direttore responsabile Goffredo Morgia
Registr. Trib. Roma n.338/2007 del 19-07-2007
INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Alla Commissione Esteri l’audizione dei rappresentanti della Fondazione Migrantes

SENATO DELLA REPUBBLICA

Nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle condizioni e le esigenze delle comunità degli italiani nel mondo

Giovanni De Robertis: Alla base di ogni migrazione c’è il bisogno di accogliere e proteggere ma soprattutto d’integrare

Delfina Licata: E’ giusto che i giovani si arricchiscano all’estero, purché il processo migratorio preveda anche una possibilità di rientrare

ROMA – In Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato si è tenuta l’audizione dei rappresentanti della Fondazione Migrantes, quale seguito dell’indagine conoscitiva sulle condizioni e sulle esigenze delle comunità degli italiani nel mondo.  La seduta è stata aperta da Vito Rosario Petrocelli, Presidente della Commissione, che ha parlato del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes come di “una pubblicazione che ogni anno scandisce il mutare del tempo e le condizioni di emigrazione dei connazionali nelle più disparate zone dei diversi continenti”. Don Giovanni De Robertis, Direttore Generale della Fondazione Migrantes, ha voluto sottolineare la missione della Chiesa: “essere vicini alle diverse forme di mobilità e ai diritti di tutti i migranti”. Emigrano sempre più italiani, giovani e meno giovani, ivi compresi i cosiddetti “nuovi italiani” ossia coloro che hanno acquisito la cittadinanza in un Paese che resta di fatto per lo più di transito e dove chi arriva non riesce spesso neanche a colmare il vuoto di chi parte. “A volte questi nostri connazionali che partono manifestano una sorta di rancore sociale, ossia di amore ed odio allo stesso tempo, nei confronti dell’Italia: parlo di chi va in Inghilterra a fare il cameriere per cento pound al giorno o di quei ragazzi laureati in medicina che in Germania trovano subito lavoro”, ha aggiunto De Robertis ricordando che alla base di ogni migrazione c’è il bisogno di accogliere e proteggere ma soprattutto d’integrare.

Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo e addetta all’Ufficio Ricerca e Documentazione della Fondazione, ha evidenziato come la suddetta pubblicazione sia in realtà solo una delle tante ricerche realizzate dalla Fondazione Migrantes, la quale lavora nell’ambito della CEI e della sua missione d’assistenza alla mobilità umana. La Chiesa dedica ai fenomeni migratori grande attenzione grazie anche alla capillarità nei diversi territori: solo tra quelle di lingua italiana, ad oggi, ci sono 400 missioni cattoliche nel mondo ed oltre mille operatori che si occupano di sostegno e accompagnamento ai connazionali. “La capillarità è quanto mai fondamentale proprio per la presenza sempre crescente d’italiani in ogni parte del mondo. Occorrono conoscenza e studio del fenomeno migratorio, quindi le pubblicazioni quale valido strumento di formazione dei nostri stessi operatori e di corretta informazione verso l’esterno riguardo ai fenomeni trattati. Il Rapporto Italiani nel Mondo è nato nel 2006 con l’esigenza di sensibilizzare gli italiani rispetto alla questione dell’arrivo d’immigrati, quindi sostanzialmente sollecitando il ricordo di quando i migranti eravamo noi. Poi noi ricercatori in primis ci rendemmo conto di avere di fronte non tanto un passato da non poter dimenticare quanto piuttosto partenze che continuavano a sussistere per l’Italia: le ricerche demografiche ci dicevano che l’Italia stava andando verso un vero revival dell’emigrazione storica”, ha spiegato Licata evidenziando numeri importanti.

“Dal 2006 al 2019 la presenza degli iscritti all’Aire è salita da poco più di 3 milioni a oltre 5 milioni di unità. Dal 2014 in poi sono superate le 100mila unità annue: da tre anni a questa parte abbiamo una media di 120mila espatri annui. La strutturalità delle partenze e della mobilità italiana è un campanello d’allarme che risuona forte”, ha aggiunto Licata sottolineando come al contrario ci sia una stanziale presenza d’immigrati regolari nel nostro Paese. Problemi molto seri sono invece da riscontrare nel tasso di natalità sempre più basso e nell’indice d’anzianità sempre più alto: insomma “un inverno demografico” che vede tra l’altro partire sempre più giovani tra i 18 e i 34 anni. Si tratta di uno spopolamento che riguarda tanto il nord quanto il sud del Paese: in particolare a partire dal meridione sono soprattutto coloro che hanno una formazione qualificata, ossia i giovani laureati che finiscono per mettere a frutto all’estero l’esperienza acquisita in Italia. “La mobilità in sé non è un problema ma non vediamo al momento prospettive di ritorno. E’ giusto che i giovani si arricchiscano all’estero, purché il processo migratorio preveda anche una possibilità di rientrare. Ad oggi su cento italiani che partono ne rientrano solo trenta e sono per lo più persone vicine all’età del pensionamento. Gli italiani si recano al momento verso 195 diversi Paesi di destinazione: ai primi posti in Europa troviamo UK, Francia, Svizzera e Germania. E’ in generale molto importante la preparazione alla partenza, vale a dire avere con sé la cosiddetta cassetta degli attrezzi: conoscenza della lingua e studio analitico della meta rispetto alle proprie competenze professionali. Questo è necessario per non rischiare di cadere in condizioni di fragilità: pensiamo agli homeless di Londra o alle situazioni di clandestinità in Australia. Infine ricordo l’emergenza di patologie di tipo psichiatrico per quanti all’estero non riescono a emergere”, ha concluso Licata evidenziando come sia auspicabile anche un aggiornamento nelle modalità d’iscrizione all’Aire affinché si tenga conto delle condizioni di precarietà del lavoro all’estero che comportano un continuo spostamento da un Paese all’altro.

Il senatore Alberto Airola (M5S) ha sollevato il problema legato al precariato, anche in ambito europeo, che fa capo alle politiche delle multinazionali “per cui si lavora qualche anno in una sede delocalizzata e poi si cambia passando la vita a peregrinare, un fenomeno difficile da controllare e frutto della globalizzazione”, ha evidenziato Airola invitando a riflettere infine sulla possibilità di permettere anche ai giovani Erasmus, che hanno notoriamente lo status di non iscritti all’Aire, di accedere al voto.  Manuel Vescovi (Lega) ha ribadito la drammaticità della condizione di tanti italiani che qui non vedono futuro: “se abbiamo intere famiglie italiane costrette a emigrare mi domando come facciamo ad aiutare tutti coloro che arrivano nel nostro Paese”, ha quindi rilevato Vescovi. Stefania Craxi (FI) si è detta “preoccupata del fatto che l’Italia non riesca ad essere attrattiva ma anche dell’allarme sociale procurato dalla mancanza di un progetto d’integrazione per l’immigrazione”, ha precisato Craxi ricordando come il multiculturalismo in alcuni Paesi europei alla lunga non abbia dato i frutti sperati. Enrico Aimi (FI) ha invece espresso preoccupazione per la combinazione di “crisi economica e suicidio demografico, una situazione esplosiva: l’Italia nel 2050, secondo i dati Istat, avrà una popolazione dimezzata rispetto a quella attuale e inoltre da qui a breve non reggerà più lo stato sociale”, ha sottolineato Aimi. (Simone Sperduto/Inform)

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