ITALIANI ALL’ESTERO
FIRENZE – Sono arrivati dall’Argentina, dall’Uruguay e dall’Australia, altri da Brasile e dal Cile. I loro nonni, genitori e bisnonni venivano invece da Anghiari e Massarosa, da Montecatini e Pistoia, da Camucia, Zeri, Coreglia, Gallicano o l’Elba e qualcuno ha ancora lì parenti. Sono i giovani toscani del mondo ospiti stamani a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, ventisette ragazze e ragazzi da diciotto e trentacinque anni.
Hanno vinto una borsa di studio: un mese all’Università per stranieri a Siena i quindici più piccoli, stage aziendali gli altri, dal mondo dei gioielli alla moda, dal marketing e il turismo alla cucina, dalla grafica all’architettura. Sono venuti per visitare la terra dei nonni, imparare meglio l’italiano e fare esperienza: molti vorrebbero, se possibile, rimanere. E la Regione, assieme a Toscana Promozione, mira a farne punto di riferimento all’estero per meglio far conoscere i prodotti toscani, contatti utili anche per le aziende che vogliano allargare i propri confini e mercati.
“E’ un’idea in cui abbiamo iniziato a credere tre anni fa” ricorda il vice presidente vicario dei toscani all’estero Nicola Cecchi, a Firenze avvocato di professione, da tre anni in questo incarico e in fondo anche lui un po’ toscano nel mondo, per il nonno emigrato in Brasile e i due trascorsi a lavorare a Cuba. ”
“Vorremmo – spiega – che i corsi di lingua e cultura e gli stage in azienda con le borse Mario Olla possano diventare occasioni di lavoro. Non è semplice, ma a volte è già capitato. Vorremmo fare di questi ragazzi ambasciatori della nostra terra e di quello che qui si produce”. Semplice neppure questo, ma sembra funzionare. Il prossimo progetto in cantiere riguarda “Vetrina Toscana” e l’agroalimentare, da esportare in Brasile e Sudamerica. Keith Cheli Kanasawa, giovane presidente dell’associazione “Giovani Cuori” di San Paolo, mamma garfagnina e per l’altra metà giapponese, qui in Toscana a fare un’esperienza da cuoca, sarà una dei referenti.
“Per un mese mi sono sentita una toscana vera. E’ diverso da quando una fa la turista” confessa Hebe Maria Piattelli, educatrice fisica in Argentina. Toscani per un mese e toscani poi per sempre, orgogliosi di esserlo e far conoscere ad altri la propria regione e i suoi prodotti. E’ questo lo spirito che spiega perché la Regione impegni, convinta, tante risorse e tempo per questo progetto, nato negli anni Settanta quando si tentarono di riannodare i tanti fili di un’emigrazione iniziata nell’Ottocento e poi proseguita nel dopoguerra.
Tante storie. Come quella di Facundo, ventitre anni argentino che indossa orgoglioso una felpa della Fiorentina (ma accanto a lui c’è anche chi tifa Juventus). Come Daniel Pierotti, diciotto anni e già presidente dei giovani toscani di Melbourne. Come Florentia, nome certo non scelto a caso, che ancora in Argentina si è laureata in architettura e già lavora in uno studio ma vorrebbe rimanere in Toscana. Come Carla, italo brasiliana, laurea in giornalismo negli Stati Uniti e che vorrebbe anche lei: protagonista, nelle scorse settimane, della prima di tre puntate che Rai International ha voluto dedicare ai toscani nel mondo. Come Christian, ingegnere gestionale che ha fatto uno stage a Prato in un’azienda che produce freni a disco. Come Evelyn, disegnatrice di abiti argentina, per quattro mesi anche lei in un’azienda a Prato.
“Dal vero la Toscana è sicuramente più bella che in foto” confessa Boris Basso Benelli che arriva dal Cile. Maria Julia Diaz a Buenos Aires aveva aperto quattro anni fa anni un ristorantino: specialità argentine ma anche toscane, con le ricette della nonna, e immancabili i cantuccini di Prato, da dove la famiglia è partita. Ora dopo esser venuta in Toscana per questo stage (da cuoca naturalmente) il ristorante l’ha chiuso e vorrebbe disperatamente rimanere qui. (Walter Fortini /Inform)