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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Aperta la sesta edizione del forum Mediterranean Dialogues, Di Maio e Sereni tra strategie nel ‘Mediterraneo allargato’ e protezione dei diritti dei minori nelle aree di conflitto

MED 2020

ROMA – Si è tenuta a Roma la sessione di apertura della sesta edizione del forum Mediterranean Dialogues (MED) 2020 in programma dal 25 novembre al 4 dicembre, organizzato dall’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e dal Ministero degli Affari Esteri in collaborazione con la Commissione europea. I saluti introduttivi sono giunti da Giampiero Massolo, Presidente Ispi, parlando di sicurezza e prosperità condivise, gestione dei flussi migratori, difesa di cultura e società civile. Massolo ha parlato quindi di contrasto all’immigrazione illegale promuovendo altresì l’inclusione con politiche che non emarginino nessuno; ha anche menzionato la questione delle opportunità derivanti dalla transizione energetica. Il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha ricordato come negli ultimi cinque anni Roma sia tornata al centro della riflessione sui temi che riguardano il Mediterraneo. “Quattro sono i pilastri tematici dei dialoghi sul Mediterraneo: prosperità condivisa, migrazioni, sicurezza condivisa, cultura e società civile. Si tratta di temi che si sono sovrapposti ai fattori di criticità e ne è emerso un quadro di fragilità per il cosiddetto Mediterraneo allargato”, ha commentato Di Maio sottolineando come a crisi endemiche e ideologiche di lungo periodo in alcuni Paesi si siano aggiunte nuove crepe causate dai mutamenti negli scenari geopolitici di più ampio respiro. E’ il caso per esempio della Libia “dove è necessario assicurare unità, integrità e sovranità del Paese attraverso una soluzione politica che vada a beneficio della popolazione libica”, ha aggiunto Di Maio ricordando il cessate il fuoco nel solco degli accordi di Berlino e sotto l’egida delle Nazioni Unite. Il Ministro ha menzionato la riunione a Tunisi del foro di dialogo politico libico dove sono state assunte decisioni importanti: “ora c’è una ‘road map’ verso la soluzione complessiva della crisi con la creazione di un’autorità rappresentativa e con il traguardo fissato a dicembre 2021 per delle libere elezioni”. Uno sguardo è andato anche alla Turchia dove l’Italia e l’Ue hanno chiesto ad Ankara di astenersi da iniziative unilaterali e di cooperare affinché si mantenga una situazione di sicurezza nell’area. Anche la questione ormai ultra decennale tra Israele e Palestina può avere ripercussioni importanti sulla stabilizzazione e la normalizzazione del Medio Oriente. “Per assicurare una pace duratura nell’intera regione resta fondamentale riprendere il processo di pace israelo-palestinese con negoziati diretti tra le parti che portino a una soluzione a due Stati, giusta e praticabile ed in linea con il diritto internazionale”, ha aggiunto Di Maio il cui pensiero è andato anche alla Siria, allo Yemen e al Corno d’Africa. Il Viceministro degli Esteri, Marina Sereni, ha parlato quindi del problema della protezione dei minori nelle aree in cui ci sono conflitti armati: la necessità di instaurare un dialogo mediterraneo sui diritti del bambino. “Il nostro obiettivo deve essere proteggere le persone più fragili e coloro che vivono in condizioni di maggiore vulnerabilità: chi è più fragile dei bambini nelle aree di conflitto armato?”, ha invitato alla riflessione Sereni sottolineando che l’approccio italiano su questi temi si baserà sulla multilateralità e sulla cooperazione ad ampio raggio. “Per i bambini si tratta di violenze non solo fisiche ma anche psicologiche nello sviluppo di persone che vivono in contesti sociali già di per sé fragili. Non ci sono solo i conflitti armati tuttavia perché spesso i bambini sono coinvolti anche nel traffico di essere umani, nella riduzione a schiavitù e nelle violenze sessuali come la prostituzione e le mutilazioni degli organi genitali”, ha aggiunto il Viceministro ricordando che quest’anno ricorre tra l’altro il ventesimo anniversario del primo protocollo della Convenzione sulla protezione dei diritti del bambino.

Virginia Gamba, Rappresentante del Segretario Generale delle Nazioni Unite per i Bambini, ha parlato di situazioni a rischio per i minori in Africa, in particolare in Paesi come la Libia, o in aree dove i conflitti perdurano da più tempo come l’Afghanistan: il tutto reso ancor più duro dalla crisi pandemica in corso. “Anche la recrudescenza della povertà dovuta al lockdown è un fattore di rischio”, ha posto in evidenza Gamba. Inger Ashing, Ceo di Save the Children International, da rispettata attivista per i diritti dell’infanzia e le politiche giovanili, già Direttrice Generale del Global Child Forum, ha rafforzato la tesi della necessità di fermare le guerre che coinvolgono i minori in tutto il mondo e, nello specifico, in alcune zone dell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Veronique Aubert, Copresidente della Global Coalition to Protect Education from Attack, ha ricordato come i sistemi educativi siano particolarmente vulnerabili in contesti bellici ed è qui che proliferano gli attacchi, purtroppo anche fisici, ai diritti dei minori ad avere un’adeguata educazione. “In alcuni Paesi infatti c’è il timore persino di frequentare la scuola perché le scuole stesse possono essere obiettivi di un attacco. I problemi che insorgono nello sviluppo della persona non sono però dettati solo da una violenza di tipo fisico quanto piuttosto mentale ed emotivo”, ha spiegato Aubert. Francesco Rocca, Presidente della International Federation of Red Cross and Red Crescent (IFRC), ha sottolineato il lavoro portato avanti nello specifico nell’area del Mediterraneo dalla IFRC insieme alle autorità locali per garantire i diritti dei minori. Il Covid ha sicuramente inciso negativamente su problemi preesistenti nelle aree di conflitto – ha spiegato Rocca – come l’accesso ai servizi e all’assistenza ma anche per la scarsità di strumenti tecnologici, oltre naturalmente alle questioni alimentari e di salute mentale”. Fausto Pocar, Presidente onorario dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, ha menzionato il ruolo costante del diritto internazionale e umanitario nelle zone che vedono porre in essere conflitti armati, partendo da quanto sancito dalla Convenzione di Ginevra. (Simone Sperduto/Inform)

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