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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Fondazione Migrantes, presentato online il Rapporto Italiani nel Mondo 2020

ITALIANI ALL’ESTERO

Premier Conte: “L’associazionismo sia una risorsa indispensabile per creare network e per aiutare i nostri connazionali ad inserirsi in altri Paesi”

ROMA – “La distanza non è assenza ma è essere diversamente presenti”, con queste parole Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, ha esordito nella presentazione online dell’edizione 2020 del volume che ormai da quindici anni accompagna con le sue ricerche la mobilità dei connazionali all’estero. L’evento ha ricevuto i saluti da parte della Presidenza della Repubblica. “La pubblicazione offre chiavi di lettura sulla mobilità che riguarda il nostro Paese dal punto di vista dell’economia, della sociologia, della demografia e della storia, valutandola così nella sua evoluzione temporale. Il Rapporto Italiani nel Mondo è divenuto un punto di riferimento in ambito istituzionale, accademico e nella società civile”, ha scritto nel suo messaggio il Presidente Sergio Mattarella. La prima ‘sorpresa’ è nel fatto che il RIM 2020 si sia smarcato dalla pandemia “non avendo dati certi in un momento complesso: serve tempo per le giuste interpretazioni e valutazioni sui dati”, ha spiegato Licata evidenziando come centro dell’analisi sulla mobilità siano state quest’anno 40 province italiane. L’altra ‘sorpresa’ viene invece dai dati raccolti proprio sulla mobilità dai quali emerge che il divario non è più tanto interregionale quanto tra hinterland e capoluoghi, tanto al Nord quanto al Sud.

Il Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, ha parlato di giornate intense in cui tutti siamo chiamati al senso di responsabilità: “come Chiesa non ci tiriamo indietro nella sofferenza e nell’ascolto altrui”, ha commentato Bassetti. “La mobilità italiana è un tema che ci riguarda come popolo e come singoli, perché sappiamo cosa significhi questo andare altrove”, ha aggiunto il Cardinale invitando ad un’analisi che vada oltre i numeri e lo spazio, anche quando questi numeri sono molti, “ma i numeri per noi sono volti e sono persone”. Da questo punto di vista il pensiero di Bassetti è andato ai migranti che giungono da noi, quali vittime di un sistema globale ed economico in crisi. “Governare la mobilità umana non è utopia né illusione ma accompagnamento avvenga nel rispetto dei diritti”, ha ammonito Bassetti parlando del “diritto di restare e di ritornare” vedendo nella migrazione anche un arricchimento e non solo una necessità. La stessa Licata ricollegandosi al ragionamento del Cardinale ha auspicato la possibilità di poter parlare finalmente, un giorno, di rientri e non solo di partenze da parte degli italiani. In questa edizione del rapporto vi sono poi dei dati sul tasso di scolarizzazione degli italiani che emigrano che ribaltano la narrazione che vedeva fino ad un decennio fa gli altamente qualificati, magari in possesso di laurea o master, in netta superiorità rispetto ai diplomati o a chi è in possesso di licenza media. “Oltre il 40% delle partenze dell’ultimo anno, che si sono attestate a 130 mila, ha una media di età compresa tra 18 e 30 anni”, ha sottolineato Licata con l’auspicio che la mobilità possa divenire circolare superando così la malattia cronica di una fuga ineludibile che sa di punto di non ritorno verso un futuro migliore altrove.

Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio, ha esordito impegnandosi come Governo a riflettere sulle ragioni di questa forte e continua mobilità in uscita dall’Italia; allo stesso tempo il RIM deve essere visto come strumento per analizzare la vita dei discendenti di ondate migratorie passate: “persone che sono però ancora saldamente legate all’Italia come ho avuto modo di constatare in diversi viaggi all’estero”, ha precisato il Premier riferendosi a due punti di vista particolarmente significativi nella storia della diaspora italiana: da un lato il successo personale e dall’altro la ricchezza della presenza italiana all’estero, una presenza che ad oggi annovera circa 80 milioni di italo-discendenti. “La loro presenza culturale è ben visibile non solo in Europa e nel Mediterraneo ma anche nelle Americhe e nella stessa Africa. Inoltre l’emigrazione italiana ha sempre favorito i commerci e il successo personale ma anche alleviato il problema della disoccupazione”, ha spiegato Conte parlando di sfide vinte nonostante ingiustizie e a volte anche fallimenti. Il Premier ha poi parlato dell’energia dei tanti italiani e soprattutto dei tanti giovani che sono all’estero: “a loro dobbiamo offrire non soltanto assistenza e servizi, attraverso Ambasciate e Consolati, ma anche incentivi per poter rientrare”. Un pensiero è andato infine al mondo dell’associazionismo, quale partner strategico per la promozione del Sistema Italia nel mondo: “l’associazionismo sia una risorsa indispensabile per creare network e per aiutare i nostri connazionali ad inserirsi in altri Paesi”, è stato l’auspicio finale del Premier.

Vincenzo Morgante, Direttore di TV2000, ha ricordato la comune appartenenza della Fondazione Migrantes e dell’emittente da lui diretta alla CEI. “Ognuno nel suo ruolo può contribuire a rammendare il tessuto della nostra storia”, ha commentato Morgante evidenziando l’utilità dell’approccio del RIM 2020 tanto in chiave globale quanto in chiave locale, ponendo l’attenzione sulla prossimità territoriale e i borghi di provincia. L’emittente ha realizzato un video di presentazione del RIM 2020 analizzando in sintesi questi quindici anni di ricerca sulla mobilità che hanno visto alternarsi circa 700 studiosi. “L’unica Italia che cresce è quella che ha messo radici all’estero”, è la frase che introduce al malessere ormai cronico di un Paese sempre più longevo e spopolato. Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del 76% con circa 5 milioni e mezzo di iscritti all’Aire nel 2020 (nel 2006 erano poco più di 3 milioni). L’ultima rilevazione sugli espatri del 2019 parla di quasi 130 mila connazionali che hanno fatto la valigia. Tra gli espatriati il 73% preferisce restare in Europa, mentre un 20% si sposta verso le Americhe: in tutto sono 186 le destinazioni mondiali scelte dai connazionali. Regno Unito, Germania e Francia sono le tre mete privilegiate: più del 20% di chi parte ha meno di 18 anni, anche intere famiglie vanno a vivere in un altrove lontano e a volte difficile ma comunque meno angusto dell’Italia. Le Regioni italiane più colpite dallo spopolamento sono Lombardia, Veneto, Sicilia e Lazio: nel 2019 esse hanno rappresentato quasi la metà dell’intera emigrazione italiana. Ci sono però anche mete emergenti come Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Svezia, Norvegia. Attrae sempre di più anche l’oriente con Emirati Arabi e Cina in pole position. A raccontare in maniera netta l’emigrazione italiana è però un Paese di confine come la Svizzera che accoglie un gran numero di under 30. L’emigrazione come risposta ad un Paese involuto che non investe nei giovani e li lascia andar via; il RIM 2020 introduce però anche il concetto di “sguardo di prossimità”, ossia riuscire a essere prossimi pur nella distanza.

Pasquale Tridico, Presidente Inps, ha evidenziato a sua volta come dietro ai numeri ci siano le persone e le storie, spesso dunque storie di migrazioni. “L’Italia beneficia dal punto di vista economico delle pensioni pagate dall’estero verso il nostro Paese. Il nostro è storicamente un Paese migratorio e oggi lo vediamo anche attraverso le pensioni: 3,5 miliardi di euro è il totale delle pensioni pagate dall’estero verso l’Italia mentre dall’Italia verso l’estero l’ammontare è di 466 milioni di euro”, ha spiegato Tridico ricordando che l’Italia paga pensioni in circa 160 Paesi per circa 330 mila posizioni previdenziali: Paesi coi quali si hanno rapporti bilaterali, al di là ovviamente dei confini comunitari. Francia, Germania e Belgio sono per esempio le destinazioni storiche del periodo postbellico e dove c’è il principale montante produttivo dell’emigrazione italiana. Polonia e Romania sono invece quelli verso i quali è l’Italia a pagare le pensioni nel momento in cui tali lavoratori stranieri ritornano nei loro Paesi di origine. Germania, Canada, Australia, Francia, Usa, Svizzera, Argentina, Belgio e Gran Bretagna: questi sono i Paesi che vedono una maggiore emigrazione storica da parte dell’Italia, ma ci sono anche Paesi di più recente destinazione come Spagna, Brasile, Slovenia, Romania, Venezuela, Croazia, Austria, Polonia, Olanda, Portogallo. Per alcuni di questi Paesi c’è un problema relativo alle informazioni sull’esistenza in vita del percettore della pensione, così come difficile è a volte trattare la posizione dei beneficiari superstiti.

Guerino Di Tora, Presidente della Fondazione Migrantes, ha ricordato quanti cambiamenti ci siano stati in questi ultimi quindici anni per i quali si potrebbe parlare ormai di “una maturità raggiunta da questa ricerca annuale”. Il dato che continua ad emergere è che “nell’era delle migrazioni anche gli italiani continuano ad emigrare e lo fanno con numeri e caratteristiche che la Chiesa italiana ha deciso di studiare ed approfondire: oggi la mobilità è quella delle merci e delle monete ma anche delle persone”, ha spiegato Di Tora ricordando che è di qualche settimana fa la presentazione del XXI Rapporto dell’Immigrazione. Quindi due facce della stessa medaglia: l’Italia come Paese di immigrazione e di emigrazione. “Papa Francesco ci fa dono quotidiano di un tema caldo e scottante: un tema che ci interroga non solo come uomini e donne di fede ma anche di come persone di cultura. La persona in cammino rimane al centro di ogni nostro pensiero, studio, ricerca e azione. L’Italia è cambiata e continua a cambiare sotto i nostri occhi e oggi sta di nuovo diventando Paese di forte emigrazione”, ha aggiunto Di Tora. (Simone Sperduto/Inform)

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