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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Il Consiglio dei Ministri approva la Riforma costituzionale sul premierato e il Piano Mattei, gli interventi del Presidente Meloni e del Ministro degli Esteri Tajani

ISTITUZIONI

(Fonte immagine Presidenza del Consiglio)

ROMA – Si è riunito oggi a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri. Le risultanze dell’incontro sono state illustrate dal Presidente del Premier Giorgia Meloni e da alcuni Ministri. “La riforma Costituzionale licenziata oggi dal Consiglio dei Ministri – ha esordito il Premier – introduce l’elezione diretta del Capo del governo, quindi del Presidente del Consiglio dei Ministri, e garantisce sostanzialmente i due grandi obiettivi che dall’inizio noi ci siamo impegnati con gli italiani a realizzare. Da una parte garantire il diritto dei cittadini a decidere a chi farsi governare, mettendo sostanzialmente fine alla stagione dei ribaltoni, alla stagione dei giochi di palazzo, alla stagione del trasformismo, delle maggioranze arcobaleno e dei governi tecnici; insomma, di tutti quei governi che nel corso degli anni sono sostanzialmente passati sulla testa dei cittadini per realizzare cose che i cittadini non avevano deciso. Il secondo di questi obiettivi è garantire che chi viene scelto dal popolo possa governare con un orizzonte di legislatura, quindi garantire sostanzialmente una stabilità del governo, avere cinque anni per realizzare il proprio progetto, garantire quella stabilità che è una condizione sostanziale dal nostro punto di vista per costruire una strategia e per avere una credibilità a livello nazionale e a livello internazionale. Non sta a me ricordare che nei 75 anni di storia repubblicana noi abbiamo avuto 68 governi con una vita media di circa un anno e mezzo. Io considero questa– ha continuato Meloni – la madre di tutte le riforme che si possono fare in Italia, perché se noi facciamo un passo indietro e guardiamo a quello che, per esempio, è accaduto in Italia e in Europa negli ultimi vent’anni – prendiamo ad esempio il tempo trascorso tra il 2002 e il 2022 -, in Italia abbiamo avuto nove Presidenti del Consiglio con dodici governo diversi, in Francia ci sono stati quattro Presidenti della Repubblica, in Germania ci sono stati tre Cancellieri. Nello stesso periodo di tempo, Francia e Germania sono cresciute di più del 20%, l’Italia è cresciuta di meno del 4%. E quindi noi dobbiamo farci una domanda, perché o tutti i politici italiani sono peggiori dei politici francesi e tedeschi – e francamente io non lo penso – oppure qualcosa non ha funzionato nel sistema. E quello che non funziona nel sistema è esattamente il tema dell’orizzonte della legislatura, perché quando si ha un orizzonte di legislatura molto limitato si tende a privilegiare tutto quello che immediatamente torna in termini di consenso rispetto ad avere una strategia, si tende a privilegiare la spesa corrente rispetto agli investimenti e quindi anche tutto quello che abbiamo visto relativamente al tema del debito pubblico, della mancanza di una strategia industriale”.

“Il testo di riforma che noi abbiamo approntato – ha continuato Meloni – prende in considerazione e tiene conto delle riflessioni, dei suggerimenti che sono anche stati raccolti durante il nostro confronto sia con i partiti dell’opposizione, sia con i partiti ovviamente della maggioranza, con la società civile – come sapete abbiamo fatto diversi incontri su questa materia”. “Abbiamo preso – ha rilevato il Premier – alcuni elementi che erano ricorrenti nelle interlocuzioni che abbiamo avuto e li abbiamo garantiti all’interno del provvedimento. Il primo di questi elementi che torna a 360 gradi è il ruolo del Presidente della Repubblica. Il ruolo del Presidente della Repubblica viene da tutti considerato, anche dalla stragrande maggioranza dei cittadini, come un ruolo di assoluta garanzia e quindi come un totem. Noi abbiamo deciso di non toccare le competenze del Presidente della Repubblica, salvo ovviamente per quello che riguarda l’incarico che si dà rispetto a un Presidente del Consiglio che in questo caso viene eletto direttamente dai cittadini.

L’altro ruolo sul quale c’è stata molta attenzione nel mantenerlo inalterato è il ruolo del Parlamento, come contrappeso particolarmente rispetto al Presidente del Consiglio eletto. E anche questo è un elemento al quale ci siamo dedicati.
Vengono sostanzialmente, in questo provvedimento, modificati quattro articoli della Costituzione”. “Il Presidente del Consiglio – ha poi spiegato il Presidente del Consiglio entrando nel merito della proposta di riforma – viene eletto a suffragio universale, diretto ovviamente; viene eletto contestualmente alle Camere con unica scheda; viene rinviata alla definizione della legge elettorale la responsabilità di garantire una maggioranza al Presidente del Consiglio eletto.  È prevista una norma anti ribaltone, cioè in caso di dimissioni, di impedimento, di sfiducia, il Presidente eletto può essere sostituito, in un unico caso, solo da un parlamentare – quindi fine dei governi tecnici – della maggioranza – quindi fine dei ribaltoni – e solo per realizzare il programma di governo e le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio eletto. Quindi non c’è più la possibilità di costruire maggioranze arcobaleno per realizzare programmi che nessuno ha votato e c’è invece la previsione di una norma di garanzia sempre rispetto alla stabilità di continuità per quella maggioranza di portare avanti quel programma. Quindi un elemento che rafforza ulteriormente, secondo noi, la stabilità della legislatura. Questo può accadere però solamente una volta. In caso di ulteriori problemi o in caso in cui il parlamentare eletto non raggiunga la fiducia in Parlamento si torna alle urne. Vengono aboliti i senatori a vita, fatto salvo ovviamente per gli ex Presidenti della Repubblica e fatto salvo il fatto che rimangono in carica gli attuali senatori a vita. Abbiamo creduto che anche questa norma fosse necessaria, particolarmente dopo il taglio del numero dei parlamentari, perché l’incidenza dei senatori a vita è molto aumentata rispetto al numero dei parlamentari che oggi c’è”.

Il Premier si è poi soffermato sul Piano Mattei. “Il Piano Mattei – ha spiegato Meloni- è una piattaforma programmatica operativa sulla quale costruire un partenariato equo, paritario con le nazioni africane, trasformando le crisi anche in una possibile occasione di centralità, di guardare lontano, di immaginare progetti di lungo termine. Noi abbiamo lavorato sodo in questi mesi, particolarmente con il Ministro Tajani, ma tutto il Consiglio dei Ministri è impegnato su questo progetto. Abbiamo lavorato a lungo sul piano. Ora si tratta di finalizzare la stesura definitiva e il confronto definitivo con i Paesi coinvolti e con i Paesi terzi, per poi portare il Piano in Parlamento e al confronto con l’Unione europea”. “Con il decreto che abbiamo definito oggi, – ha continuato Meloni – abbiamo strutturato questa governance con la previsione dalla nascita di una Cabina di regia che viene preseduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri o, in subordine, delegata al Ministro degli Affari esseri che è comunque Vice Presidente, da tutti i Ministri che sono competenti sulla materia, dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, dalle varie agenzie e società dello Stato che si occupano di cooperazione allo sviluppo, rappresentanti delle imprese a partecipazione pubblica, università, ricerca, terzo settore, esperti delle materie che verranno trattate. La cabina di regia ha come compito fondamentalmente quello di coordinare tutte le attività del Governo e i vari livelli, aggiornare costantemente il Piano, monitorare la sua attenzione e presentare la relazione annuale che deve essere presentata al Parlamento – perché abbiamo detto che avremmo portato questo Piano in Parlamento e portiamo questo piano in Parlamento”. “Questa accelerazione, questa strutturazione del tema del Piano Mattei – ha proseguito il Premier  – è per noi propedeutica anche a una serie di altre attività che stiamo svolgendo. Come voi sapete il 28 e 29 gennaio 2024 è prevista la conferenza Italia-Africa, ma questo lavoro si lega anche ai seguiti della Conferenza su migrazioni e sviluppo che abbiamo tenuto qui a Roma nello scorso mese di luglio e alla Presidenza italiana del G7, che sarà nel 2024 e che avrà tra i suoi punti fondamentali proprio il tema del rapporto con il continente africano, del mediterraneo e delle migrazioni. E quindi tutto torna all’interno di un’unica strategia”. Per quanto riguarda gli altri provvedimenti varati dal Consiglio dei Ministri il Premier ha segnalato lo Statuto del contribuente. “Un decreto legislativo – ha rilevato Meloni – che interviene sulla disciplina dell’accertamento, favorendo la partecipazione del contribuente anche in fase di accertamento, disegnando – come è nella nostra visione – un fisco più collaborativo con il contribuente, intervenendo anche dal lato della riduzione delle sanzioni, chiaramente senza abbassare la guardia sulla lotta all’evasione fiscale. La previsione più significativa è quella dell’introduzione del concordato preventivo biennale per i contribuenti di minori dimensioni, che è uno strumento che appunto aumenta la collaborazione con il fisco e rappresenta un segno di fiducia dello Stato verso i contribuenti perché con l’adesione al concordato preventivo il contribuente viene liberato dagli accertamenti per i successivi due anni. Quindi è un accordo che si fa a monte con lo Stato. Interveniamo anche per rafforzare l’azione di contrasto all’evasione fiscale attraverso strumenti informatici digitali, soprattutto la capacità di far interoperare le banche dati per essere più efficaci, chiaramente sempre garantendo la tutela della privacy che è per noi sempre molto importante”. Fra i vari interventi segnaliamo quello del Vice Premier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha ribadito come la riforma costituzionale sull’elezione diretta del Capo dello Stato si prefigga di offrire “Più stabilità e nessuno ribaltone.  Questo significa che il nostro Paese può guardare con più ottimismo al futuro anche per quanto riguarda la credibilità internazionale. Il poter parlare per cinque anni con gli stessi ministri italiani – ha aggiunto Tajani – favorirà la conoscenza e la relazione personale e questo ci rafforzerà sul palcoscenico internazionale e sui mercati”. Per quanto riguarda il decreto Mattei , Tajani ha sottolineato come questo progetto , che sarà portatore di benefici,  dia risposte alla questione migrazione, intervenendo sulla stabilità del continente africano. . “Io credo – ha aggiunto il Ministro – che l’Italia possa essere veramente un portabandiera di un progetto europeo. Partendo da un piano nazionale potremmo diventare protagonisti di una azione più forte da parte dell’Europa”. Tajani ha poi spiegato come il Piano Mattei sia composto di sei articoli. Nella Cabina di regia, che poi sarà chiamata a scrivere il testo del Piano e che ha una durata di 4 anni, saranno coinvolti non solo i ministeri competenti ma anche altri attori come l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, l’Ice, la Sace e la Simest, cioè tutte quelle società che lavorano per sostenere la presenza e la internazionalizzazione delle nostre imprese. “Entro il 30 giugno di ogni anno – ha spiegato Tajani – il governo trasmetterà alle camere una relazione sullo stato di attuazione del Piano che indicherà le misure volte a migliorare l’attuazione del Progetto e ad accrescere l’efficacia dei relativi interventi rispetto agli obiettivi perseguiti” . “Questo – ha concluso il Ministro – è un passo politicamente importante anche per rafforzare il ruolo dell’Italia nel continente africano. C’è già stata una inversione di rotta e in un momento di tensione internazionale e di aumento dei flussi migratori, credo che questo piano possa rappresentare per l’Italia un punto di vanto che ci consentirà di essere uno dei principali interlocutori dei paesi africani”. (Inform)

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