FARNESINA
PADOVA – Si è aperta presso L’Università di Padova la Conferenza delle Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023 promossa dal Maeci incentrata sul tema della diplomazia scientifica orientata alla crescita dell’Italia. Ha aperto i lavori il Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese, Lorenzo Angeloni, che ha parlato di una visione di promozione del Paese quale “impresa titanica”. “Dal nostro angolo visuale siete una porta di accesso alla ricerca: un sistema che la Farnesina intende valorizzare in sinergia con tutte le altre articolazioni del sistema Paese”, ha rilevato Angeloni rivolgendosi agli addetti scientifici presenti in sala. E’ stato sottolineato come per la giornata inaugurale sia stata scelta l’Università di Padova presso Palazzo Bo quale culla di ricerca e innovazione in una tradizione di conoscenze accademiche che dura da oltre mezzo secolo. Giorgio Silli, Sottosegretario agli Affari Esteri, ha sottolineato come gli italiani siano capaci di fare cose egregie specialmente quando lavorano sotto pressione. Silli ha espresso soddisfazione per la scelta di ambientare la conferenza presso l’Università di Padova. “E’ una scelta innovativa della Farnesina – ha sottolineato Silli ricordando che per la prima volta l’evento viene organizzato in una sede accademica – ed è una scelta ispirata dal profilo d’eccellenza di un ateneo che ha appena celebrato l’ottocentesimo anno della sua istituzione”. Il Sottosegretario ha evidenziato come quello degli addetti scientifici e spaziali sia ad oggi un mondo meraviglioso di cui però l’opinione pubblica spesso ignora lo spessore. “Quello che oggi rappresenta un appuntamento fondamentale per il sistema italiano della ricerca e dell’innovazione offre una prospettiva di riflessione comune sulle strategie e prospettive della diplomazia scientifica che coinvolge i principali attori della ricerca italiana”, ha spiegato Silli ribadendo un incremento di oltre il 70% della rete degli addetti scientifici e spaziali con un investimento senza precedenti. “In questo campo sono numerosi gli esempi di donne e uomini che hanno favorito il progresso scientifico e tecnologico a livello internazionale rafforzando il prestigio e l’attrattività dell’Italia”, ha precisato Silli ricordando su tutti i nomi di Rita Levi Montalcini, Giorgio Parisi, Samantha Cristoforetti, Luca Parmitano, Maria Chiara Carrozza e Fabiola Giannotti. “Sono tutti esempi che riconoscono il merito basato sul valore della conoscenza”, ha sottolineato Silli.
A seguire un dibattito, moderato dal giornalista Giovanni Caprara, con illustri ospiti provenienti dal mondo accademico e scientifico per ribadire il concetto che la divulgazione scientifica non è una questione di genere. Amalia Ercoli Finzi (ingegnere aerospaziale) ha precisato però di non concordare con il titolo del dibattito sottolineando che, in realtà, “scienza e innovazione sono una questione di genere, cioè le donne sono più brave degli uomini”. Finzi ha ricordato alcuni esempi di donne che si sono rese protagoniste di scoperte riconosciute solo a distanza di tempo: dall’invenzione del wi-fi all’ottimizzazione delle mitragliatrici in scenari di guerra. Finzi ha rievocato gli anni dei suoi studi al Politecnico dove all’epoca su 650 studenti solo 5 erano ragazze; si è recentemente occupata della stazione spaziale e della missione Rosetta. “Siamo dolcemente atterrati su una cometa distante 500 milioni di chilometri dal Sole”, ha raccontato Finzi parlando di questa missione europea dove ha potuto comunicare con un suo strumento diretto su questa cometa grazie a un’antenna europea in Australia. “L’obiettivo era vedere come è fatto un corpo celeste che potrebbe aver portato la vita nello spazio: la superficie della cometa è ricoperta di molecole organiche e questo vuol dire che avrebbe potuto portare la vita ovunque”, ha spiegato Finzi. Antonella Viola (immunologa e docente Unipod) ha spiegato la nascita di questa sua passione per l’immunologia con l’ambizione di approcciarsi agli studi di spessore internazionale su questa materia. “Il sistema immunitario deve essere molto sensibile da un lato per accorgersi della presenza di virus e batteri ma dall’altro lato deve anche essere molto specifico perché se si sbaglia sorgono le malattie autoimmuni. Quindi la domanda che mi sono posta per i miei studi era come facesse il sistema immunitario a coniugare un’altissima sensibilità con un’altissima specificità”, ha spiegato Viola precisando come in una pubblicazione sulla prestigiosa rivista ‘Science’ sia stato spiegato come “i linfociti siano caratterizzati da soglia di attivazione” e come questa ricerca le abbia definitivamente aperto le porte all’Istituto di Immunologia di Basilea. “L’Europa ha fatto la differenza nella mia vita: mi ha finanziato e ho avuto la possibilità di coordinare progetti di ricerca internazionali sullo studio delle immunodeficienze e dei tumori”, ha ricordato Viola che nel frattempo è entrata a far parte della prestigiosa comunità dell’EMBO, acronimo inglese che indica l’Organizzazione europea della biologia molecolare. “I giovani forse non si rendono conto di quanto sia importante entrare in questa comunità”, ha aggiunto Viola precisando come ad oggi in Italia solo circa cento ricercatori ne facciano parte. Piera Levi Montalcini (presidente dell’Associazione Levi Montalcini) ha a sua volta ricordato aneddoti legati al suo periodo universitario in un’epoca in cui l’ambiente accademico era ancora pervaso da una quasi assoluta prevalenza maschile. Montalcini ha ribadito come lo scopo dell’associazione sia instillare nei più giovani il gusto per la ricerca e per quell’idea che fu di Rita Levi Montalcini che venne ribattezzata come “elogio dell’imperfezione, che è l’andare a scovare tutto ciò che può essere perfettibile”. Chiara Montanari (prima italiana capo spedizione in Antartide) ha ricordato di essere finita un po’ per caso in Antartide a seguito di un progetto sulla sostenibilità ambientale. “Quando sono arrivata in Antartide mi ci sono innamorata: c’è questo incontro con la natura allo stato puro ed è un’esperienza eccezionale”, ha spiegato Montanari parlando però anche delle condizioni estreme dal punto di vista climatico, in una base a oltre mille chilometri dalla cosa e ad oltre quattromila metri di quota. “Qui il tema di genere non è tanto sentito perché conta molto di più quello che sai fare: chiaramente in un ambiente pericoloso alle persone interessa di più sapere se sai fare o meno il tuo mestiere”, ha sottolineato Montanari che ha nel suo curriculum diverse esperienze in basi internazionali. Cinzia Zuffada (presidente ISSNAF – Italian Scientists and Scholars of North America Foundation) si occupa come ingegnere elettronico di elettromagnetismo e ha lavorato in vari progetti come quello per l’Air Force Research Laboratory o quello per il Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena. Erano gli anni in cui si stavano affermando i cosiddetti ‘super-computer’. Zuffada si è poi dedicata al ‘tele-rilevamento’ con un interesse specifico per il pianeta Terra, benché sempre a fianco dell’esplorazione robotica spaziale propria del JPL – ad esempio con il programma Voyager – sia nel sistema solare che al di fuori. “Ritengo che la nostra generazione abbia un imperativo morale: pensare alla protezione del nostro Pianeta perché i cambiamenti che si stanno verificando ci spingono ad agire velocemente”, ha spiegato Zuffada precisando come fino a poco più di un decennio fa la visibilità delle donne nella comunità NASA non era così in risalto come oggi. “Le cose hanno cominciato a cambiare con l’amministrazione Obama e si è cominciato a facilitare la possibilità di dare una visibilità superiore al lavoro delle donne”, ha aggiunto Zuffada evidenziando come il passo successivo sia stato, andando oltre il riconoscimento formale, nella presa di coscienza pratica di numeri ancora relativamente bassi per quanto riguardava le donne che riuscivano a raggiungere posizioni apicali. Anche qui qualcosa sta cambiando: “il JPL, che ha una storia di quasi 80 anni, per la prima volta ha una direttrice”, ha precisato Zuffada ponendo in rilievo questo traguardo storico di una donna alla guida di questo ente così prestigioso. Riguardo la Fondazione che presiede e che rappresenta gli espatriati italiani nati e scolarizzati in Italia che hanno scelto di vivere la loro carriera in nord America, Zuffada ha parlato di circa 3500 membri, anche di alto profilo, e di molte donne. “Ci si adopera affinché il valore che questa comunità rappresenta, anche per l’Italia e per l’America, possa aiutare le nuove generazioni: ci sono tantissime donne nella leadership e nei programmi che aiutano proprio i giovani. Abbiamo un programma di mentoring dove le donne partecipano in modo sostanziale”, ha spiegato Zuffada evidenziando come il programma consenta ai giovani ricercatori che ne facciano richiesta di essere seguiti per un anno da colleghi esperti attivi in ambito accademico americano o all’interno della NASA. Al termine della prima sessione sono stati premiati dal Direttore Generale Lorenzo Angeloni – nell’ambito del premio “Science, She Says” – cinque ricercatrici ‘under 40’ di altrettante aree del mondo. (Inform)