CAMERA DEI DEPUTATI
(Fonte immagine Camera dei Deputati)
ROMA – Presso l’Aula della Commissione Esteri, il Comitato permanente sugli italiani nel mondo ha svolto, in videoconferenza, l’ audizione informale di un rappresentante del Comites di Londra, sulle attività relative alla tutela degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare nella nuova fase apertasi con la Brexit. Dopo l’introduzione del Presidente del Comitato Simone Billi, che ha sottolineato l’esigenza di reagire dalle sfide poste dalla Brexit tutelando i cittadini italiani presenti nel Regno Unito, il Consigliere del Comites di Londra Dimitri Scarlato ha illustrato le principali questioni relative ai cittadini italiani residenti nel Regno Unito riguardanti le nuove normative legate alla Brexit. “Darò prima – ha esordito Scarlato – un quadro della situazione legata alla ‘EU Settlement Scheme’, lo schema messo in piedi dal Regno Unito per permettere la registrazione legale ai cittadini europei dopo la Brexit. Lo schema è stato avviato prima dell’uscita ufficiale del Regno Unito dall’Unione Europea, per permettere all’ingente numero di cittadini europei di registrarsi, e ci sono due schemi: il primo è il pre-settled status che sarebbe la residenza temporanea, ossia coloro che non hanno ancora acquisito cinque anni di residenza; il secondo si chiama il settled status” equivalente ad un permesso di soggiorno permanente e concesso a coloro che hanno vissuto almeno cinque anni nel Regno Unito. Quello che è emerso nel corso degli anni – ha rilevato Scarlato – è che le persone in possesso del pre-settled status, che avevano soltanto cinque anni di residenza e di diritti, per poi dover convertire questo documento temporaneo in quello definitivo del settled status. In Proposito molte organizzazioni sul territorio di cittadini europei, tra cui anche noi del Comites, hanno fatto presente alle autorità inglesi le difficoltà di molti cittadini incontrate durante il periodo del Covid. Nonostante le eccezioni concesse dall’Home Office, questi ha deciso che, se al termine dei cinque anni la persona non avesse fatto un’ulteriore domanda per convertire il permesso da temporaneo a permanente, questi cittadini avrebbero perso tutti i diritti”.
Scarlato ha poi segnalato il lavoro portato avanti dalle organizzazioni sul territorio insieme all’IMA (Independent Monitor Authority) da cui è scaturita poi la sentenza, emessa a dicembre 2022, dell’Alta Corte di Londra la quale afferma che “non si perde più il diritto a rimanere nel Regno Unito, alla scadenza dei cinque anni se non si è fatto in tempo una nuova domanda”. “Questo – ha spiegato Scarlato – ha portato, per fortuna, a delle conseguenze positive. Dal settembre 2023 al termine dei cinque anni del pre-settled status, esso viene esteso di altri due anni, cosicché si hanno sette anni e si ha tempo dunque di fare una nuova domanda. Inoltre, grazie a questa sentenza, è stato inoltre deciso che l’Home Office, a partire dal 2024, verificherà in quali casi può automaticamente convertire il permesso temporaneo in permesso permanente”.
Scarlato ha poi richiamato l’attenzione sul fatto che l’EU Settlement Scheme adottato dal Regno Unito sia un sistema prettamente digitale per cui “noi non abbiamo alcun documento fisico che provi che noi abbiamo il diritto di rimanere in UK”, ma “dobbiamo sempre provarlo attraverso il nostro account online d’immigrazione”. Sul sistema digitale Scarlato ha segnalato alcune problematiche soprattutto per le persone anziane: “Noi abbiamo una grande comunità di italiani, che sono venuti qui negli anni ’50 o ’60, e di conseguenza loro non sono molto digitalizzati e nonostante l’aiuto dei vari Comites, dele organizzazioni e dei patronati sul territorio non tutti sono stati in grado di presentare la domanda da soli e soprattutto non sanno come dimostrare di avere il permesso permanente”. Segnalato da Scarlato sia l’adempimento volto ad aggiornare la propria posizione online dell’EU Settlement Scheme quando si rinnova il passaporto, sia la prossima realizzazione di una campagna informativa volta a far saprese che ci sono altre due anni per la presentazione della domanda dello settled status.
Per quanto riguarda l’assicurazione sanitaria Scarlato ha poi sottolineato che, grazie all’accordo di recesso, “noi europei possiamo ancora fare domanda per la European Health Insurance Card. E’ dunque possibile per chi abbia il pre-settled status o il settled status fare domanda ed avere assistenza sanitaria”. Ricordato inoltre che i connazionali in possesso della European Health Insurance Card hanno diritto Pad accedere alla sanità italiana. Per quanto riguarda l’utilizzo della carta d’identità per viaggiare nel Regno Unito, Scarlato ha rilevato come questo sia consentito ai cittadini in possesso di permesso temporaneo o permanente fino a 31 dicembre 2025, mentre per i cittadini non in possesso di tali documenti non è più consentito.
A seguire il Presidente Billi (Lega – ripartizione Europa), dopo aver fatto i complimenti per il lavoro svolto dai Comites, ha chiesto come si pongano gli anziani inglesi rispetto all’avanzato sistema digitale inglese e di sapere come si possano aiutare i connazionali che vivono da tanti anni nel Regno Unito e si sono visti rifiutare le domande per il settled status. La Deputata Federica Onori (Movimento 5 Stelle- ripartizione Europa) ha invece domandato come si possano supportare i connazionali over 65 per superare le problematiche legate al gap digitale, magari attraverso l’apertura di uffici o con linee telefoniche dedicate. Rilevata dalla deputata anche l’importanza delle condivisioni delle buone pratiche fra i vari Comites. In sede di replica Scarlato ha rilevato come il sistema inglese sia più informatizzato anche se molto più semplice. Il consigliere dopo aver ricordato che gli anziani britannici non devono fare fronte agli stessi adempimenti degli italiani, ha sottolineato come questi casi di rifiuto, “si stiano verificando con maggiore frequenza in questi ultimi mesi”. Secondo Scarlato per agevolare gli italiani nel Regno Unito servirebbe “un po’ di pressione politica, un po’ di lobbying”, anche per chiedere all’Home Office maggiore flessibilità. Per aiutare le fasce di popolazione più anziana, il suggerimento di Scarlato è quello di fornire loro documenti fisici e non digitali, anche se la problematica non riguarda solo questa fascia d’età. Per quanto concerne la collaborazione fra Comites Scarlato ha ipotizzato la creazione di un Intercomites europeo. (Alessio Mirtini- Inform)