ASSOCIAZIONI
Finanziata dalla Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo
ROMA – E’ stata presentata online la ricerca “Emilia Romagna altrove: storie, caratteristiche, dinamiche dell’emigrazione piacentina nel mondo”: uno studio condotto dall’Università Cattolica del Sacro Cuore finanziato dalla Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo e realizzata in collaborazione con il Laboratorio di Economia Locale. La Vice Presidente della Consulta Marilina Bertoncini ha aperto e moderato i lavori spiegando in cosa consista questa ricerca: si tratta di un’indagine statistica nata a partire dalle interviste a cittadini piacentini sparsi per il mondo e legati in qualche modo all’ambiente associativo. Il momento clou della ricerca è probabilmente proprio nella raccolta delle storie di vita dei piacentini nel mondo. Valentina Stragliati, Vicepresidente della Consulta, ha espresso soddisfazione per progetti come questo “che hanno l’importanza di fornirci elementi sulla comunità piacentina, la quale ha avuto una storia emigratoria rilevante e le storie di vita sono quelle che meglio restituiscono le vicende della nostra emigrazione”, ha commentato Stragliati. Giovanni Piazza, Presidente dell’Associazione Piacenza nel Mondo, ha parlato dell’attaccamento alle istituzioni e del ruolo dei giovani per l’attività svolta dalla Consulta anche per creare un cambio generazionale e motivare ancor di più proprio i giovani. “Le statistiche sono fondamentali e vanno trasmesse ai giovani per far conoscere al meglio il fenomeno emigratorio”, ha aggiunto Piazza.
Sono stati i ricercatori che hanno condotto la ricerca a spiegare la struttura dell’indagine campionaria effettuata. Paolo Rizzi ha, a sua volta, rimarcato come la parte più bella dello studio siano le storie di vita. “Abbiamo uno spaccato di piacentini in Argentina, New York, Londra e Parigi. Oggi la nuova emigrazione viene da aree ‘ricche’ e non si è più alla ricerca della sussistenza; oggi i giovani vanno a studiare oppure a cercare nuove realizzazioni professionali. La prima emigrazione ha invece ormai un radicamento nel territorio, mentre i nuovi emigrati non riescono sempre ad essere intercettati dalle associazioni”, ha spiegato Rizzi. Davide Marchettini ha parlato dei dati dei flussi migratori menzionando i numeri dell’Aire 2009-2018 e quelli dell’Istat 2002-2018: da ricordare che tra Aire e Istat non c’è però generalmente una perfetta sincronia proprio per il numero di connazionali che non si registrano all’anagrafe estera. “La differenza tra le due fonti è che l’Aire prende in considerazione la somma cumulata degli emigrati mentre l’Istat mostra i dati del flusso annuale”, ha precisato Marchettini. Al 2018 le prime dieci province italiane per peso della percentuale emigratoria erano: Enna, Udine, Agrigento, Isernia, Vibo Valentia, Potenza, Caltanissetta, Campobasso, Avellino e Belluno. Le prime dieci province per variazione degli iscritti Aire erano invece: Lodi, Trento, Monza-Brianza, Mantova, Pavia, Cremona, Reggio Emilia, Bologna, Lecco e Milano. In provincia di Piacenza, in particolare, il record negativo registrato nel 2020 rispetto agli iscritti Aire spetta a Morfasso (con una percentuale addirittura del 104,4%). In realtà è l’intera Provincia di Piacenza ad avere numeri molto alti: nel range temporale 2010-2018 la variazione di trasferimenti di residenza (secondo i dati Istat) è del 113,9%; la maglia nera qui spetta a Reggio Emilia con un 189,9% nello stesso arco temporale; la variazione più bassa a livello regionale è di Parma con ‘appena’ il 36,7%.
Silvia Magistrali ha parlato delle rilevazioni tramite questionario: ossia dell’indagine campionaria su vecchia e nuova emigrazione. Il confronto è avvenuto tra nuclei di emigrati prima degli anni ’80 e quelli dell’emigrazione post anni ’80: 215 sono gli intervistati, di cui 169 della vecchia emigrazione e 49 della nuova emigrazione. La maggioranza delle risposte è pervenuta dall’Europa, a seguire Nord America e Argentina. Ci si è soffermati su quali difficoltà vengano incontrate nell’emigrazione tra integrazione, rapporto con la pubblica amministrazione locale, partecipazione attiva alla vita politica e sociale del Paese di residenza, apprendimento della lingua. La vecchia emigrazione risulta aver avuto più difficoltà per l’apprendimento della lingua, mentre la nuova emigrazione dimostra di non avere tra i propri punti di forza un buon rapporto con la partecipazione politica. Un confronto, stavolta congiunto, è stato fatto per la valutazione tra l’Italia e il Paese di residenza: qui l’Italia vince nella percezione generale di sicurezza e qualità della vita, l’istruzione e la sanità mentre perde molto nel campo delle opportunità lavorative e della retribuzione così come in quello del sistema economico e politico. Barbara Barabaschi ha parlato della questione già richiamata del legame con le associazioni rappresentative da parte delle persone emigrate. Marcelo Carrara, consigliere CGIE-Argentina e dell’Associazione Nuove Generazioni Terra di Mar del Plata, ha invitato a riflettere, quindi ad analizzare e valutare questo progetto, che è il risultato del lavoro di un’intera squadra. Carrara ha tenuto a ringraziare tutte le istituzioni che hanno reso possibile questo lavoro. Ha chiuso la presentazione Gianfranco Coda, membro dello staff della Consulta. (Simone Sperduto/Inform)