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Bois du Cazier, il ricordo della tragedia nel libro di Emanuele Corocher “Morire a Marcinelle” presentato dalla Sociedad Italiana “Las Tres Venecias”

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MAR DEL PLATA – “Morire a Marcinelle. Storia di un minatore italiano” è il libro scritto nel 2017 da Emanuele Corocher e presentato in occasione della Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo, coincidente per data con il ricordo della tragedia di Marcinelle. L’evento dell’8 agosto scorso, in videoconferenza, è stato ideato dalla Sociedad Italiana “Las Tres Venecias” de Mar del Plata: l’organizzazione fondata in Argentina il 4 novembre 1954 per raccogliere i nativi e i discendenti del Triveneto. E’ stata una conferenza che ha attirato l’interesse di diverse associazioni italo-argentine, come ha sottolineato in apertura lo stesso Marcelo Carrara (Consigliere Cgie – Argentina) che ha ricordato con un suo pensiero non solo questo 64° anniversario della tragedia delle miniere di Bois du Cazier ma anche la data del 2001, ossia l’anno che ha ufficializzato la ricorrenza della Giornata nazionale del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.

Il pensiero di Marcelo Carrara, in video con la consueta bandiera albiceleste alle spalle, è andato al suo Paese di residenza, che ha un legame strettissimo con l’amata Italia: “quell’Argentina che è stata in buona parte costruita da mani italiane, mani che hanno davvero portato il lavoro italiano nel mondo”, ha commentato leggendo alcuni passi toccanti del libro di Corocher che ben inquadrano il contesto lavorativo e lo sfruttamento di quelle persone, a mille metri sotto terra in una miniera di carbone. “Marcinelle: una picozza, una pala, un elmetto con un lume che non illumina nulla. Cunicoli di mezzo metro di altezza scavati a mano anche a testa in giù, con il sangue che batte nella testa e inizia a far male da non poterne più. Tunnel puntellati e gallerie di collegamento da attraversare ad una temperatura compresa tra i 40 ed i 60 gradi”, questo insomma lo scenario infernale in cui si lavorava nelle miniere di Marcinelle, dove le misure di sicurezza erano scarse e dove vivevano fra mille difficoltà anche gli animali da lavoro come i cavalli, usati per trainare i carri che trasportavano il materiale scavato. Mariano Gazzola (Vicesegretario generale Cgie per l’America Latina) ha evocato il sacrosanto principio per cui “nessuno dovrebbe mai morire mentre lavora e bisogna ricordare cosa sia stato il lavoro italiano nel mondo; ancora oggi, quando si parla di emigrazione, si dovrebbe inoltre considerare la partenza come una scelta”, ha spiegato Gazzola ricordando come purtroppo molti connazionali partano tuttora dall’Italia alla ricerca di un futuro migliore ma, troppo spesso, non per libera scelta bensì per necessità.

Emanuele Corocher ha quindi parlato di questo suo libro che è nato raccogliendo testimonianze e documenti. Il libro sconfina tra l’impostazione di un saggio storico e quello di un romanzo nel trattare la vita del soldato Giuseppe Corso – cui è dedicata l’opera – che riesce a salvarsi dalla fucilazione da parte dei titini in Jugoslavia e ritorna in Italia una volta finita la guerra. Spera di essere utile alla ripresa del suo Paese e così, negli anni ’50, parte con tanti altri connazionali alla volta del Belgio per lavorare come minatore: sarà una delle 262 vittime di Marcinelle. Uomini da far lavorare nelle miniere in cambio di carbone: questo era di fatto l’accordo tra Belgio e Italia in un’epoca in cui la sicurezza ed i diritti sul lavoro erano un miraggio. Il protagonista del libro non era solo un semplice operaio ma combatteva in prima persona per la sicurezza sul posto di lavoro. Il sacrificio di queste persone – questo è il messaggio che intende lanciare l’ottimo lavoro di Corocher – è servito ai posteri per poter lavorare sicuramente in condizioni più umane e dignitose. “Verso le 8 del mattino la volta celeste sopra Bois du Cazier fu oscurata dal fumo nero mentre nelle viscere della terra si consumava il dramma: l’insicurezza e l’abbandono si sarebbero trasformati in tragedia”, queste le parole usate dall’autore parlando della vicenda del protagonista del libro e degli altri minatori di Marcinelle. E’ una storia dolorosa che è stata raccontata anche in alcune scuole in Italia e ha trovato l’interesse delle giovani generazioni, secondo quanto riferito dallo stesso Corocher. Non è preclusa in futuro la possibilità di portare questa vicenda nelle scuole al di là dell’Oceano. “Qui a Mar del Plata tutto è possibile per avvicinare l’italianità alle scuole”, è stato il commento conclusivo di Marcelo Carrara. (Simone Sperduto/Inform)

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