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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Alla Camera dei Deputati il seminario Diaspora, Italicità, Cittadinanza, Sviluppo”

ITALIANI ALL’ESTERO

Ciclo “Italici su scala globale” dell’intergruppo parlamentare “Italici, per un futuro glocal”

 

ROMA- Si è svolto a Roma presso la Sala Matteotti della Camera dei Deputati il primo seminario del ciclo “Italici su scala globale” realizzato dall’intergruppo parlamentare “Italici, per un futuro glocal”, promosso dall’on. Fabio Porta (Pd – ripartizione America Meridionale) . Questo incontro, dal titolo “Diaspora, Italicità, Cittadinanza, Sviluppo”, è stato organizzato in collaborazione con l’associazione “Svegliamoci italici” e al “Comitato 11 ottobre di iniziativa per gli italiani nel mondo”. Il convegno, moderato dalla giornalista Donatella Scipioni, è stato aperto da Anna Ascani, vice presidente della Camera dei Deputati, che nel suo intervento illustrato una panoramica dell’emigrazione nel nostro paese affrontando anche il tema della mobilità circolare dei giovani talenti: “Le statistiche ufficiali indicano una crescente e significativa ripresa degli spostamenti degli italiani verso l’estero – ha affermato Ascani – Dati ampiamente dibattuti ci parlano di oltre 5,8 milioni di italiani presenti all’estero nel 2022. Un numero di connazionali, per intenderci, pari a quello della seconda regione più popolata d’Italia, ossia il Lazio. Fra questi, 1,2 milioni hanno tra i 18 e i 34 anni; numeri che non riguardano solo il nostro paese, ma anche i principali paesi europei. Un fenomeno complesso e più articolato – ha proseguito la vice presidente della Camera – di come generalmente viene presentato. Numerosi sono gli aspetti che interrogano questa straordinaria mobilità: la globalizzazione ormai matura, l’affermazione delle nuove tecnologie, i mercati del lavoro sempre più flessibili, le società contemporanee sempre più liquide, la crisi dei modelli economici, la delocalizzazione e la smaterializzazione dei sistemi produttivi, il divario territoriale fra Nord e Sud e la disoccupazione giovanile. Mutamenti epocali che determinano l’attuale esperienza migratoria e che sollecitano la politica e le istituzioni ad abbandonare schemi interpretativi anacronistici ed inefficienti, e a leggere adeguatamente queste novità cercando di connetterle alle trasformazioni delle società contemporanee, rinnovando e promuovendo una governance del fenomeno migratorio più efficace. Le nuove migrazioni – ha proseguito la deputata del Pd – toccano tutti da vicino, sia perché molte delle nostre famiglie hanno avuto un’esperienza di questo tipo, sia perché chiunque di noi conosce qualcuno che ha deciso di lasciare l’Italia. La mobilità verso l’estero è adesso, per il nostro paese un fenomeno strutturale… Ritegno che sia necessario – ha concluso Ascani – creare e rafforzare le reti che permettono di potenziare la mobilità per studio e lavoro, ma in un’ottica di brain circulation e non di brain drain: favorire dunque la circolazione dei talenti attraverso flussi bidirezionali”. Citando le parole del presidente Matterella in occasione della 77 festa della Repubblica la deputata ha aggiunto: “Lavorare all’estero non dovrebbe rappresentare per nessuno una scelta obbligata bensì un’opportunità, specialmente per i giovani”.

E’ stata poi  la volta del deputato Fabio Porta (Pd), che ha ribadito l’importanza di svolgere questo tipo di seminari: “Voglio ringraziare – ha esordito il deputato – la vice presidente della Camera, Anna Ascani, perché è qui con questo importante incarico per dare maggior risalto a questa iniziativa, a questa discussione, e alle iniziative che seguiranno. Noi abbiamo voluto promuovere un intergruppo parlamentare su queste tematiche e abbiamo voluto indicare, attraverso un ciclo di seminari, una strada da seguire proprio per individuare risposte, strumenti concreti a problemi che attanagliano il paese, come la recessione demografica e lo spopolamento. La diaspora e l’italicità, potrebbero costituire parte della soluzione a questi problemi. Anche la congiuntura economica e sociale che vive il nostro paese – ha aggiunto Porta – ci porta finalmente a mettere al centro delle scelte politiche italiane il tema della mobilità. La vice presidente Ascani giustamente ricordava le opportune parole del presidente Mattarella rivolte agli italiani all’estero che ci ha invitato a passare dalla fuga dei cervelli alla circolarità e la circolazione dei talenti. Questa è la falsa riga del tema sul quale vogliamo confrontarci. E lo facciamo alla luce di una situazione demografia difficile . I dati della Banca d’Italia indicano che dal 2019 il numero di persone in età lavorativa è diminuito di 800mila unità. E l’Istat, in questi giorni, ci dice che entro il 2040 la popolazione in età lavorativa si ridurrà di sei milioni di persone, pari al numero di italiani che vivono all’estero. Dati importanti perché dalla demografia dipende anche il futuro della sostenibilità delle nostre scuole, delle nostre università, del nostro sistema previdenziale. Un problema anche culturale perché, come scriveva in questi giorni un grande giornale The Economist, un’economia in via d’invecchiamento non subirà solo problemi fiscali, ma anche di idee. Il paradosso – ha continuato Porta – è che proprio l’Italia, che, secondo i dati di Piero Bassetti, – può contare su circa 250 milioni di persone, considerando gli italiani e gli stranieri che vivono in Italia, gli italiani che vivono all’estero e i tanti che si identificano nei valori della cultura italiana – soffra questo gap”. Per Porta dunque “La diaspora italiana nel mondo può costituire una ricchezza sulla quale investire e puntare per far tornare chi liberamente decide di studiare, lavorare ed investire in Italia. Per raggiungere questo risultato – ha precisato Porta – bisogna però individuare degli strumenti opportuni, delle leggi, delle iniziative parlamentari. Credo che sia necessario mobilitarsi su diversi livelli ed anche la politica si deve mobilitare. Alla Camera ad esempio ,sto lavorando con i miei colleghi eletti all’estero su una legge che preveda lo studio nelle scuole della mobilità e la migrazione, con tutta con tutto il suo eterogeneo impatto nella vita sociale ed economica del nostro paese”. Una mobilitazione che per Porta dovrebbe coinvolgere, per quanto riguarda le politiche di attrazione, anche i Ministeri degli Esteri e del Lavoro e il sistema di rappresentanza.

Nel successivo intervento, Piero Bassetti, presidente dell’Associazione Svegliamoci Italici, si è chiesto quale sia il soggetto dell’italicità, dove collocarla e come usarla: “E’chiaro che il suo ambito è il mondo. La diaspora è una dimensione legata alla mobilità e la cittadinanza è invece una modalità legata al territorio. Lo sviluppo è la vicenda di come tutti questi aspetti che abbiamo citato prima si raccordino per realizzare questa pienezza della vita umana. Ecco perché il primo punto è guardare alla presenza di milioni di italici (termine coniato proprio dal Presidente Bassetti)  nel mondo o con l’occhio dello stato nazionale italiano o con una dimensione storico politica più ampia”.

Il Presidente Bassetti ha poi esposto il problema della cittadinanza “che soffriamo, perché è un problema che mette in contrasto fenomeni di stanzialità e fenomeni di mobilità. L’italicità in sé trascende l’unico riferimento all’organizzazione di potere, di regole, dello stato nazionale, ma implica un modo di ripensare la statualità. Risvegliare l’italicità – ha proseguito – è un fenomeno culturale imprescindibile del quale non possiamo che compiacerci. Ma la collocazione negli ambiti della politica non è così semplice. Pensare ad una cultura italica non vuol dire pensare ad una cultura della Repubblica Italiana; vuol dire pensare ad una cultura di una gente italiana che nel corso della storia ha vissuto esperienze politiche diverse”.

E’ intervenuto di seguito il deputato del Pd Toni Ricciardi (ripartizione Europa):L’essere italici, essere gli italiani globali o rappresentare la ventunesima regione, – ha rilevato il deputato – è un patrimonio che si fa fatica a far percepire, non solo nelle aule della politica, ma molte volte anche nella conoscenza dell’opinione pubblica. Le persone – ha aggiunto l’onorevole – generalmente fanno fatica a ricordare il proprio passato; è un virus che ha attecchito in molte democrazie occidentali: il processo di nazionalizzazione non prevedeva il contributo dell’immigrato, dell’altro. Un po’ anche quello che succede adesso quando si affronta il tema della mobilità e della migrazione, l’uso pubblico della storia. Quale è il ruolo e quale è il contributo? Dovremo gerarchizzare diversamente le fonti della storia perché se noi adottassimo come prioritaria la storia delle migrazioni noi non solo riscriviamo la storia d’Italia, ma possiamo riscrivere la storia di gran parte di questo globo. Il problema è che la migrazione, nella narrazione, invece è sempre stata vista come una marginalità. L’elemento della cittadinanza – ha  continuato Ricciardi – è centrale e lo è soprattutto in funzione della mobilità. Noi dovremo ricordare quanto avvenuto negli altri paesi, ma l’Italia non riesce a sfruttare questo potenziale. Io ringrazio il presidente Mattarella che ha smontato una finta narrazione in questo paese, la fuga dei cervelli, espressione quantomai infelice per parlare di mobilità in termini qualitativi e quantitativi, parlando invece di circolarità di talenti. Dobbiamo creare le condizioni – ha aggiunto il deputato – perché questo paese possa usufruire, non solo nell’ottica del soft power nel mondo, di questo. La misura contro l’esodo non basta”.

Raffaele Marchetti, prorettore dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, ha incentrato il suo intervento partendo da due temi principali: il primo ontologico o identitario, ossia chi siamo e il secondo strumentale, ossia come la politica dovrebbe rafforzare il legame con la presenza italiana nel mondo. “Noi – ha rilevato Marchetti – ci autopercepiamo in maniera sbagliata. Tendiamo a pensarci come un paese circoscritto e non come paese diasporico, una comunità diffusa. Ufficialmente la popolazione è composta da 60 milioni, di cui 90% in Italia. Tuttavia se interpretassimo diversamente i parametri di riferimento demografico del nostro paese ci potremmo pensare in maniera differente. La comunità italica ci apparirebbe come una comunità composta da circa 150 milioni di persone disposte su più paesi in diversi continenti”. In generale il Prorettore ha sottolineato la necessità di non pensare solo agli italiani residenti all’interno dello stivale, ma di considerare anche coloro che da anni sono in attesa della cittadinanza italiana e i tanti che fanno parte della grande comunità di oriundi italiani. “Se noi mettiamo insieme questi due gruppi, – ha aggiunto – ci rendiamo conto che la comunità italiana all’estero supera per numero gli italiani residenti all’estero”.

Sul secondo punto,  ovvero l’avvicinamento alle persone all’estero, il Prorettore ha parlato dell’esigenza di “ un’azione bipartisan” guardando e imparando da quanto fatto da altri Paesi come ad esempio Irlanda e Israele. In proposito Marchetti ha anche ricordato come la Luiss abbia creato “delle borse di studio per studenti di origine italiana, non con cittadinanza italiana”.

Tra gli oratori anche Nicola Mattoscio, professore Straordinario presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi che nel suo intervento ha ribadito l’importanza, per quanto riguarda l’emigrazione dei giovani italiani, della circolarità dei talenti. “

Accennando agli Accordi di Shengen e di Dublino, il professore ha poi aggiunto: “Gli accordi di Shengen hanno abolito i confini interni tra i paesi membri dell’Unione mentre gli accordi di Dublino dicono che ogni paese deve farsi carico della protezione della frontiera, frontiera intesa come un pezzo della frontiera dello spazio comune che Shengen disciplina. E’ una contraddizione. Non può esistere Shengen senza una governance condivisa delle frontiere.

A seguire è intervenuto da remoto Salvatore Milanese, che ha parlato della sua esperienza di imprenditore in Brasile e del suo modo lavorare che ha permesso di creare ponti, in termini lavorativi, con l’Italia. “Ho trovato delle competenze che qui in Brasile mancavano proprio in Italia, e ora sto collaborando con alcuni imprenditori italiani”.

La geografa dell’Università Europea di Roma, Carmen Bizzarri, nel suo intervento ha presentato i risultati di una ricerca da lei condotta sulla migrazione nel nostro paese che ha evidenziato come l’Italia abbia subito un grande spopolamento  delle aree interne, a fronte di concentrazioni di popolazione  in alcune aree urbane, con relativi problemi per l’avvio di un percorso di sviluppo. “Un’altro fenomeno che emerge – ha proseguito la Bizzarri – sono gli stranieri in Italia, l’altra faccia della medaglia. Gli stranieri non vanno dentro le aree interne, ma vanno verso le città. Dovremo trovare dei sistemi per attrarre queste persone in queste aree” Dai dati emerge inoltre che gli stranieri non rimangono nel nostro paese. La geografa ha poi proseguito parlando anche dei piccoli comuni e della necessità di nuovi modelli di sviluppo di questi borghi che stanno soffrendo uno spopolamento sistematico. Sul tema del ritorno dall’estero è intervenuta Morena Diazzi, direttore generale “Conoscenza, Ricerca, Lavoro, Imprese” della Regione Emilia-Romagna, che ha esposto la nuova legge della Regione per attrarre e trattenere giovani talenti. “In particolare – ha spiegato la Diazzi – abbiamo ideato, insieme alle parti sociali, un Manifesto permanente per l’attrazione dei giovani talenti in raccordo con le imprese. Noi pensiamo che sia necessario anche rendere più esplicito cosa serve al sistema Italia, ovvero le richieste di talenti che possono venire nel nostro paese.  Questa piattaforma che abbiamo già messo a punto permette di vedere che cosa sta cercando il mercato del lavoro e come siamo in grado di formare e attrarre soggetti che abbiano determinate caratteristiche”.

Nel suo intervento, Aldo Aledda, coordinatore Comitato 11 ottobre, ha parlato di una proposta legislativa. “Noi proponiamo un testo legislativo che sia orientato su due punti fondamentali: come interesse primario, ripopolamento del paese e circolazione; in secondo luogo semplificazione amministrativa” per l’entrata e la permanenza nel paese. I saluti finali sono stati affidati all’onorevole Porta che ha ringraziato i relatori della giornata per il contributo al convegno. “La prospettiva italica è inclusiva. Noi siamo per un’Italia inclusiva. In questo senso vogliamo approfondire, a partire dall’iniziativa del Comitato 11 ottobre, delle possibilità anche attraverso strumenti legislativi e che devono interfacciarsi con strumenti approvati a livello regionale”. (Alessio Mirtini/Inform)

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