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Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

“Il Partenariato con l’Africa”, lancio del documento di policy del Maeci sulle priorità della politica estera italiana nel Continente africano

FARNESINA

ROMA – Si è svolto in formato virtuale l’evento di lancio de “Il Partenariato con l’Africa”, documento di policy della Farnesina che individua le principali priorità di politica estera italiana nel Continente africano. “Si tratta dunque di un documento che individua le priorità per l’Africa: un Continente che si caratterizza per conflitti e crisi irrisolte, con molte contraddizioni, ma anche per ricchezze e potenzialità. Tra luci ed ombre l’Italia ha comunque una lunga storia in Africa”, ha ricordato in apertura il Prof. Andrea De Guttry, della Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa. Per la stessa Scuola è intervenuta anche la Rettrice Sabina Nuti sottolineando come “le scienze applicate siano il fulcro dei programmi che tendono alla valorizzazione di questo ‘asset strategico’ per il futuro africano e per gli stessi studenti”. Luca Sabbatucci, Direttore Generale del Maeci per la Mondializzazione e le Questioni Globali, ha esposto in sintesi le ragioni che hanno condotto a questo appuntamento. “Nonostante una lunga tradizione di dialogo tra Italia ed Africa mancava però un documento programmatico come questo: presentiamo dunque questo documento che sistematizza le principali linee strategiche, con una visione trasversale tra mondo delle imprese, società civile e interventi istituzionali. Il confronto odierno serve a dare maggiore attenzione ai Paesi africani che divengono sempre più strategicamente importanti”, ha spiegato Sabbatucci.

Il Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, ha ulteriormente specificato il ruolo del documento programmatico che è frutto del lavoro di un anno interno alla Farnesina. “Il Continente africano è il più dinamico in epoca contemporanea con molte trasformazioni in atto e rapide evoluzioni. Questa linea programmatica rappresenta l’impegno italiano in Africa dove i rapporti sono antichi e profondi e lo sviluppo africano deve molto alla nostra rete diplomatica e alla cooperazione: così il dialogo tra Italia ed Africa è divenuto nel tempo un partenariato a tutto campo”, ha spiegato Di Maio considerando le difficoltà rappresentate da contingenze impreviste come l’attuale pandemia ma anche l’esigenza di completare transizioni democratiche, promozione della sicurezza e capacità di contrasto del terrorismo e dei fenomeni migratori irregolari. “Italia ed Africa hanno molto da guadagnare dalla cooperazione scientifica e tecnologica e dal partenariato politico”, ha sottolineato dunque Di Maio ricordando la crescita della nostra presenza diplomatica in Africa dal 2016 con l’apertura di nuove sedi diplomatiche, il mantenimento di sedi in località strategiche come quella di Tripoli in Libia o l’apertura di Istituti di Cultura come a Dakar, nonché l’estensione degli addetti scientifici specializzati. L’Italia è stato inoltre il Primo paese dell’Ue nel 2018 ad avere un rappresentante permanente presso l’Unione africana. “Investire in Africa vuol dire investire sulla sicurezza e la stabilità che devono diventare un circolo virtuoso su entrambe le sponde del Mediterraneo”, ha evidenziato Di Maio menzionando la situazione emergenziale nel Sahel e nella regione del Tigray in Etiopia.” Siamo tra i principali investitori in Africa con circa 1700 imprese italiane per un fatturato di circa 25 miliardi di euro in settori che riguardano energia, edilizia, logistica, meccanica, agroindustria e farmaceutica”, ha precisato il Ministro degli Esteri che non vede il ‘Piano Marshall’ per l’Africa solo come trasferimento di fondi economici per la ricostruzione industriale quanto piuttosto l’idea di una promozione della formazione per le giovani generazioni africane. “Esse hanno un potenziale immenso da far emergere: 300 milioni di persone vivono nei campi per sfollati e in zone povere e non hanno neanche i documenti d’identità e la possibilità di accesso ai più elementari servizi per essere inseriti nei settori produttivi”, ha sottolineato Di Maio auspicando benefici dal lancio dell’Agenda tra Ue e Unione africana nel 2021. “Affrontiamo insieme questi temi multilaterali perché non abbiamo Agende nascoste: parliamo di pace, sicurezza, sviluppo economico ed emancipazione sociale che sono interessi comuni tra le due sponde del Mediterraneo per garantire un ‘soft power’ trasparente e quel dialogo euro-africano che l’Italia ha in mente”, ha puntualizzato Di Maio menzionando tra i vari progetti quello denominato ‘Innov-Elections’. Il Ministro degli Esteri ha infine evidenziato il ruolo che giocherà l’Italia con la presidenza del G20 e con la copresidenza della Cop26: in entrambi gli appuntamenti del 2021 l’Africa sarà al centro dei lavori.

Sono poi intervenuti i Presidenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, Piero Fassino e Vito Rosario Petrocelli. Petrocelli ha evidenziato l’intensificazione delle attività di visita implementate durante questa legislatura verso i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e nel Corno d’Africa. Il senatore ha altresì ricordato la cooperazione interparlamentare tra Italia e Unione africana volta a favorire iniziative in ambito culturale, turistico e scientifico. Fassino ha precisato come non sempre sia chiaro all’opinione pubblica quanto in realtà l’Italia si occupi da sempre dell’Africa, questo dovuto anche al fatto che in passato ci sia stato qualche precedente coloniale non sempre felice. “Oggi l’Africa ha 1 miliardo e 300 milioni di abitanti e tra meno di un secolo saranno 4 miliardi ossia il 40% della popolazione mondiale. Quindi nessuno può pensare che il destino di queste persone possa essere demandato solo all’emigrazione perché in Africa si gioca il destino del pianeta”, ha sottolineato Fassino che ritrova proprio in questo documento un approccio comunque innovativo nei rapporti con l’Africa. L’Ambasciatore del Mali a Roma, Aly Coulibaly, ha sottolineato come il documento contenga temi attinenti a sicurezza, emigrazione, ‘governance’ e diritti umani tenendo conto tanto dell’Africa mediterranea quanto del Corno d’Africa, del Sahel e dell’Africa australe. “Nel 2021 l’Italia sarà protagonista della scena internazionale con il G20 e la Cop26 e sarà occasione per l’Italia di dimostrare la sua attenzione verso il partenariato africano come soluzione alle nostre comuni preoccupazioni in un mondo in continua mutazione”, ha commentato l’Ambasciatore africano menzionando la prossima apertura di una sede diplomatica italiana a Bamako. E’ poi intervenuto il Ceo di Enel, Francesco Starace, che ha rimarcato come siano già in essere investimenti in 5 Paesi africani in campo energetico. “Per il futuro occorre implementare l’accesso all’energia elettrica ad oggi carente in molte parti dell’Africa penalizzando circa 600 milioni di persone; bisogna anche dare energia sostenibile con progetti innovativi”, ha spiegato Starace parlando di presenza di imprenditorialità in Africa attraverso un tessuto di piccole e medie imprese che però richiedono leggi, sicurezza e infrastrutture per svilupparsi. “Abbiamo di fronte a noi la progressiva urbanizzazione di grandi città africane che stanno diventando metropoli sconfinate cui dare infrastrutture e vivibilità”, ha precisato il dirigente Enel. Il Direttore dell’Ong Cuamm – Medici con l’Africa, Don Dante Carraro, ha invitato a mettere ancor più l’Africa al centro delle politiche dicendosi soddisfatto del salto di qualità compiuto con questo partenariato quale “occasione mai presentatasi in modo così forte e dichiarato: il futuro si gioca per tanti motivi in Africa”, ha commentato Carraro ricordando che le sfide future vengono affrontate dal documento e bisognerà trasformarle in opportunità. “La cooperazione italiana gode di credibilità, affidabilità e professionalità condivisa con il Continente africano”, ha sottolineato Carraro.

La seconda parte della conferenza è stata invece dedicata a un progetto di formazione elettorale a beneficio di alcuni Paesi africani: si tratta del progetto “Innov-Elections”, già menzionato da Di Maio e finanziato appunto dal Maeci, promosso dalla Scuola Universitaria Superiore “Sant’Anna” di Pisa e dalla Fondazione Eces (European Centre for Electoral Support), in collaborazione con Unitar (United Nations Institute for Training and Research).

Giuseppe Mistretta, Direttore Centrale per i Paesi dell’Africa Sub-sahariana, ha parlato delle operazioni di ‘capacity building’ per andare direttamente ad un terreno nevralgico come quello elettorale, ampliando gli 11 Paesi di partenza di questo bacino di partenariato: “la formazione è il momento essenziale per il futuro dell’Africa e non occorrono solo gli aiuti economici”, ha spiegato Mistretta. Fabio Bargiacchi, Direttore esecutivo di Eces, ha ricordato come Eces finora abbia già partecipato allo sviluppo dei processi elettorali in più di 50 Paesi nel mondo, lavorando insieme ai partiti politici e ai giornalisti anche per contrastare le ‘fake news’. Annalisa Creta, ricercatrice presso la Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa, ha presentato il Master universitario di primo livello con programma svolto interamente online e partecipanti da tutto il mondo, dedicato alle buone pratiche e alle strategie elettorali. Minata Samate Cessouma, Commissaria dell’Unione africana per gli Affari politici, ha parlato delle sfide elettorali da dover sostenere soprattutto in un contesto di pandemia; alcuni Paesi africani hanno deciso di rinviare le elezioni ed altri hanno invece rispettato le scadenze elettorali. Birtuka Mideksa, responsabile della National Ethiopian Board of Elections, ha trattato del tema delle riforme e delle transizioni democratiche che si giocano appunto soprattutto attraverso lo svolgimento di libere elezioni.

I Viceministri degli Esteri, Marina Sereni ed Emanuela Del Re, hanno chiuso la conferenza. Sereni ha sottolineato come questo tipo di documento sul partenariato non abbia precedenti. “Si tratta di un partenariato che intende rafforzare solidi legami con un approccio globale che va dalle relazioni economiche alla cooperazione scientifica e culturale: ci sono regioni dove vantiamo una presenza radicata come l’Africa mediterranea e il Corno d’Africa. Lo stesso Maghreb non è più considerabile come confine nord del Continente africano ma come la sponda sud della regione Euro-mediterranea; simile visione deve andare alla stabilizzazione della Libia, attraverso gli sforzi delle Nazioni Unite ed a seguito del Processo di Berlino che ha visto intraprendere un percorso verso la normalizzazione della Libia”, ha spiegato Sereni auspicando per l’Africa mediterranea sicurezza e stabilità che non siano quindi disgiunte da altre forme di cooperazione. Sulla Tunisia è stato auspicato il superamento della delicata fase politica ed economica così come sull’Algeria l’idea è quella dell’istituzionalizzazione di un dialogo strategico su questioni di interesse comune e bilaterale; sul Marocco è stato infine concluso un partenariato multidimensionale. Anche nel Corno d’Africa, regione tradizionalmente ricca di presenza italiana, è in corso nelle ultime settimane una crisi nella regione del Tigray in Etiopia; per la Somalia invece c’è il forte impegno orientato alla pace e alla sicurezza, nel contrasto al terrorismo e ai traffici illeciti: il tutto finalizzato al pieno reinserimento della Somalia nei ranghi della comunità internazionale. “Crediamo nel ruolo delle organizzazioni regionali africane, testimoniato dalla fruttuosa collaborazione con l’Unione africana. Positiva è anche la recente costituzione di un’area di libero scambio continentale africana”, ha concluso Sereni evidenziando come sarà premura della presidenza italiana del G20 occuparsi dei processi di ‘peace keeping’ e di ‘capacity building’ in Africa.

Del Re ha approcciato il discorso partendo dall’idea che “Africa e Italia siano la naturale prosecuzione l’una dell’altra anche per un passato comune che deve portare a un futuro altrettanto comune”. Pur nella consapevolezza delle difficoltà nel perseguire una piena sostenibilità negli interventi in partenariato vi è però l’altrettanta coscienza del fatto che “si debba cogliere questa opportunità e serva soprattutto dare spazio e voce diretta all’Africa nei nostri processi decisionali perché altrimenti il processo non sarà completo”, ha continuato Del Re ricordando come dal 2016 siano aperte nuove rappresentanze diplomatiche italiane in Niger, Guinea, Burkina Faso e prossimamente sarà aperta quella a Bamako nel Mali. “Allargare la rete diplomatica vuol dire intensificare le occasioni di incontri politici in loco ed avere maggiori eventi promozionali e di business forum. Il grande problema africano è quello occupazionale e dell’esportazione della produzione: abbiamo quindi bisogno delle piccole e medie imprese ma anche delle organizzazioni della società civile, aumentando l’attrattività degli investimenti e la lotta alla corruzione nonché incrementando i processi di formazione”, ha rilevato Del Re sottolineando come anche nella cooperazione allo sviluppo l’Italia sia leader in grado di offrire qualità e innovazione all’Africa che, sulla ‘governance’, ha ora bisogno di potenziare il sistema giudiziario e la cultura dell’effettivo rispetto dei diritti umani fondamentali. “Occorre però cambiare la narrativa sull’Africa così come la nostra stessa percezione: l’idea è adesso quella di un partenariato bidirezionale e non più di un rapporto unidirezionale tra donatori e beneficiari di aiuto. C’è un ceto medio africano che è oggi partecipe in modo attivo; occorre creare un linguaggio italo-africano per stare al passo coi tempi. Saremo all’altezza di questo secolo africano? Gli africani ci chiedono più Italia, perché siamo considerati capaci di dare, ma saremo pronti solo se la nostra strategia sarà olistica e multi stakeholders”, ha concluso Del Re. (Simone Sperduto/Inform)

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