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I politici argentini riscoprono l’Italia

STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO

Su “Tribuna Italiana” del 23.4.2014 l’editoriale del direttore Marco Basti

 

BUENOS AIRES – In questa edizione pubblichiamo un articolo elencando alcune tra le ultime riunioni tra politici argentini e i loro colleghi italiani. Il lungo silenzio nei tradizionali amichevoli rapporti tra Buenos Aires e Roma, provocato fondamentalmente dal primo piano di salvataggio di titoli caduti in default (coinvolgendo circa quattrocentomila piccoli investitori italiani), lanciato nel 2005 dal governo Kirchner e respinto dal governo Berlusconi, sembra avviarsi al disgelo.

Le situazioni politiche ed economiche nei due paesi sono profondamente mutate negli ultimi nove anni. L’Italia riesce a stento a uscire dalla crisi del 2008 e dalle sue conseguenze. Ha bisogno come l’aria di far crescere il suo pil, altrimenti rischia di restare molto indietro rispetto agli altri grandi partner dell’Ue, e di vedere diventare cronici i gravi disagi sociali che oggi la colpiscono a causa del retrocesso economico subito da una parte importante della popolazione, rispetto agli standard di benessere europei. E per farlo, oltre a indispensabili riforme politiche ed economiche, ha bisogno di aumentare la sua presenza nei mercati esteri.

Dal canto suo l’Argentina, finita o comunque ridimensionata l’illusione del modello autarchico (che sembra fuori dalla realtà nel mondo globalizzato di oggi), frenata la spinta della crescita del pil a livelli “cinesi” e alle prese con l’inflazione crescente e con la caduta delle riserve valutarie, ha urgente bisogno di ossigeno, che in economia si chiama valuta pregiata. anche perché il governo sta percorrendo gli ultimi diciotto mesi di mandato, senza possibilità di rielezione per la Presidente, e quindi con un potere politico che si prevede in calo.

Dollari o euro che siano, gli investimenti arriveranno solo una volta che ci saranno le dovute garanzie. E queste potranno essere presentate solo se sottoposte alla supervisione del Fondo monetario Internazionale, e se si arriverà ad un accordo con i creditori del Club di Parigi. Due strutture diverse, ma dove comunque continuano a contare i paesi del vecchio G7, tra i quali c’è l’Italia. Per questo motivo il governo argentino sta facendo di necessità virtù e ha intrapreso a dialogare anche con l’Italia, aprendo spazi alla diffusione di incontri che c’erano anche prima, ma che non venivano diffusi.

Come è spiegato nell’articolo, la presenza a capo della Chiesa di Roma dell’argentino di origine italiana Jorge Bergoglio, ha contribuito non poco a questo revival.

Se il dialogo continuerà a svilupparsi, a intensificarsi, si potrebbe ben sperare in una ripresa nelle relazioni che vada al di la della cooperazione, per certi versi esemplare, nel campo scientifico, che durante tutti questi anni di silenzio, è stata comunque sempre attiva. a questo sta lavorando l’ambasciata in Buenos Aires, mettendo in atto i piani della Farnesina, con un intensificarsi di incontri con esponenti del mondo politico ed economico e con viaggi fuori da Buenos Aires, da parte dell’ambasciatore Teresa Castaldo, per prendere contatto con la variegata realtà argentina che, certo, non si limita alla sola Buenos Aires.

In definitiva, più che il frutto di una politica convinta nata dalla tradizionale vicinanza tra i due paesi, è la conseguenza dello stato di necessità delle due sponde dell’atlantico. ma tanto vale, perché in genere la politica internazionale si muove in base a interessi e non a sentimenti o ragioni sentimentali. andando i mesi si vedrà volontà e lavoro danno i risultati che si prefiggono, come è da augurarsi.

In questo quadro è assente la nostra comunità e sono assenti due tra i temi che ci riguardano, che oggi sono in testa ad un lungo elenco di questioni da tempo senza risposta.

I due temi sono il monumento di Colombo, donato dalla nostra collettività quasi un secolo fa e la questione della “pesificación” del pagamento delle pensioni INPS in Argentina.

Aggiungiamo poi la recente presentazione a Buenos Aires dell’Expo 2015, in occasione della missione in Argentina del Direttore generale per gli Eventi di Expo, Piero Galli, il quale ha sottolineato l’obiettivo di attrarre a Milano il maggior numero di visitatori, anche facendo leva sull’importante comunità italiana presente in molti paesi, tra cui in primo luogo l’Argentina. Alla riunione di presentazione che si è tenuta nel salone Benedetto Croce dell’Istituto Italiano di Cultura ed è stata organizzata dalla sede locale dell’Enit (Ente nazionale italiano per il turismo), mancavano proprio i rappresentanti della nostra comunità, tra cui quelli di Feditalia e di Fediba, che hanno sede presso il Palazzo Italia (come viene chiamata ora la sede del vecchio consolato) dove si trova l’Istituto. ma non sono stati gli unici non invitati. Per la verità non si capisce quale è stato il criterio per invitare, visto che mancavano, oltre ai citati, rappresentanti dei Comites e di federazioni regionali ed erano pochi i dirigenti di associazioni o di altri enti della collettività.

Un episodio che non è isolato e che ci porta a porre una domanda: la comunità italiana in Argentina, significa qualcosa nei rapporti italo-argentini? E’ un valore o è trascurabile? oppure è d’intralcio?

La domanda può essere ignorata dall’Ambasciata o dal Mae, e anche dalla politica argentina, che può, come avviene oggi, sostenere una visione del paese che non prende in considerazione i valori apportati dall’immigrazione italiana.

Ma se siamo una comunità che sostiene che il contributo dato dagli italiani alla costruzione di questo paese è stato determinante, se veramente siamo fieri dei circa tre milioni di italiani che, giunti in queste terre lungo oltre un secolo e mezzo, hanno lasciato una impronta che noi abbiamo sempre considerato indelebile, allora dobbiamo porci queste domande e cercarne le risposte.

Noi pensiamo che il contributo italiano è ancora da mettere in risalto, che la comunità è erede di quella storia gloriosa e quindi deve farla conoscere, allo società argentina, alle autorità di questo paese, alla politica italiana.

Ricuperare la fierezza delle nostre origini, della eredità italiana in argentina, ed essere consapevoli di essa, è necessario e utile, come abbiamo scritto altre volte, non solo per noi, ma anche per l’Argentina e per l’Italia. (Marco Basti – Tribuna Italiana /Inform)

marcobasti@tribunaitaliana.com.ar

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