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Il 3 febbraio al Théâtre des Variétés di Monaco (Principato) la messa in scena di “Il mio nome è Caino” dal libro di Claudio Fava

EVENTI

Iniziativa promossa dal locale Comitato della Società Dante Alighieri

 

MONACO (Principato) – Il Comitato della Società Dante Alighieri di Monaco (Principato) presenta giovedì 3 febbraio, alle ore 20, al Théâtre des Variétés, la messa in scena di “Il mio nome è Caino”, per la regia di Laura Giacobbe, interpretato da Ninni Bruschetta e con Cettina Donato al pianoforte.

Lo spettacolo è tratto dal libro omonimo di Claudio Fava, politico, giornalista e scrittore siciliano e si svolge nel pieno della seconda guerra di mafia siciliana degli anni Ottanta. Nella Palermo dell’epoca, infestata da una catena di delitti e connivenze con il potere politico e in cui il mestiere di uccidere è pane quotidiano, Fava stesso è testimone e vittima insieme, essendo stato ucciso suo padre in un agguato mafioso nel 1984. Attraverso un’operazione coraggiosa e rischiosa, nel suo romanzo egli si proietta nella mente di un sicario per descrivere le manifestazioni più estreme della spietatezza e crudeltà dell’agire mafioso, riuscendo pian piano ad assumerne lo sguardo fino a riconoscere in lui una normalità, una formazione, una cultura e persino un mestiere.

Il monologo, interpretato dall’attore Ninni Bruschetta, dà vita ai pensieri di un uomo chiamato dal destino a essere un mafioso che rimarrà fedele a sé stesso e all’immagine che gli altri hanno di lui: un killer di mafia soprannominato per la sua crudeltà Caino. Con lucidità e coerenza lo spettatore è accompagnato in tutta la trafila che un esecutore senza scrupoli compie prima di arrivare al delitto per ribadire quanto, piuttosto che comandare, ha scelto da subito di voler “amministrare la morte”. Il sicario descrive la sua ascesa fulminante, la determinata spietatezza, la logica quasi raffinata, il controllo scientifico del tempo e dello spazio, mettendo in evidenza quel qualcosa in più che va al di là del comune assassino. E quel qualcosa consiste non tanto nel nome (che richiama la cattiveria originaria e istintuale che appartiene al genere umano), quanto nella consapevolezza del male come affermazione di potenza, nel lucido arbitrio di spezzare il filo della vita. “Caino” lo è perché il primo uomo che ha ucciso era come un fratello, e lo ha fatto per affermare il suo ruolo nella società alla quale appartiene per destino, quello di un esecutore materiale di delitti eccellenti per sentirsi migliore, superiore a tutti, potente quanto un Dio nel dare o togliere la vita.

Il freddo racconto fa tuttavia apparire in controluce una radiografia del dolore che si nasconde dietro tali gesti, momenti inaspettati che sembrano svelare alcune fragilità del personaggio e che portano quasi a comprendere e giustificare Caino, diminuendo le distanze tra il bene e il male, assottigliandone così la linea di demarcazione e lasciando lo spettatore solo ad interrogarsi.

“Il mio nome è Caino” si intreccia alle musiche composte ed eseguite dal vivo dalla pianista e compositrice e direttore d’orchestra Cettina Donato: brani editi e composizioni inedite concepite appositamente per sostenere il racconto, attraversate da contaminazioni classiche, popolari e jazz. Suoni che fanno da eco e sostegno alla freddezza o umanità del personaggio sostenendone le modulazioni emotive. (Inform)

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