ASSOCIAZIONI
Da “Solidali & insieme” n. 7 del 9 aprile 2018, foglio del Movimento Solidarietà e Progresso della Svizzera Orientale e del Liechtenstein
Secondo l’Istituto di ricerca Gottlieb-Duttweiler, gli svizzeri si spacciano talvolta volentieri per italiani. Alcuni invidiano il mondo dei secondos e perfino dei terzos
SAN GALLO – Improvvisamente, Felix M. proclama nel bel mezzo di un party giovanile per il suo compleanno, al culmine del generale divertimento: Hei, io sono comunque un Italo. E poi spiega che la sua bisnonna, a suo tempo, è immi-grata in Svizzera. Persino un “duro” dell’SVP (il partito anti-immigrati – di centro destra di Blocher) come Adrian Ansturz ha dichiarato in una trasmissione televisiva della SRF di avere nostalgia delle feste familiari celebrate in Italia: lui a capotavola e un lungo tavolo pieno di gente a pranzo o cena. Addirittura una pagina web “Heidgenoss” (confederati), viene cliccata da migliaia di giovani che rispondono al quesito. “ se uno svizzero facesse un test del DNA e scoprisse che è italiano al 3%, cosa farebbe?” La risposta è stata generalmente che sarebbe contento di essere un Italo , che potrebbe tifare ai mondiali anche per l’Italia, che potrebbe dire ai suoi amici “waffangulo” o “minkia” e che il suo nome è “Fabio e non Fabian !”. Un secondo di Basilea ha dichiarato sorridendo che alcuni suoi amici svizzeri si posano come “Italos” sebbene il loro italiano non vada oltre alle parole ciao, pizza e spaghetti! Un altro secondo di origine italiana e di professione barbiere-parrucchiere ha dichiarato in un’ intervista che parecchi ragazzini e adolescenti svizzeri chiedono di farsi tingere i capelli di nero o marron scuro, per essere maggiormente scambiati per “ ragazzi del sud”: pensano così di aumentare le loro possibilità di “dating” (appuntamento) con le ragazze coetanee. Le quali, a loro volta, vestono ultima moda italiana, usano rossetti rosso-brillante così come le ragazze che hanno incontrato nei luoghi di villeggiatura estiva in Italia. Oggi, l’origine italiana è sentita, non solo dai giovani, come un arricchimento poiché gli svizzeri tendono ad identificarsi con il lato più bello dell’italianità. Prima, venti o trent’anni fa, invece, gli italiani erano ritenuti degli immigrati scomodi e poco puliti, anzi spesso oltraggiati come “tschingge”. D’altronde basti osservare quel che avviene nella nostra città di San Gallo, quando un “party” è organizzato da qualche gruppo giovanile italiano: tantissimi giovani, moltissimi svizzeri poiché il divertimento è assicurato, addirittura orecchiette e spaghetti per tutti, arrivata la mezzanotte. Una ricercatrice sociale del GFS di Berna, J.Cloé, ha dichiarato nell’intervista: “È formidabile che al giorno d’oggi, si possa arricchire la compassata immagine dello svizzero con la gioia di vivere dell’italianità”.
Il direttore di ricerca dell’Istituto Duttweiler riconosce che il “fascino” dell’italianità sta soprattutto nella diametrale diversità con il cliché svizzero: gli italiani sono percepiti in Svizzera come passionali ma non organizzati, lo svizzero è invece ben organizzato ma piuttosto “freddo” nei sentimenti. “In Svizzera non ci sono miticomuni e monumenti di eroi, esistono piuttosto valori astratti come la neutralità la puntualità e la diversità linguistica. Gli svizzeri che si identificano con l’italianità vedono invece la passionalità, l’emozioni, la dolce vita, il calore della famiglia e del paese, il mangiar bene. Valori come la puntualità e l’organizzazione sono invece ritenuti freddi e distanti dalla percezione giovanile. Se gli svizzeri pensassero al loro passato, non penserebbero ad eroi e ardue
imprese, ma penserebbero alla vita di montagna, ai contadini, che sono immaginazioni alla Heidi, come la cioccolata, il formaggio, gli orologi e le banche”. (Rolando Ferrarese – Solidali & Insieme /Inform)