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“Terremotività” di Marco Lombardi

LIBRI

Dall’immagine di copertina del sisma aquilano al finale ispirato da una storia vera in zona rossa. Intervista all’autore di Domenico Logozzo

L’AQUILA – E’ da poco in libreria “Terremotività” (Iacobelli Editore – pagine 208 – marzo 2014), un romanzo che si ispira “in maniera emozionale” ai terremoti ed anche ai “terremotati dell’anima”. In copertina la foto scattata all’Aquila da Emiliano Dante qualche giorno dopo il disastroso sisma. Il finale del libro ha per scenario la zona rossa del capoluogo abruzzese. L’autore del romanzo è Marco Lombardi, critico cinematografico ed enogastronomico. Scrive sul Messaggero, sul Sole24 Ore e sul Gambero Rosso oltre ad insegnare all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, alla Scuola Nazionale di Cinema di Milano, al Master del Gambero Rosso di Roma e di Napoli e alla Scuola Holden di Alessandro Baricco.

Lombardi, lei parla di una storia veramente accaduta nella zona rossa dell’Aquila. Quale?

La vicenda di una donna che doveva essere evacuata a 80 chilometri di distanza ,ma s’era rifiutata di abbandonare la sua casa pericolante. Questa vicenda però ispira solo l’ultima parte del romanzo, quando la protagonista – una volta entrata nella zona rossa – scopre una casa pericolante dove si è rifugiato – clandestinamente – un ragazzo, e  lì dentro vive con lui una storia drammatica e di passione. Ma il romanzo si ispira in maniera molto più emozionale, cioè non cronachistica, all’esperienza che ho vissuto 4 anni fa quando sono stato diverse volte nella tendopoli di Collemaggio, all’Aquila, per coprodurre e cosceneggiare con Emiliano Dante il documentario “Into the blue”. Lui l’ha infatti girato e montato tutto all’interno di quella tendopoli in cui ha vissuto per 6 mesi.

Chi sono i personaggi?

La protagonista è Claudia, una donna di 35 anni insoddisfatta della propria vita e del proprio lavoro che fa volontariato nel tentativo di dare un senso ai suoi giorni. Appena una città vicino a lei viene colpita da un terribile terremoto lascia tutto per andare là. Poi – a Roma – c’e’ sua madre, una vedova che sta vivendo con mille paure una storia d’amore (seria) con un ragazzo. Infine Finny, una ragazza di vent’anni che fa volontariato insieme a Claudia ed è un mix di adolescenza e immaturità. Infine c’è una montagna, forse quella che ha determinato il terremoto, che osserva la vita degli uomini come se volesse diventare una di loro. I personaggi principali sono tutti femminili. 

Come si concluderà?

In maniera drammatica, ma tutto sommato con un finale aperto e in parte positivo. I finali mai si raccontano del tutto.

Quale messaggio vuole dare con questo romanzo a 5 anni dal disastroso terremoto?

Nessuno in particolare, non ho la presunzione di poter dare delle “ricette”, soprattutto perché non sono aquilano. Il riferimento a L’Aquila è poi molto tenue, e mai esplicito, più che altro il romanzo si ispira all’idea astratta del terremoto, visto che negli ultimi anni purtroppo di terremoti ne capitano in tutto il mondo. In più il  terremoto ha anche una valenza simbolica ed esistenziale, visto che tutti i personaggi sono a loro modo un po’ “terremotati nell’anima”.  Pure la nostra civiltà è terremotata. In più il personaggio della  montagna suggerisce l’idea di una natura che da un lato vorrebbe  ribellarsi, dall’altro vorrebbe essere umana – cioè imperfetta – come  gli uomini”.

La  foto della copertina è dall’aquilano Emiliano Dante. Insegna Storia dell’Arte Contemporanea presso la facoltà di Lettere dell’Università di Cassino. ”Prima del terremoto – si legge su “cinemaitaliano.info” – insegnava Cinema, Televisione e Fotografia presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università dell’Aquila. I suoi interessi artistici sono iniziati con la fotografia, coinvolgendo nel tempo però anche la musica, la pittura, il teatro e il cinema. Come film-maker indipendente, Dante ha prodotto dieci cortometraggi e il film ibrido “Into The Blue”, in concorso tra gli altri al Torino Film Festival, al Sanfic di Santiago del Chile, in cartellone a New Filmmakers New York e premio internazionale Emilio Lopez per il miglior documentario girato in Abruzzo nel 2009-10. Ha scritto i saggi Merda d’Artista (Roma, 2005) e Breve Saggio sulla storia e sulla natura degli audiovisivi. (Roma, 2008), oltre al diario di Terremoto 09 – diari da un sisma (L’Aquila, 2009). Ha tenuto mostre personali in Italia, in Francia e in Cile”.

Una foto per un romanzo d’amore nella città distrutta. Ci può spiegare il significato dell’ immagine di copertina del libro di Lombardi?

È una foto fatta pochi giorni dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Ritrae la vetrina di un negozio, i manichini sono crollati appunto per il terremoto. Si tratta naturalmente di un crollo anche simbolico, visto che alle loro spalle esiste la foto di due modelli giovani e belli, ineccepibili da un punto di vista estetico. È come se insieme a loro  fosse crollato quel modello di vita là. Bionico.

Lei è un profondo conoscitore della realtà aquilana. A cinque anni del terremoto, quale è il suo giudizio su quello che si è fatto nel post-terremoto e soprattutto sulle possibilità di ridare l’antico splendore al martoriato centro storico?

La situazione è ferma da tempo, il centro non viene ancora ristrutturato a dovere. Ed è un peccato mortale perché era uno dei centri più belli d’Italia. Sul terremoto  ho fatto il documentario  “Into the blue” (Marco Lombardi l’ha cosceneggiato con me e coprodotto), ma ora ne sto realizzando uno che fotograferà la situazione a distanza di anni”. (Domenico Logozzo -Inform)

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