismissione immobiliare di beni non più utili per le finalità istituzionali”. “La legge ha altresì previsto che, nel caso di mancato raggiungimento dei suddetti obiettivi, siano decurtati i fondi, per un ammontare corrispondente, destinati all’Agenzia Italiana per la Cooperazione alla Sviluppo – segnala Amendola, sottolineando dunque le conseguenze più ampie legate alle dismissioni.

In riferimento a Monaco di Baviera, il sottosegretario evidenzia come “non sia mai stata presa in considerazione una limitazione delle attività del Consolato generale né tantomeno una sua chiusura. Non sarebbe del resto possibile – aggiunge – in considerazione della grande collettività italiana ivi residente e dell’importanza della città di Monaco di Baviera e del Land Baviera in generale non solo nel contesto tedesco ma anche in ambito europeo”. “Altra cosa è lo stabile che ospita il Consolato generale – continua Amendola, ricordando come esso non sia “totalmente funzionale alle attività istituzionali, a causa delle sue condizioni e della necessità di interventi strutturali”. “Per tali ragioni, nel 2015 è stata esplorata la possibilità, con avviso pubblico, di permuta con conguaglio ma la procedura – informa il sottosegretario – è stata temporaneamente accantonata, non avendo prodotto i risultati sperati. Si continua tuttavia a ritenere che sia nell’interesse pubblico procedere all’alienazione dell’immobile, tenuto conto del valore di mercato dello stabile e delle necessità istituzionali”. Amendola assicura comunque che “un’eventuale vendita sarà comunque subordinata alla preventiva individuazione di locali idonei e altrettanto funzionali dove ricollocare le strutture” e come “nella scelta del nuovo edificio si terrà conto di aspetti importanti come la centralità della sede, la sua accessibilità al pubblico, le garanzie di sicurezza sul lavoro e gli standard di efficienza energetica”.

In merito alla convenienza dell’operazione immobiliare, si informa che per la perizia dell’immobile si è provveduto “secondo quanto previsto dalla legge n. 183/2011, avvalendosi di expertise locale, in condizioni di indipendenza ed assenza di interesse. Allo stesso modo, in caso di acquisto, si procederebbe per valutare l’investimento su un nuovo immobile per i servizi consolari, tenendo conto delle specificità locali. Ogni ipotesi di alienazione o di permuta dell’edificio – assicura ancora il sottosegretario – ha tenuto e terrà conto delle opzioni di mercato, della necessità di interventi di investimento e del valore dell’immobile. Non si ravvisa, quindi, possibilità alcuna di danno all’erario, ma solo benefìci, sia in termini di allocazione più funzionale e moderna degli uffici, sia di possibile entrata al bilancio dello Stato”.

Amendola si sofferma infine sull’immobile di proprietà demaniale che era già in uso ai servizi informativi e attualmente libero segnalando che, dopo una prima asta andata deserta nel 2016, si è svolta una procedura per manifestare interesse all’acquisto, i cui atti erano consultabili sul sito istituzionale della Farnesina, e che ha dato però esito negativo. “È stato quindi indicato alla sede consolare di dare la massima pubblicità alla vendita per poi procedere a trattativa privata – segnala.

Definisce poi “infondate” le notizie su una possibile vendita dell’edificio che ospita l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera. “Non vi è alcuna istruzione della Farnesina in tal senso, tanto più che la manifestazione di interesse ad acquistare l’immobile dell’IIC, esternata da parte di un soggetto privato locale, non è stata presa in considerazione – conclude Amendola. 

In sede di replica, Di Stefano segnala il rischio che “a causa di meccanismi non comprensibili di opportunità politica e di valutazione reale e progettuale dell’operazione, si sottovaluti l’oggettivo valore del patrimonio immobiliare italiano all’estero” e auspica si vigili “affinché l’operazione di dismissione di alcuni immobili di proprietà italiana non sia un’operazione in perdita”. Richiamata anche l’opportunità di un censimento da parte del Maeci degli immobili all’estero, “al fine di valutare quali sia più vantaggioso dismettere, anche tenendo conto della loro importanza quali presidi strategici”.

Garavini esprime apprezzamento per l’assicurazione ricevuta dal Governo che non saranno interessati da alienazione gli immobili che hanno dimostrato di avere una buona funzionalità, ritenendo opportuno che per “l’eventuale dismissione di immobili all’estero si tenga conto dell’efficacia dei servizi a cui essi sono preposti”. In questo senso, ricorda che, mentre la sede del Consolato generale può risultare obsoleta per le funzioni che esso deve svolgere, la sede dell’IIC è idonea alle esigenze di spazio e di accessibilità necessarie all’Istituto stesso. L’esponente democratica auspica infine che “il Governo ponga la dovuta attenzione al tema oggetto dell’interrogazione, in quanto la situazione descritta non riguarda esclusivamente gli immobili italiani a Monaco di Baviera, ma numerosi edifici sparsi in tutto il mondo”. (Inform)

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