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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il Direttore Generale Luigi Maria Vignali (Dgit-Maeci) ospite dell’incontro on-line “TRansAtlantica” dedicato al Turismo delle Radici

ITALIANI ALL’ESTERO

 

“Il 2023 potrebbe essere davvero l’anno delle radici italiane, sperando che la pandemia e tutti i vincoli di mobilità siano stati a quel punto rimossi”

 

ROMA – Si è tenuto oggi un talk show on-line “TRansAtlantica” dedicato al tema del turismo delle radici. L’incontro, organizzato sulla piattaforma “Stroncature” che raggiunge i sessantamila contatti e visualizzazioni nel mondo, è stato moderato  dal giornalista Vincenzo Pascale (Usa) ed ha avuto come ospite il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci  Luigi Maria Vignali. Il Direttore Generale si è soffermato sulle progettualità del “Turismo delle Radici” che mirano alla creazione di un’offerta strutturata nei settori dell’ospitalità, culturale e ricreativo, attraverso la formazione di operatori specializzati e la creazione di itinerari ad hoc che valorizzino i borghi più belli d’Italia. Il moderatore Pascale, introducendo i lavori, ha ricordato l’enorme potenzialità di un bacino di oltre 60 milioni di italo-discendenti nel mondo: il turismo delle radici è un progetto che vedrebbe il coinvolgimento anche della realtà diplomatica all’estero in favore della collettività italiana nel mondo per la promozione di questo settore turistico non convenzionale. Lo stesso Pascale ha già sperimentato la via del turismo di ritorno nelle regioni dell’Italia centrale, nel 2006 e nel 2013. La stessa CNN avrebbe in cantiere un programma per descrivere l’enogastronomia ed i paesaggi d’Italia. Il giornalista ha ricordato l’appeal del nostro Paese verso personaggi anche molto noti che vantano discendenze italiane: è il caso del famoso albergo acquisito dal regista Francis Ford Coppola in Basilicata, che ha riscosso molto successo. Pascale ha lanciato a sua volta l’idea ambiziosa di un archivio dei migranti italiani nel mondo; così come un pensiero è andato al potenziamento della cosiddetta diplomazia culturale e agli studenti universitari: questi ultimi potrebbero essere “validi testimonial del Made in Italy”, ha rilevato Pascale ricordando come negli Usa ci siano già da tempo microimprese nate con l’obiettivo di portare turisti in Italia. Un’altra interessante chiave di lettura è riuscire a legare anche il mondo dello sport, molto sentito in Italia, a quello del turismo delle radici. Luigi Maria Vignali (Dgit-Maeci) ha spiegato nel dettaglio,  anche con l’ausilio di slide, i vari aspetti del  Turismo delle radici. “Si tratta anzitutto di un’idea importante e vincente di rilancio, in questo momento difficile di crisi sanitaria che ha colpito proprio il settore del turismo a livello mondiale. In quest’ottica il turismo radici potrebbe essere un primo volano di ripresa per l’Italia dopo la pandemia, contando il nostro Paese su un bacino di italo-discendenti compreso tra 60 e 80 milioni di persone. Vorremmo che tutto questo non fosse improvvisato e che gli enti locali si possano attrezzare per attirare questi italo-discendenti in modo ben strutturato e organizzato, con una regia coordinata e atta alla diffusione dei prodotti dell’enogastronomia e della cultura del nostro Paese”, ha spiegato Vignali evidenziando che non si tratta del solito turismo tradizionale ma di un vero percorso emozionale che coinvolge il turista in più dimensioni. E’ stato quindi proiettato un video realizzato da Raìz Italiana per la promozione di una delle diverse regioni facenti parte della prima edizione della Guida sul turismo delle radici realizzata su impulso della Farnesina. “Con il turismo delle radici si passa ad una dimensione maggiormente culturale, visitando i borghi e andando alla riscoperta delle origini vedendo i luoghi visti solo in foto; c’è quindi la ricerca dell’albero genealogico e la scoperta dei prodotti dell’artigianato e dell’enogastronomia. Si è, a volte, addirittura tentati di acquistare una casa e quindi di tornare frequentemente in Italia. Proprio negli Usa ci sono tanti italo-americani che hanno voluto compiere un percorso di visita approfondito in Italia”, ha spiegato Vignali pensando a personaggi del calibro di Robert De Niro, Mike Pompeo, Bill De Blasio, Veronica Ciccone (in arte Madonna) e il già citato Francis Ford Coppola. “A volte gioca un ruolo importante anche il desiderio  di apprendere meglio l’italiano. Il turismo delle radici è un’idea vincente per il rilancio post-Covid. E’ un’idea fatta di gente che viene una volta e poi ritorna, che studia le proprie radici negli archivi comunali e acquista prodotti promuovendo il tutto al proprio ritorno nei Paesi di residenza: per questo parliamo di turisti in grado di promuovere il Vivere all’Italiana essendo quindi una sorta di ambasciatori”, ha aggiunto Vignali menzionando alcuni dati. Se nel 1997 erano 5 milioni all’anno i turisti delle radici, secondo dati Enit, dieci anni dopo erano raddoppiati con un indotto annuo di 4 miliardi di euro. Nel 2018 si erano registrati circa 700 mila viaggiatori dalle sole Americhe, venuti in Italia con una spesa di circa 685 milioni di euro. “Parliamo quindi di un settore da valorizzare con tutti gli attori coinvolti, compresi Comites e Cgie. E’ una strategia da condividere ed il primo prodotto può essere proprio la Guida alle radici italiane redatta già in due edizioni”, ha aggiunto Vignali. La guida è arrivata a comprendere regioni come Puglia, Basilicata, Abruzzo, Emilia Romagna (nella prima edizione) e Calabria, Sicilia, Molise, Lazio e Lombardia (nella seconda edizione). Sono stati citati anche la ricerca ‘Scoprirsi Italiani’ dell’Associazione AsSud e il percorso di formazione professionale attraverso corsi di studi come quello dell’Università della Calabria e il suo primo master dedicato agli operatori di settore. “Il turismo delle radici è sostenibile ed a basso impatto ambientale”, questa la definizione data da Vignali che ha parlato di altre iniziative già esistenti che a vario titolo hanno visto il contributo della Farnesina: l’archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano che raccoglie lettere e messaggi epistolari dei nostri emigrati, sistematizzate in un sito web: ‘I diari raccontano’ è il nome dell’iniziativa. C’è poi da consolidare l’esperienza affascinante dei musei dell’emigrazione. “Bisogna sensibilizzare e informare le comunità locali, il mondo delle associazioni regionali, i Comites: tutto questo per far conoscere le potenzialità dell’offerta del turismo delle radici. Abbiamo anche l’idea di una sorta di ‘passaporto delle radici’ – ha spiegato Vignali – che possa offrire degli sconti particolari e facilitazioni per comprare prodotti di artigianato ed enogastronomici o anche per alloggiare in strutture alberghiere. Esistono già le settimane dell’emigrante in alcune località; tuttavia il 2023 potrebbe essere davvero l’anno delle radici italiane, con una grande campagna di comunicazione e lavorando con fondi ad hoc, un ampio tavolo di coordinamento, sperando che la pandemia e tutti i vincoli di mobilità siano stati a quel punto rimossi”. Vignali ha concluso sottolineando la bontà del nostro sistema sanitario nazionale quale ulteriore garanzia per questa forma di turismo: “dobbiamo far conoscere bene quello che propone l’Italia”. Alla fine del webinar è stato proiettato un video promozionale sul turismo delle radici realizzato dalla Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci. (Simone Sperduto/Inform)

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