venerdì, 22 Novembre, 2013 in
NOTIZIE INFORM
PARTITI
Da YouDem tv
Alla trasmissione “Italiani nel mondo chiamano Roma” il dibattito sulla diffusione della lingua italiana Estero
In studio, oltre alla scrittrice Romana Petri, Raffaella Fiorani della Dante Alighieri e il professore dell’Università per gli stranieri di Siena Andrea Villarini. In collegamento da Tunisi , Silvia Finzi direttore del giornale “Corriere di Tunisi”
ROMA – Nella puntata di “Italiani nel mondo chiamano Roma” andata in onda ieri su Youdem.it, la web TV del Partito Democratico si è parlato di “lingua e sviluppo, binomio essenziale”. Ospiti in studio la scrittrice Romana Petri, Raffaella Fiorani della Dante Alighieri e il professore dell’Università per gli stranieri di Siena Andrea Villarini. In collegamento da Tunisi, invece, Silvia Finzi direttore del giornale “Corriere di Tunisi” e docente universitaria.
L’apertura della trasmissione è dedicata al “paradosso della Dante Alighieri”, come l’ha definito il conduttore Francesco Cuozzo.
Questo paradosso riguarda le sorti della Dante Alighieri che, come spiega lo stesso Cuozzo, in Italia rischia di chiudere mentre nel resto del mondo gode di ottima salute. Il Centro Linguistico Italiano Dante Alighieri di Roma, attivo dal 1981, è una scuola specializzata nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri e diffonde la lingua e la cultura italiana nel mondo.
L’argomento lo affronta Raffaella Fiorani, che fa parte della segreteria generale dell’istituto, spiegando che da qualche tempo la scuola ha subito un taglio di contributi pari all’80% e, attualmente, riceve una cifra pari a 500mila euro. E se le sedi dei comitati esteri si trovano in una situazione finanziaria florida, lo stesso non si può dire del comitato centrale che si trova in Italia. Con la Spending Review infatti, il contributo destinato alla Dante Alighieri, spiega al Fiorani, continuerà a ridursi mettendo in pericolo l’istituzione.
Il professore Villarini, aggiunge a quanto detto già dalla collega Fiorani, elementi critici proprio nei confronti del Governo: “Non abbiamo politiche per la promozione dell’italiano all’estero. Navighiamo a vista privo di un reale supporto da parte dello stato. Restiamo in vita perché la lingua italiana è ancora un traino fortissimo nei confronti di chi si avvicina alle lingue straniere. L’italiano è al ventesimo posto come numero di parlanti nativi. Ma se osserviamo le persone che vorrebbero parlare la lingua italiana, la nostra posizione migliora notevolmente salendo tra i primi cinque posti fra le lingue mondiali. Se però non difendiamo questa posizione, altre lingue come il cinese o l’arabo, ci supereranno”.
Interviene, in collegamento Skype, il direttore Silvia Finzi che si dice d’accordo con quanto sostenuto da Villarini per quanto riguarda la scarsa politica culturale italiana nonostante il grande interesse che viene espresso per essa. “In Tunisia ci sono sei facoltà sul territorio in cui ci si può laureare in lingua, civiltà e letteratura italiana e in cui ci sono master in italianistica. Sono tanti i ragazzi che studiano la lingua italiana: solo nella mia facoltà sono 600. Ma noi ci chiediamo: conta l’Italia nell’elaborazione contemporanea della cultura europea? Vuole essere un riferimento e che cosa sta facendo per esserlo per uno straniero, oggi, nella cultura europea? Io penso si debba lavorare su questo. Nei paesi dove l’italiano è importante esistono delle collettività italiane che da secoli stanno operando per la diffusione della lingua, tutto questo dovrebbe essere tenuto maggiormente in considerazione”.
“I docenti italiani nel mondo mandati dal Ministero degli Esteri – prosegue la Finzi- sono dimezzati e questo fenomeno è in controtendenza rispetto al numero degli italiani che arrivano all’estero per poter insegnare nelle istituzioni. Cifra che invece è più che raddoppiata. Noi abbiamo moltissime domande di insegnanti qualificati che vogliono venire a insegnare da noi senza la mediazione del Mae” .
Annalaura Bussa, giornalista dell’Ansa in collegamento da Montecitorio, ha in chiusura riportato un’ipotesi su quello che potrebbe essere il progetto di riforma costituzionale che dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri già la prossima settima. “In questo quadro di riforma in cui il Senato diventerà davvero la Camera delle Regioni e c’è una riduzione del numero dei parlamentari, si parla anche di italiani eletti all’estero. Invece di eliminarli, come si vociferava con i progetti di riforma elettorale, sembra che la quota di italiani eletti all’estero resterà solo al Senato. Il nuovo Senato delle Regioni sarà composto da senatori eletti insieme ai vari consigli regionali e in questo ambito ci sarà anche una quota per i rappresentanti degli italiani all’estero. Questo Senato avrà poteri limitati, non potrà ad esempio votare la fiducia al governo. (Debora Aru/Inform)