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Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il mondo degli italiani all’estero e degli organi di rappresentanza nell’emergenza Covid-19, quali le strategie per il rilancio: intervista a Michele Schiavone, Segretario Generale del Cgie

ITALIANI ALL’ESTERO

ROMA – Ricominciano a spingere a pieno ritmo i motori, di fatto mai spenti, del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, tornato ai tavoli di un Comitato di Presidenza virtuale e inedito, in attesa della Conferenza Permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie: evento atteso da undici anni e rinviato stavolta per l’emergenza Covid, quindi attualmente in stand-by; al momento sembrerebbe di poco percorribile una sua edizione in modalità online, ossia “a distanza”, proprio per le aspettative elevate di un appuntamento fin troppo strategico al fine di rivedere le stesse politiche a favore degli italiani all’estero. Di acqua sotto ai ponti ne è passata molta dall’ultimo CdP tenutosi a febbraio, poco prima dell’esplosione di una pandemia che ha oltremodo impegnato il Cgie su altri fronti, sicuramente non meno impegnativi dei tavoli istituzionali: in primis l’aiuto concreto ai connazionali all’estero in difficoltà, soprattutto lì dove magari la pur complessa macchina organizzativa dello Stato è arrivata in affanno e con qualche ritardo. Sono queste le impressioni che abbiamo raccolto da Michele Schiavone, Segretario Generale del Cgie, su quanto realizzato durante quest’emergenza sanitaria e su quest’ultimo CdP tenutosi in videoconferenza alla presenza del Sottosegretario agli Esteri, Ricardo Merlo, e dei Vicesegretari del Cgie Silvana Mangione, Giuseppe Maggio, Mariano Gazzola e Rodolfo Ricci, più i componenti d’area e i diversi presidenti delle commissioni tematiche. Non è un caso che nel CdP di pochi giorni fa si sia parlato delle difficili operazioni di rimpatrio dei connazionali ma anche del rilancio della nostra economia, attraverso i fondi per l’internazionalizzazione. Si è tuttavia partiti dai risultati conseguiti nel CdP di febbraio: ossia l’accordo con l’Enit e con il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova, quindi in chiave di rilancio del turismo, il tutto in vista della già menzionata Conferenza Stato-Regioni-PA-Cgie. Alla luce del recente lockdown quasi globale, appare difficile oggi poter disegnare, anche solo idealmente, uno scenario adatto all’attività turistica come l’abbiamo conosciuta fino a pochi mesi fa, nonostante l’Italia sia uno di quei Paesi che non può prescinderne.

Inutile sottolineare come il pensiero sia andato, proprio per tutte le difficoltà createsi con la forza di un macigno, all’enorme lavoro svolto sui territori in questi ultimi due mesi. “A causa della pandemia ci sono stati i blocchi alle frontiere e ai trasporti, così abbiamo sollecitato una sinergia con tutti i Comites del mondo mettendo in pratica quella che è la proposta del Cgie per la riforma dei Comites e del Cgie stesso: abbiamo chiesto a tutti i soggetti coinvolti un impegno straordinario sul territorio, che si è tradotto in iniziative assai positive”, ha spiegato Schiavone da un lato elogiando anche il lavoro di associazioni e patronati e comitati di emergenza, fondamentali soprattutto in Paesi come la Romania dove non c’è il Comites, ma dall’altro lamentando come questa riforma, in sostanza già anticipata nei fatti dall’impegno concreto degli organi di rappresentanza estera, sia tuttavia a livello burocratico ancora ferma. Per quanto riguarda l’associazionismo, Schiavone ha menzionato per esempio l’iniziativa di supporto ai connazionali in una terra lontanissima come l’Australia, dove l’organizzazione Nomit ha realizzato a Pasqua una raccolta fondi attraverso un’emittente radiofonica di lingua italiana raccogliendo 105 mila dollari australiani: fondi da distribuire a studenti o lavoratori in difficoltà. Si ricorda che, a causa del blocco dei voli o comunque  dei prezzi elevati dei biglietti dei voli commerciali ancora operativi, molti connazionali non sono ancora rientrati da zone come l’Australia: “molti di loro sono stati ospitati in alberghi a prezzi molto bassi grazie all’impegno dei Comites, pur di farli restare lì, mentre per i visti è intervenuta l’Ambasciata attraverso i nostri parlamentari e sono stati prorogati almeno fino a settembre, con possibilità poi di un ulteriore rinnovo”, ha aggiunto Schiavone evidenziando come un altro problema di grande attualità, soprattutto in Europa e nei Paesi a noi più prossimi, sia quello degli italiani iscritti all’Aire che ancora non possono rientrare, se non per ragioni di assoluta necessità, escludendo da questa fattispecie la visita ai propri cari. Finora i rientri, da 117 destinazioni diverse, sono stati quasi 80 mila. Ci sono però Paesi o aree geografiche dove persistono ancora criticità su questo aspetto, come ricordato da Schiavone che ha menzionato in particolare Sudafrica, Madagascar, Mauritius, Marocco, Stati Uniti, Brasile e Uruguay; per l’Europa il problema c’è a Tenerife e, più in generale, potrebbe continuare ad esserci in Spagna che è stata la più colpita insieme all’Italia.

Sul tema dell’internazionalizzazione e della ripresa economica, in chiave export e Made in Italy, Schiavone ha citato l’art. 72 del Cura Italia dal quale si evince come “questa debba essere la chiave di volta per rimetterci in carreggiata e far risalire il Pil a fronte di un Paese messo in ginocchio: 150 milioni – ha spiegato tuttavia il Segretario – sono utili ma non sufficienti”. Non è soltanto una questione prettamente economica, quella lamentata da Schiavone, che ha ricordato di aver sollecitato le istituzioni, tramite il Sottosegretario Merlo, a un maggior riconoscimento del ruolo degli organi di rappresentanza, affinché possano essere di supplenza anche su questi temi. “Ora più che mai l’Italia deve far leva su questi presidi all’estero (Comites, Cgie e associazionismo, ndr)  quali antenne in grado di captare anche quel sentimento di attaccamento all’Italia, un po’ come accaduto dopo il secondo conflitto mondiale quando i connazionali hanno contribuito dall’estero alla rinascita del Paese e al boom economico, seppur in forme diverse per quanto riguarda le cosiddette rimesse. Poi c’è tutto il know-how e il sapere, basti pensare al comparto della ricerca: anche per la lotta al Covid molti risultati positivi sono arrivati dalle reti dei ricercatori italiani. Ormai la presenza di italiani nel mondo è sedimentata in ogni settore, dalla sanità all’economia. Adesso però bisogna avere lungimiranza perché, con 6 milioni di iscritti all’Aire e diversi milioni di italo-discendenti nel mondo, possiamo affrontare la ripartenza”, ha commentato Schiavone pur tuttavia lamentando come i 5 milioni messi a disposizione per l’assistenza dei connazionali all’estero siano pochi, proprio a fronte di questa fortissima presenza oltre confine. “Siamo stati tra i promotori di questo percorso volto all’aiuto economico dei concittadini. Tuttavia 5 milioni non basteranno vista la vastità di questa epidemia nel mondo che porterà con sé, come sta avvenendo in Italia, strati di povertà e di indigenza soprattutto per quanti saranno estromessi dal lavoro. A quel punto o si rimane nel Paese di residenza, con degli aiuti sostanziali, oppure si è costretti a rientrare in Italia. Per tale ragione abbiamo chiesto al Sottosegretario Merlo di farsi promotore e garante di un intervento equilibrato per la distribuzione oculata dei contributi già a disposizione ma anche per la richiesta di un ulteriore somma, che sia pari se non addirittura superiore a quella già stanziata per l’assistenza”, ha precisato Schiavone.

Un ultimo pensiero è stato rivolto alla vicenda a lieto fine di Silvia Romano, che è stata per noi tutti di grande gioia: è una questione, quella dei connazionali rapiti o detenuti all’estero, sulla quale il Cgie si è sempre battuto sollecitando le istituzioni. “Per noi che viviamo la condizione di italiani fuori dai confini nazionali la liberazione di Silvia Romano è stato un momento di gioia, perché non dimentichiamo che parliamo di una ragazza reclusa per diciotto mesi. Ci sono però, purtroppo, ancora diversi connazionali in condizioni di prigionia”, ha sottolineato Schiavone il cui pensiero è andato a Padre Dall’Oglio e all’attivista egiziano per i diritti umani, Patrick Zaki, detenuto ingiustamente al Cairo e di fatto considerato, negli stessi appelli per la sua liberazione, alla stregua di un nostro connazionale in quanto studente presso l’Università di Bologna. “Dispiace aver visto come il caso di Silvia Romano sia stato vissuto con forme di tifoseria tra chi ha manifestato la propria gioia per questo ritorno in Italia e chi invece ha visto in questa forma di liberazione un ripiegamento dello Stato. La riflessione più spontanea, che mi viene, riguarda però solamente il rapporto umano, perché in questo anno e mezzo ci siamo sentiti parte della storia di questa ragazza: il rapimento come alienazione dei diritti umani” – ha concluso il Segretario Generale. (Simone Sperduto/Inform)

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