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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Al Comitato permanente sugli italiani nel mondo l’audizione di Delfina Licata (Fondazione Migrantes)

CAMERA DEI DEPUTATI

ROMA – Nel dibattito pubblico italiano e nel mainstream informativo si parla quasi sempre solo di immigrazione, quasi mai del suo esatto opposto che è l’emigrazione: un fenomeno, quest’ultimo, che continua a riguardare decine di migliaia di connazionali ogni anno e che, negli ultimi anni, ha visto ‘sparire’ all’estero l’equivalente di intere città di provincia delle dimensioni di Sassari o Latina. Anche per inquadrare tale scenario il Comitato permanente sugli italiani nel mondo della Commissione Esteri ha svolto l’audizione di ricercatrice del settore  Delfina Licata, della Fondazione Migrantes, nell’ambito dell’esame delle proposte di legge recanti l’istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all’estero. La Fondazione Migrantes è l’Organismo Pastorale della Cei che si occupa di fenomeni migratori a 360°. Essa vanta anche un bagaglio di studio e di analisi condotte da 15 anni attraverso il Rapporto Italiani nel Mondo (RIM), nato nel 2006 e curato dalla stessa Licata.

Cosa potremmo apprendere dall’emigrazione italiana, se solo ci fosse una volontà di conoscerla meglio? “In primo luogo il fenomeno dell’emigrazione italiana è rimasto negli anni solo sopito ma continuava a caratterizzare interi territori dell’Italia: le proiezioni di un tempo hanno avuto ragione. Negli ultimi 15 anni, all’insegna della multiculturalità e di uno stile nello studio della mobilità italiana, abbiamo cercato di restituire al fenomeno la complessità di analisi che esige: il nostro è dunque un rapporto multiculturale con uno sguardo transnazionale e bidirezionale”, ha spiegato Delfina Licata ammonendo sull’errore di prendere la memoria storica e metterla da parte. “Dobbiamo indagare le diverse generazioni e le stratificazioni della mobilità italiana, in modo sia sincronico che diacronico. Il problema di fondo non riguarda soltanto i numeri ma anche coloro che ci sono dietro quei numeri, dando così voce a tutti quei progetti migratori. A migrare sono sempre più spesso interi nuclei familiari – ha aggiunto Licata – e vediamo anche un fenomeno che può sembrare singolare come quello per esempio del trasferimento dei nonni per aiutare i propri nipoti: questo fa capire i costi della mobilità e come a volte siano le stesse famiglie di partenza a sostenere il progetto migratorio di chi lascia l’Italia”.

Nel frattempo la mobilità italiana è divenuta terreno fertile anche per delle iniziative di raccordo e di mantenimento dei legami a distanza, rese possibile dall’era dei social: un qualcosa impensabile fino a pochi anni fa. E’ stato per esempio ricordato il blog delle ‘Mamme dei cervelli in fuga’. Qual è tuttavia il cuore della questione della mobilità italiana di oggi e chi sono gli italiani che partono? Licata ha tentato di dare una risposta a questi due quesiti che sono fondamentali per inquadrare al meglio il problema. “In primis non possiamo non considerare questa mobilità all’interno della cornice di una dimensione europea. L’Italia è il Paese più longevo d’Europa : stando ai dati Istat più recenti, c’è stato un ulteriore calo demografico con circa 189 mila residenti in meno in un anno. Parliamo di quello che si definisce come ‘inverno demografico’. La demografia però non è un destino ineluttabile; è possibile guarire scegliendo la cura adeguata”, ha spiegato Licata sottolineando come a questo inverno demografico si debba aggiungere che dal 2014 i flussi migratori ufficiali in uscita e le iscrizioni all’Aire superano le 100 mila unità annue con un’impennata vertiginosa del 70% nell’arco di 15 anni.

Le partenze riguardano l’intero contesto italiano: per l’esattezza 107 province. L’Italia è un Paese unico per la varietà della sua diaspora disseminata in tutti i principali Paesi di ogni continente. Lombardia, Veneto e Sicilia sono le prime tre regioni per emigrazione; in realtà non è propriamente corretto sostenere che il Nord superi il Sud in questa classifica, perché proprio il Nord conosce il fenomeno del doppio spostamento da parte di cittadini meridionali, i quali vanno all’estero dopo aver sperimentato già una migrazione interna. Le partenze più numerose sono quelle dei giovani e dei cosiddetti ‘giovani adulti’, ossia coloro che vivono la piena età lavorativa. “Nell’ultimo anno sono partiti 128 mila connazionali: di questi, un 20% è rappresentato da minori. Dall’Italia continuano a sparire intere città”, ha sottolineato Licata mettendo in luce come questa emergenza emigratoria non sia un qualcosa di estemporaneo ma abbia una sua fenomenologia strutturale ben precisa e con una causa da ricercare nella mancanza di un futuro prospero o minimamente competitivo da parte dell’Italia nei confronti dei suoi competitor sullo scacchiere internazionale del mercato del lavoro. “Parlare di ‘fuga dei cervelli’ non dà dignità alle persone, si dovrebbe parlare di scelta e non di fuga. Un’altra narrazione non esaustiva è quella dei migranti altamente qualificati che hanno già un contratto di lavoro prima di partire: ci sono tante persone con un livello di istruzione medio-basso e comunque in realtà spesso si parte per una realizzazione del sé a 360°”, ha precisato Licata evidenziando l’importanza di avere un accompagnamento e una ‘cassetta degli attrezzi’ per evitare il ripetersi di progetti di emigrazione falliti, dei quali spesso non si parla in quelle narrazioni tradizionali del mainstream che tendono per lo più a mitizzare la figura del top manager o dell’eccellenza accademica.

“Nelle nostre ricerche parliamo anche di sfruttamento lavorativo e di persone imbrigliate nel lavoro nero; trattiamo inoltre di una serie di traumi come quello della detenzione e dell’espulsione, per esempio in Australia, o come quello dei senza fissa dimora a Londra, fino alle questioni delle malattie mentali e delle forme depressive”, ha sottolineato Licata ponendo in risalto la necessità di un approccio scientifico e non ideologico di queste problematiche che richiedono conoscenza e preparazione per poterle affrontare al meglio. Ha ricordato anche il tema del turismo delle radici. Su questo punto va menzionata l’istituzione dell’Osservatorio sulle radici italiane da parte dell’Associazione AsSud, che ha realizzato la ricerca intitolata ‘Scoprirsi italiani: i viaggi delle radici in Italia’ con il sostegno della Direzione generale per gli italiani all’estero del Maeci. “Lo scopo della ricerca consiste nel dare una base teorica al concetto di turismo delle radici e al valore aggiunto dell’italo-discendenza nel mondo”, ha aggiunto Licata. Infine è stata toccata la questione dei migranti previdenziali e dei migranti di rimbalzo, dove specialmente questi ultimi sono una sorta di cartina al tornasole della mancanza di attrattività del nostro Paesi per quegli stessi connazionali che decidono di rientrarvi; ma c’è anche la questione non meno delicata degli eletti all’estero che rappresentano mediamente quattro volte il numero di elettori residenti in Italia. Massimo Ungaro (IV), eletto nella Circoscrizione Estero, ha espresso costernazione per il fatto che il tema migratorio italiano non trovi spazio nel dibattito pubblico. “Normalmente è un tema cui il Paese non presta grande attenzione”, ha lamentato il deputato. (Simone Sperduto/Inform)

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