STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Su “Tribuna Italiana” del 4.6.2014 l’editoriale del direttore Marco Basti
BUENOS AIRES – Le celebrazioni della Festa della Repubblica al teatro Coliseo organizzate dal Consolato generale d’Italia in Buenos Aires, con la riuscita iniziativa di proiettare la versione dell’autore, cioè quella immaginata e poi girata da Giuseppe Tornatore per il suo premiato film “Nuovo Cinema Paradiso”, hanno lasciato tanti spunti sui quali si potrebbe sviluppare un commento. Tra essi, anche una parte del saluto dell’Ambasciatore d’Italia Teresa Castaldo durante il quale, parlando della presentazione di Verano Italiano anche nell’interno dell’Argentina e del rilancio dei rapporti con questo Paese, ha ricordato le visite fatte in tante città del Paese dove, oltre alle autorità e agli imprenditori, ha avuto modo di incontrare le comunità italiane e i loro sodalizi. A quel punto ha ribadito quanto aveva manifestato in altre occasioni, sulla necessità di lavorare insieme, l’Ambasciata, la rete consolare, gli enti italiani quali l’Istituto Italiano di Cultura, l’Istituto per il Commercio Estero, l’Enit, l’imprenditoria di origine italiana e la comunità italiana.
Lavorare insieme, fare sistema, far scattare le sinergie che potrebbero derivare da una simile collaborazione è un obiettivo enunciato altre volte da altri predecessori dell’ambasciatore Castaldo, ma quasi mai, almeno negli ultimi decenni, si è andati molto più in là delle buone intenzioni declamate.
Siamo certi della volontà e della capacità del primo ambasciatore donna che l’Italia ha accreditato presso il governo argentino e anche dell’entusiasmo e dell’impegno con cui sta portando avanti la sua missione a Buenos Aires.
E inoltre l’Italia sta manifestando la sua volontà di esserci, di ritornare e di essere un’altra volta un partner importante dell’Argentina, con fatti concreti che vanno al di là delle parole pur vere, ma sempre impregnate di retorica dei profondi legami tra i due paesi.
Una volontà di ritorno che sembra voler dimostrare con l’organizzazione di una rassegna quale “Verano Italiano”, alla sua seconda edizione, che è stata ampliata verso le città dove ci sono consolati italiani. Ma non solo. Ci sono varie iniziative avviate, un lavoro intenso anche sull’aggiornamento di una serie di accordi firmati da tempo dai due paesi e che l’attesa visita del ministro degli Esteri Federica Mogherini dovrebbe suggellare, in una data ancora da confermare visto che il complicato panorama internazionale non consente di fissare appuntamenti con molto anticipo.
Ma intanto come comunità dobbiamo guardarci dentro per riconoscere qual è la nostra realtà e capire quale contributo possiamo dare al rilancio.
Certo, ci sono due organi di rappresentanza fondamentali che oggi a stento conservano la loro legittimità – Comites e Cgie – perché i successivi governi hanno deciso di rinviare di volta in volta le elezioni dirette e indirette con cui questi due organi si rinnovano ogni cinque anni. Ormai sono passati dieci anni da quando furono eletti e hanno raddoppiato (per adesso) la durata che le leggi fissano ai loro mandati. E non sembra che l’attuale governo abbia una fretta o un impegno maggiore per convocare le elezioni. Cosa direbbero a Roma se fossero così rinviate le elezioni dei consigli comunali di qualsiasi paese o cittadina italiana. Ma intanto qui parliamo di oltre quattro milioni di elettori e nessuno sembra scandalizzarsi.
Ci sono poi altri organi di rappresentanza, basati nella struttura associativa che è una delle caratteristiche principali, tradizionalmente nella nostra comunità. Non staremo qui a ricordare un’altra volta (anche se forse sarebbe necessario farlo) il ruolo determinante che hanno avuto le associazioni italiane in un passato ormai lontano, per sopperire alle assenze sia dello Stato argentino che di quello italiano e in un passato recente e ancora oggi, come rete nella diffusione della cultura italiana. Una rete certo insufficiente, poco integrata, di livelli qualitativi poco omogenei, in parte anche scomparsa perché assimilata dalla società argentina.
Ma anche se ha bisogno di aggiornamento, di adeguamento e di apertura, resta un valido strumento di comunicazione e di diffusione capillare della cultura italiana.
Probabilmente le autorità diplomatiche e consolari guardano con simpatia le iniziative prese in seno alle strutture organizzate dell’associazionismo, che si vanno rinnovando e allo stesso tempo si impegnano nel “desmalezar” il cammino verso relazioni più importanti e solide tra l’Italia e l’Argentina.
Naturalmente anche se il dialogo dev’essere aperto e franco con tutte le espressioni della collettività e della comunità italo-argentina, la premessa dovrebbe essere il rispetto di quell’organizzazione di rappresentanza che ci siamo dati da tempo, in parte creata in base alla legge argentina e in parte in base a quella italiana. (Marco Basti – Tribuna Italiana /Inform)
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