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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Al Circolo degli Esteri, il primo incontro del ciclo “Triple I – Italian Imaginative Innovators”: focus sul progetto “Mind a gateway to Italy”

EVENTI

 

ROMA – Il 26 ottobre, presso il Circolo degli Esteri, si è tenuto il primo di una serie di eventi dal titolo “Triple I – Italian Imaginative Innovators” che ha avuto il focus sulla rigenerazione urbana e dei distretti dell’innovazione prendendo come esempio l’eccellenza italiana “Mind a gateway to Italy”.

L’incontro è iniziato con l’intervento di Pasquale Terracciano, Direttore Generale del Maeci per la Diplomazia Pubblica e Culturale, il quale ha riportato la genesi del progetto Triple I. “Quando ero a Londra mi resi conto che la sfida principale era quella di proiettare la giusta immagine dell’Italia, non tanto al pubblico britannico, ma alla comunità globale degli investitori. Londra infatti era ed è una vetrina sulla globalizzazione finanziaria”. Da queste considerazioni la decisione di invitare personalità dall’Italia che potessero dare un’immagine aggiornata del nostro paese. “Il nome Tripla I vuole richiamare la Tripla A”.

La serie ebbe successo a Londra e Mind fu una tra le triple I introdotte nella capitale britannica. “In quell’occasione – ha aggiunto Terracciano – fu presentato il progetto per la valorizzazione dell’area dell’Expo e una grande società anglosassone manifestò un interesse che poi si è concretizzato in un accordo per lo sviluppo della parte privata dell’area”. Dato il buon risultato ottenuto anche a Mosca, “abbiamo deciso di proporlo anche al Circolo”.

La parola è andata poi a Liborio Stellino, direttore centrale per l’Internazionalizzazione economica. Stellino si è soffermato sul modello di distretto industriale e sulle novità del progetto Mind sia a livello italiano sia a livello globale.

Mind rappresenta, nel corso del tempo, la modalità di aggregazione di talenti tutta italiana che oggi un polo di eccellenza offre al mondo”. Non una novità ha sottolineato Stellino. “Si potrebbe partire da lontano: Michelangelo e Raffaello, prima di essere dei sommi artisti, erano degli imprenditori e quello è stato il tipo di modalità di aggregazione di talenti dell’epoca”. Lo stesso vale per la rivisitazione italiana del modello industriale la cui applicazione pratica si discostava dalla teoria marshalliana, grazie all’inserimento di concetti come “funzionalità, nuovi servizi, rapporto tra clienti e fornitori, complementarietà. Un modello che ancora oggi viene studiato all’estero”.

Per questo Mind” ha continuato Stellino, “non rappresenta solo la legacy (l’eredità) di Expo Milano, ma la legacy di un percorso molto più antico e che si offre adesso a più legacy”.

La novità di Expo Milano è stata quella di puntare “all’autostrada della conoscenza, alla compartecipazione dell’innovazione perché aperta al partenariato internazionale” legandosi ad un modello di rigenerazione urbana. Un progetto che si è discostato da altri expo blasonati (come Shangai e Dubai).

Stellino ha poi evidenziato tre tipi di eredità di un progetto come Mind. La prima legacy è analogica. Il progetto di Roma 2030 risente infatti dell’esperienza positiva di Milano. Se dovesse vincere, Tor Vergata diventerebbe un parco tecnologico.

La seconda legacy è emulativa: vedo infatti nella penisola realtà simili a Mind, anche se non molto conosciute, come Etna Valley e Spazioporto in Puglia”.

L’ultima legacy è centrifuga: la replicabilità del modello di Mind. Ad esempio a San Francisco dal 20 ottobre esiste un cultural and innovazion park. L’Italia si presenta in uno spazio multidimensionale in cui cultura e innovazione vengono presentate insieme”.

A seguire, Alessandro Speciale, capo dell’ufficio di Roma di Bloomberg, ha intervistato Igor De Biasio, CEO dell’Area Expo di cui riportiamo una sintesi.

 

Da dove viene Mind?

Si tratta dell’evoluzione di Expo 2015. Una storia che racconta tanto dell’Italia in maniera positiva. L’area Expo tentò di vendere quell’area (un milione di metri quadrati) ma nessuno voleva comprarla: un classico problema del nostro paese di attrarre investitori. Allora Area Expo scelse di percorrere una strada nuova e si inventò un nuovo modello di rigenerazione urbana: il distretto di innovazione. Nella parte nord scelse di attrarre tre eccellenze pubbliche:

l’Università statale di Milano;

Human technopole, già operativo con 300’ricercatori (60% arriva dall’estero);

Ospedale Galeazzi, un ospedale di ricerca;

Poi sul resto del sito Area Expo si è  trovato un partner australiano che ha fatto una concessione di 99 anni.

Perché è un luogo straordinario? Primo perché la Presidente della commissione europea, quando è venuta a Milano, ha citato Mind come esempio di innovazione. Secondo perché è diventato un centro attrattivo per imprese che non erano attive in Europa, grazie all’ecosistema.

Mind racconta che possiamo tornare ad essere il centro delle politiche del mondo ed è un modello replicabile. Una sfida che anche Roma può vincere e che dimostra che il post-expo è più importante dell’Expo.

 

Come si coltiva l’innovazione?

Non vi è una ricetta per fare innovazione. Si ha solo in presenza di alcune condizioni necessarie. In Mind l’innovazione nasce dal fatto che abbiamo questo ecosistema, sul modello Silicon Valley.

L’innovazione dunque nasce se hai: studenti, talenti, una parte di ricerca applicata, acceleratori, capitali. Soprattutto se queste realtà sono connesse e possono scontrarsi anche casualmente.

In Mind esiste un unico pianoterra aperto per favorire gli scontri casuali tra queste persone: sono proprio da questi scontri che si genera l’innovazione. E’ importante anche una parte di terzo settore.

 

Ci può dire qualcosa sulla replicabilità in Italia e all’estero di Mind, come modello?

 

Come accennato prima anche dal direttore Stellino, esistono altre realtà a ogni latitudine nel nostro paese che hanno forze industriali molto importanti.

Io sono convinto che se riusciamo a costruire in ogni nostra regione aree in cui co-esistono università, imprese, ricerca e terzo settore, queste diventerebbero un motore per il nostro paese.

Allo stesso tempo penso potrebbero essere uno strumento di politica estera: noi come Mind abbiamo una serie di accordi internazionali con distretti dell’innovazione americani, canadesi, cinesi, svizzeri e ne stiamo costruendo altri con alcuni paesi africani ed est europei.  Creare ponti e creare legami è un’altra chiave di soft diplomazia che può utilizzare anche l’Italia.

 

Volevo chiederle di più riguardo agli investimenti stranieri

Le realtà che scelgono Mind per investire lo fanno o perché credono fermamente nel progetto oppure per fare business. Queste società ci scelgono per l’ecosistema; Mind è vincente perché è programmato.

 

Area Expo è soltanto Mind o avete anche altri progetti?

Area Expo è nata come Mind, poi quando i nostri soci hanno visto che poteva essere un modello replicabile hanno iniziato ad estendere il perimetro d’azione: oggi è la Lombardia ma mi auguro diventi il paese intero.

Un’altra caratteristica ragguardevole è che lavoriamo solo con il pubblico e supportiamo il pubblico nella valorizzazione dei propri asset, attraendo i privati. (Alessio Mirtini- Inform)

 

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