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Dossier Statistico Immigrazione, presentata la trentesima edizione: un richiamo all’Italia a cambiare rotta sulle politiche migratorie

MIGRANTI

ROMA – Trentennale del Dossier Statistico Immigrazione del Centro Studi Idos, in partenariato con il Centro Studi Confronti, con presentazione online e ringraziamenti che sono andati al fondo 8×1000 della Chiesa Valdese, che contribuisce da tempo alla realizzazione e alla diffusione del dossier come ha ricordato Luca Di Sciullo, Presidente di Idos. Un pensiero è andato alla figura di Don Luigi Di Liegro, ma anche a due persone venute a mancare proprio in questo 2020 come Lidia Pittau e Andrea Stuppini: “due splendidi testimoni che abbiamo avuto per anni vicini”, ha ricordato Di Sciullo. Claudio Paravati, Direttore del Centro Studi Confronti, ha parlato di “uno strumento ricco e poderoso, un volume di dati che da 30 anni in Italia è la stella polare per chi ragiona sui problemi dell’immigrazione”.  Cosa avviene all’interno dell’area Schengen? Secondo Eurostat all’inizio del 2019 ben 41 milioni erano gli stranieri residenti nell’Ue ossia circa l’8% dell’intera popolazione europea: di questi, 18 milioni erano cittadini comunitari residenti in un Paese diverso da quello di origine o di cittadinanza. Nel 2019 sono stati oltre 5 mila i migranti deceduti nel mondo nei cosiddetti ‘viaggi della morte’ ossia nel tentativo disperato di attraversare confini: a questi si aggiungono gli ulteriori 1700 deceduti tra gennaio e settembre 2020. Il Mediterraneo è poi teatro non meno drammatico per un fenomeno migratorio, tra l’altro sovrastimato nelle cifre: tuttavia drammatico lo è soprattutto nella lingua d’acqua salata che separa l’Italia dalla Libia dove esiste una zona di mare controllata dalla guardia costiera libica, finanziata dall’Italia e dal’Ue, con il compito di fermare i migranti e riportarli nei campi di detenzione libici da cui erano fuggiti per il trattamento subito.

Da Di Sciullo è stato criticato sia il contributo dato dall’Italia alla costituzione delle guardia costiera libica, sia la stessa adozione di navi quarantena da parte del nostro Paese. Quindi verso i migranti, secondo Di Sciullo, c’è anche tutto un sistema politico o massmediatico che contribuisce a creare lo stereotipo negativo oppure a trovare in queste persone il capro espiatorio di qualunque cosa accada. “Si demonizza il capro espiatorio facendolo divenire il portatore di tutti i mali che affliggono la società”, ha spiegato Di Sciullo che per l’Italia ha lamentato inoltre la mancanza ultradecennale di una programmazione attenta agli ingressi regolari per motivi di lavoro: “questa mancanza, congiunta all’abolizione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari stabilita dal decreto sicurezza del 2018 e altresì congiunta alla politica dei respingimenti e dei porti chiusi, ha concorso in modo strutturale a produrre irregolarità tra gli immigrati”, ha Di Sciullo. A questo si aggiunge il problema del vulnus giuridico atavico per quelle seconde generazioni che, non potendo in diritto e de facto usufruire di uno Ius Soli o di uno Ius Culturae, sono sostanzialmente stranieri nel Paese in cui sono nati o cresciuti: e quel Paese è l’Italia. “La natalità in Italia è al punto più basso nell’ultimo secolo e i giovani italiani hanno ripreso da diversi anni ad emigrare: in un paese come questo noi contiamo ancora 800 mila nati in Italia, che vivono e studiano o lavorano qui, che non hanno la cittadinanza italiana per una legge antiquata di 28 anni fa che nessun governo né di destra né di sinistra ha voluto mai riformare”, ha evidenziato con forza il Presidente Idos mettendo a nudo le mancanze in questo ambito della politica. Nel 2019 in Italia si registravano 5 milioni e 300 mila residenti stranieri con leggeri aumenti rispetto agli anni precedenti a fronte di quell’inverno demografico e di quella emergenza emigratoria italiana che hanno visto negli ultimi cinque anni una diminuzione di mezzo milione di residenti. Tra questi i più rappresentativi sono i cittadini romeni, seguono albanesi, marocchini, cinesi e ucraini.

Nancy Porsia, giornalista freelance esperta in inchieste su Medio Oriente e Nord Africa, ha illustrato le tragedie del mare che sono avvenute soltanto nell’ultima settimana e hanno portato alla morte di numerosi migranti. Lo scrittore Marco Omizzolo ha parlato di questioni determinanti per le democrazie ossia quelle dei diritti umani. “Bisogna dismettere gli attrezzi arrugginiti della discriminazione e della xenofobia che spesso sono diffusi anche a livello mediatico costruendo invece politiche che diano un contributo reale per far uscire queste persone dalla ghettizzazione e dallo sfruttamento”, ha denunciato Omizzolo. La scrittrice Igiaba Scego ha ricordato come “l’immigrazione per molto tempo sia stata un’ossessione pur di non diventando ancora una narrazione”, evidenziando come gli anni 2000 abbiano tradito nella realtà dei fatti quel cambio di passo epocale che sarebbero stato necessario nella mobilità globale e nello specifico per quanto avviene in Italia. “Oggi sappiamo che ci sono più italiani che vanno all’estero di quanti non siano i migranti che invece arrivano in Italia: una cosa che non si dice mai è che, tra chi va via dall’Italia, ci sono anche molti figli di immigrati. Questo Paese non li ha valorizzati e stiamo perdendo una battaglia come Sistema Paese”, ha sottolineato Scego quale italiana figlia di migranti somali sentendo la politica come un qualcosa di distante rispetto a queste tematiche. Don Pierpaolo Felicolo, responsabile del servizio migranti della Diocesi di Roma e del Lazio, ha sottolineato il concetto di “cammino di civiltà: oggi abbiamo vissuto un momento alto con dei dati concreti sull’immigrazione, dati diversi da quelli che di solito si sentono con un’informazione sana, corretta e rispettosa”, ha spiegato Felicolo respingendo con forza la disinformazione basata sovente su demagogia e luoghi comuni e menzionando il messaggio di fratellanza universale racchiuso in “Fratelli Tutti” di Papa Francesco. (Simone Sperduto/Inform)

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