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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Covid, il virologo Fabrizio Pregliasco intervistato dall’emittente italiana London One Radio

MEDIA ITALIANI ALL’ESTERO

 

LONDRA – Il virologo Fabrizio Pregliasco, Direttore Sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, è stato intervistato da London One Radio, stazione radiofonica italiana a Londra, sul tema riapertura scuole, uso della mascherina, discoteche chiuse in Italia e stato di avanzamento delle ricerche sui vaccini. Si è quindi parlato dei temi più caldi dell’attualità e di quest’ultimo scorcio di estate, ma anche della questione Covid in senso più ampio con uno sguardo all’evoluzione della ricerca e dei metodi di contrasto alla diffusione del virus. Il problema delle scuole è comune sia in Italia che in Inghilterra. Da London One Radio hanno ricordato come il Premier britannico Boris Johnson, con il suo team di esperti, abbia ritenuto basso il rischio di contagio nelle scuole mentre secondo l’OMS l’allerta resterebbe alta con la riapertura dell’anno scolastico. E’ giusto e sicuro riaprire le scuole? “Le scuole, a Londra come a Milano o altrove, devono essere aperte perché bisognerà convivere con questa situazione e saperla gestire. Lì dove necessario bisognerà magari sfruttare al meglio la didattica a distanza e in modo più organizzato. La riapertura delle scuole sarà comunque uno stress test rispetto ad un rischio concreto. In Germania, dove sono state già riaperte, c’è stata l’insorgenza di nuovi casi e quindi non sappiamo cosa succederà; tuttavia gli Stati hanno il diritto-dovere di affrontare la questione con grande attenzione. Le forme influenzali comuni ci saranno e, come ogni anno, saranno diffusive e di questo bisognerà tenerne conto anche da parte dei genitori”, ha spiegato Pregliasco.

“Per il resto si tratta di mediazioni di fattibilità quanto più realistiche: sappiamo che lo stesso distanziamento di un metro è in realtà una mediazione perché le goccioline nell’aria possono arrivare anche ad un metro e ottanta o addirittura a due metri. Gli stessi scuolabus andrebbero gestiti con una giusta spaziatura e quindi con una riduzione della capienza. Sappiamo che un cosiddetto ‘contatto stretto’ è tale quando si sta a meno di un metro, senza mascherina e per più di quindici minuti: quindi, con le mascherine e per un percorso di breve durata, il tutto si dovrebbe considerare accettabile”, ha sottolineato Pregliasco parlando degli scuolabus ma ricordando più in generale che i bambini sono tendenzialmente asintomatici – benché con cariche virali potenzialmente importanti – e che quindi con loro è più difficile determinare un rischio di contagio da Covid. Sull’uso della mascherina in generale, anche nel Regno Unito ci sono diverse fazioni. “La mascherina è un elemento complementare ma non uno scudo totale”.

Sui giovani e le discoteche, che adesso in Italia sono state chiuse dopo l’emersione di diversi casi, è stato accennato come invece nel Regno Unito le discoteche siano sempre rimaste chiuse anche dopo il lockdown. Dovrebbero quindi restare chiuse in Italia, dopo il tentativo di riaprirle? “Il lockdown non ha una sua scientificità assoluta – ha spiegato Pregliasco – ed è la prima volta al mondo che su scala macroscopica si applica una cosa del genere. Alla base c’è l’idea che meno occasioni di contatto ci sono e meglio si sta. Poi però nella realtà si deve fare una mediazione tra il realistico, il realizzabile ed il desiderabile. E’ stato un tentativo, frutto di mediazione, che in questa fase ha però mostrato come andare in discoteca significhi assembrarsi. E’ chiaro che questa chiusura colpisce tutta una filiera di lavoro e di attività, calpestando interessi economici. Sarà necessaria una pianificazione futura sulla base di un monitoraggio costante dell’andamento epidemiologico, perché questo virus ci terrà compagnia per un po’”, ha commentato Pregliasco ricordando come quella che stiamo vivendo è una fase sicuramente diversa dalla prima ondata dell’inverno appena passato.

“Ora stiamo identificando una parte importante di queste infezioni, che sono per lo più banali dal punto di vista clinico soprattutto nei giovani. Rispetto alla prima fase siamo in grado adesso di mantenere bassa la diffusione e di controllare i focolai senza avere lo stress del sistema sanitario e delle terapie intensive”, ha spiegato Pregliasco richiamando i media ad un utilizzo corretto dell’informazione senza creare allarmismi o dare spazio agli opposti estremismi che si fronteggiano sul terreno del Covid. Il messaggio è dunque cercare di trovare un medium tra il non sottovalutare i numeri e il virus ed il non essere però troppo pessimisti. Sui vaccini Pregliasco ha ricordato le sperimentazioni di Russia e Cina – delle quali tuttavia non si saprebbe nello specifico molto allo stato attuale benché si parli di ricerche avanzate-  perché un vaccino per essere applicato su una macroscala necessita di tutto il tempo necessario. Senza contare naturalmente la concorrenza, perché ci sono diversi progetti di ricerca anche in campo europeo: c’è per esempio una collaborazione italo-inglese per lo studio di un vaccino che è ad un livello molto avanzato. “Per avere un vaccino effettivamente a disposizione credo che servirà almeno tutta la metà del prossimo anno”, ha sottolineato Pregliasco ricordando in ultimo le sperimentazioni partite da pochi giorni allo Spallanzani di Roma. “Sono interessanti l’approccio e la metodologia di questa ricerca che sta per essere valutata in questa sua fase iniziale”, ha commentato Pregliasco definendo infine interessante anche un’altra ricerca, quest’ultima condotta dagli specialisti di Oxford con un approccio tecnologico che sfrutta le nuove scoperte nel settore della biologia molecolare. (Simone Sperduto/Inform)

 

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