direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha illustrato all’Aula della Camera i contenuti del Protocollo fra Italia e Albania in materia migratoria

CAMERA DEI DEPUTATI

 

ROMA – Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto nell’Aula della Camera dei Deputati per illustrare i contenuti e gli obiettivi del Protocollo siglato tra il Governo italiano e il Consiglio dei ministri dell’Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. “ Il Protocollo – ha spiegato Tajani – è un tassello significativo nella strategia complessiva dell’Esecutivo in un contesto internazionale di crescente instabilità, che rischia di incrementare i flussi migratori e il mercato dei trafficanti, un mercato che continua a lucrare sulla disperazione e a mietere vittime..Un diverso approccio nella gestione dei flussi migratori e una lotta tenace al traffico di esseri umani – ha continuato il Ministro – sono, per il nostro Governo, assolute priorità. Per questo, abbiamo riportato l’immigrazione al centro del dibattito europeo. Prevenire le partenze irregolari, rafforzare le frontiere esterne, combattere gli scafisti, migliorare il sistema dei rimpatri, ampliare i canali di immigrazione legale, accogliere chi ha diritto alla protezione internazionale: ecco gli ingredienti principali del nuovo approccio che stiamo cercando di affermare in Europa. È in questa cornice che si inserisce il Protocollo di collaborazione con l’Albania, Paese amico e candidato all’adesione all’Unione europea, Paese che continueremo a sostenere nelle sue aspirazioni ad entrare a far parte dell’Unione. La vitalità dei rapporti tra Italia e Albania si fonda, infatti, su legami storici e profondi, che toccano tutte le dimensioni: quella politica, quella economica, quella culturale, quella sociale e anche la sicurezza”. Tajani ha poi illustrato i contenuti del provvedimento : “L’Albania concederà gratuitamente all’Italia due aree: un punto di arrivo al porto di Shengjin, nella costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjader, a circa 30 chilometri dal porto. Nel porto vi sarà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura, situata nella località all’interno, sarà svolto l’esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio. I due centri funzioneranno secondo la normativa italiana, europea ed internazionale in materia. Le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane amministrative e giudiziarie. In Albania – ha proseguito il vice Premier – potranno essere condotti solo i migranti che possono essere trattenuti nelle strutture che li accolgono. Secondo le norme italiane ed europee oggi vigenti, si tratta di due categorie di migranti: la prima è quella dei richiedenti asilo soggetti a procedura accelerata di frontiera, quindi persone non vulnerabili, provenienti da Paesi sicuri o migranti che abbiano già presentato domanda di asilo, ottenendo un diniego. La seconda categoria è quella delle persone in attesa di rimpatrio dopo l’accertamento dell’assenza dei requisiti per il soggiorno in Italia. Nella struttura in Albania non potranno in nessun caso essere accolti soggetti vulnerabili, quali, ad esempio, minori e donne in gravidanza.

Nei centri opererà solo personale italiano, per il quale sono previste facilitazioni per l’ingresso e la permanenza in Albania. Per gli atti commessi nell’esercizio delle funzioni, il nostro personale sarà giudicato esclusivamente dai tribunali italiani. I costi sono interamente a carico dell’Italia e si articolano in due componenti. La prima è quella delle attività svolte direttamente dalle autorità italiane: ristrutturazione degli edifici esistenti al porto, costruzione del centro per il trattenimento, gestione delle due aree concesse all’Italia, stipendi e trattamento di missione per il personale italiano. La seconda componente riguarda le attività svolte dalle autorità albanesi e soggette a rimborso da parte italiana, ad esempio la vigilanza della Polizia albanese all’esterno delle strutture, gli eventuali ricoveri ospedalieri dei migranti, gli eventuali risarcimenti da contenziosi interni e internazionali e l’accoglienza dei migranti che chiedessero asilo in Albania. Per questi costi l’Italia dovrà rimborsare lo Stato albanese: è previsto un anticipo iniziale di 16,5 milioni di euro. I successivi rifinanziamenti potranno avvenire semestralmente, a seguito di rendicontazione. Il Protocollo stabilisce inoltre – ha aggiunto Tajani – che nei due centri, non potranno trovarsi complessivamente più di 3.000 migranti nello stesso momento e che i migranti potranno arrivare nel porto albanese solo con navi delle autorità italiane intervenute in operazioni di soccorso, quindi non si potranno trainare i barconi degli scafisti, né indirizzare verso l’Albania imbarcazioni gestite da organizzazioni non governative. I migranti avranno esattamente lo stesso trattamento previsto dalle norme italiane ed europee. I casi di trattamento sono gli stessi previsti in Italia dall’Unione europea e le garanzie giurisdizionali sono quelle assicurate in Italia. Il diritto alla salute e il diritto alla difesa sono pienamente tutelati e gli avvocati e le organizzazioni internazionali potranno entrare nel centro”. Il Ministro, dopo aver sottolineato che questo accordo è diverso da quello stipulato sulla gestione migratoria fra Regno Unito e Ruanda in quanto non esternalizza a un terzo Paese la gestione delle domande di asilo, ha evidenziato come, dopo il primo voto di oggi nell’Aula il Governo intenda sottoporre, in tempi rapidi, alle Camere un disegno di legge di ratifica che contenga anche le norme e gli stanziamenti necessari all’attuazione del Protocollo. “La nostra strategia – ha poi aggiunto il Ministro – punta al potenziamento della collaborazione con i principali Paesi amici, come pure con i Paesi di origine e di transito. È lo spirito con cui il Governo ha promosso la Conferenza sviluppo e migrazioni, il 23 luglio, e l’avvio del processo di Roma, cornice per un rinnovato rapporto fra Paesi di origine, transito e destinazione dei flussi migratori. L’obiettivo è definire azioni per contrastare la tratta di esseri umani e affrontare le cause profonde delle migrazioni lungo le principali rotte. Promuovere, su base paritaria, sviluppo e benessere dei Paesi africani è lo scopo del Piano Mattei, cui stiamo lavorando e che auspichiamo, anche in questo caso, possa inserirsi in un più ampio intervento europeo. Il contenimento e la prevenzione dei flussi illegali – ha concluso Tajani – andranno di pari passo con lo sviluppo di canali d’ingresso legali. Abbiamo largamente potenziato il decreto Flussi: oltre 450.000 ingressi nel triennio 2023-2025, una media di 150.000 l’anno, contro gli 82.000 previsti nel 2022”. (Inform)

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