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80° anniversario del Manifesto di Ventotene

QUIRINALE

Il Presidente Mattarella a Ventotene: In questi giorni c’è una cosa che sinceramente appare sconcertante: si registra, qua e là nell’Unione Europea, grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione

(foto fonte Presidenza della Repubblica)

ROMA – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Ventotene domenica scorsa per il 40° seminario per la formazione federalista europea in occasione dell’80° anniversario del Manifesto di Ventotene. Il capo dello Stato ha deposto una corona di fiori sulla tomba di Altiero Spinelli e nel pomeriggio ha risposto alle domande di giovani studenti partecipanti al seminario.

Ogni grande cambiamento – ha spiegato Mattarella – è preceduto da vigilie, da periodi di resistenza, da preparazione di tempi migliori. Ed è quello che avvenne qui, allora, a Ventotene. Il fascismo aveva mandato qui diverse persone per costringerle a non pensare, o quanto meno impedire che seminassero pericolose idee di libertà. Con coloro diretti al confino, come Spinelli, Rossi, Colorni, e con quelli reclusi a Santo Stefano, come il mio predecessore, Sandro Pertini, il futuro presidente dell’Assemblea Costituente, Terracini, in quel carcere borbonico in cui già erano stati rinchiusi un secolo prima Silvio Spaventa e Luigi Settembrini. Credo che bisogna pensare al contesto in cui nasce il Manifesto che era questo, per rendersi conto di che cosa intendono dire a noi ancora – oltre che ai loro contemporanei – Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni con il Manifesto. Chiedendo a tutti quanti, esortando tutti quanti, a vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà.

Quella sollecitazione a difendere la libertà e la democrazia, che allora veniva fatta in quelle condizioni, in quel contesto così difficile che richiedeva coraggio e determinazione, vale ancora oggi pienamente – ha proseguito il Presidente.- E non a caso si accompagnava allora e si accompagna anche adesso all’esortazione di percorrere più velocemente la strada dell’integrazione europea. Come presidio, anche quello, dei valori di libertà, democrazia, di diritti.È questo che rende quel Manifesto, per quello che allora rappresentò, per quello che oggi rappresenta, un punto di riferimento.

L’Europa e l’Italia si apprestano a ripartire e ricostruire il futuro post-Covid. Su quali priorità si deve basare questa ricostruzione? L’Unione europea dopo il Covid è molto cambiata – ha risposto Mattarella -. Abbiamo incrociato una crisi drammatica, che stiamo tuttora attraversando, anche se stiamo riuscendo a superarla, a sconfiggerla, speriamo presto. Una crisi drammatica che ha condotto ad alcune decisioni, a fare alcune scelte. L’Unione ha avuto una capacità di visione e di intervento di straordinaria efficacia. Tra gli stumenti adottati il Next Generation rappresenta una svolta di concezione. Non sono strumenti “una tantum”, reversibili, che saranno dimenticati e posti nell’archivio. Sono ormai entrati nell’acquis comunitario. Questa svolta, con questo coraggio e decisioni, questa maggiore capacità di azione comune, questa integrazione maggiore e concreta è un grande risultato dovuto al modo in cui si è affrontata questa crisi. E questi strumenti resteranno, ne sono convinto. Nei vari Paesi europei vi sono tanti – come definirli – tanti gelidi antipatizzanti dell’integrazione dell’Unione. Si diano pace: questi strumenti resteranno, non si può tornare indietro!

Il Presidente ha poi affermato che la Conferenza sul Futuro dell’Unione è un’occasione storica, da non perdere, pena un danno immenso alla vita dell’Europa per il futuro. Bisogna evitare il rischio che venga banalizzata, che venga – come emerge da qualche posizione nel contesto dell’Unione – tradotta in uno scialbo esame della situazione contingente. È un’occasione storica per verificare lo stato dell’Unione, capire di cosa ha bisogno, di come realizzare la sovranità condivisa, di come accrescere la sovranità condivisa perché l’Europa abbia un ruolo e possa affrontare davvero, a garanzia dei suoi cittadini, anche per il futuro libertà, pace e benessere, come ha fatto finora, ma senza questo adeguamento di sovranità, senza queste modifiche, che la Conferenza deve affrontare questa volta, non ci riusciremmo. E va fatto adesso, tra qualche tempo sarebbe troppo tardi.

Di grande rilievo la posizione espressa dal Presidente Mattarella  in tema di politiche migratorie. In Europa – ha detto – si fa tanto parlare di confini esterni dell’Unione. Si è anche dato vita a un’agenzia per gestirne i risvolti: il Frontex. Ma la politica migratoria non è mai diventata una materia realmente comunitaria. Siamo riusciti per il Covid a dar vita ad accordi e regole condivise di resilienza, dall’acquisizione alla distribuzione centralizzata europea dei vaccini. Ma è singolare che si è riusciti per il Covid, che non è materia comunitaria come argomenti, e non si sia fatto ancora realmente tanto così per la migrazione. Questa carenza, questa omissione, questa lacuna, non è all’altezza delle aspirazioni, del ruolo, della responsabilità dell’Unione europea. Qui siamo a Ventotene dove tanti sono venuti in confino o reclusi per difendere la libertà e poter dire quello che pensavano e, quindi, vorrei parlare con una certa libertà di espressione. So bene che su questo piano molti Paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti ma così si finisce per affidare la gestione del fenomeno migratorio agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani.

È come se si abdicasse, si rinunziasse alla responsabilità di spiegare alle proprie pubbliche opinioni che non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove, lo si cancella, perché quel fenomeno c’è in tutto il mondo ed è epocale, di dimensioni sempre maggiori. Non è ignorandolo che lo si può contrastare o cancellare; va governato. Ma per governarlo occorre avere senso di responsabilità, sapere spiegare alle proprie pubbliche opinioni che cosa va fatto. Sapere, per esempio, spiegare che non tra un secolo ma tra 20/ 25/30 anni la differenza demografica tra Africa e Europa sarà tale da dar vita, se non si governa oggi con regole condivise, ad un fenomeno migratorio disordinato, scomposto che invaderà tutta l’Europa, non i Paesi rivieraschi e mediterranei, ma fino in Scandinavia. Questo attiene – vorrei dire – alle convenienze; all’Europa conviene occuparsene per governare questo problema e non trovarselo tra qualche anno ingovernabile definitivamente.

In questi giorni c’è una cosa che sinceramente appare sconcertante: si registra, qua e là nell’Unione Europea, grande solidarietà nei confronti degli afghani che perdono libertà e diritti ma che rimangano lì, non vengano qui perché se venissero non li accoglieremmo. Questo non è all’altezza del ruolo storico, dei valori dell’Europa verso l’Unione.

In questa materia l’Unione deve avere finalmente una voce unica, deve sviluppare, in maniera maggiore di quanto non sia avvenuto fin qui, un dialogo collaborativo con altre parti del mondo, particolarmente con l’Africa per governare insieme questo fenomeno. Soltanto una politica di gestione del fenomeno migratorio dell’Unione può essere in grado di governarlo in maniera ordinata, accettabile, legale senza far finta di vedere quel che avviene per ora, così da non essere in poco tempo travolti da un fenomeno ingovernabile, incontrollabile. Questo è quello che va chiesto all’Unione, va chiesto con forza. Io spero che emerga anche questo  – ha concluso Mattarella – dalla consultazione con i cittadini che è in corso con la Conferenza sul Futuro dell’Europa. (Inform)

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