ASSOCIAZIONI
ROMA – Nella cornice del convegno sull’azione della Chiesa cattolica per l’emigrazione dell’Associazione Lombardi nel Mondo tenutasi nei giorni scorsi, la professoressa Lucetta Scaraffia ha illustrato in una relazione storica il rapporto tra Santa Madre Cabrini, patrona internazionale dei Migranti, e San Pio X. Scaraffia ripercorre alcune delle tappe principali della vita di Francesca Cabrini e il suo rapporto intenso con Leone XIII e Pio X. La donna rimase fortemente colpita dalla morte di Leone XIII, il Papa che l’aveva indirizzata verso occidente, verso le terre di migrazione americane, che l’aveva sempre sostenuta in tanti modi. Era un papa con cui aveva un rapporto vero, di fiducia reciproca e, cosa eccezionale per una donna, di vera stima. Lo prova il fatto che davanti alla crisi provocata dall’americanismo, Leone XIII si fosse rivolto spesso a madre Cabrini, per capire meglio e avere dei consigli. Non era certo usuale in quegli anni – ma in verità neppure adesso – che il Papa ascoltasse con attenzione una donna, e facesse tesoro delle sue osservazioni. Possiamo ben capire, allora, come traspare dalle lettere della santa, che la sua morte l’avesse gettata nello sconforto. Madre Cabrini conosceva bene lo sprezzante paternalismo che le gerarchie ecclesiastiche riservavano alle suore, e la difficoltà di farsi ascoltare e stimare. Ma l’elezione di Pio X rivelò subito che anche questo Papa aveva a cuore i progetti e l’attività incessante di questa piccola donna, e la voleva sostenere in ogni modo. Sempre dalle lettere, veniamo a sapere che, subito dopo l’elezione, madre Cabrini gli fa scrivere dalla superiora delle suore di Roma, mettendolo subito al corrente delle sue ultime attività. Infatti stava progettando una missione in Alaska, per soccorrere dei minatori. Per comprendere il contesto di tensioni sociali e politiche all’interno del quale si muovevano i missionari all’epoca, Scaraffia ricorda un episodio in particolare. Nel 1890, a New Orleans, il capo della polizia locale Hennessy venne assassinato da ignoti mentre attraversava il quartiere italiano. La colpa ricadde sui siciliani, sulle cui organizzazioni criminali Hennessy aveva indagato, e di conseguenza vennero incriminati ben 19 italiani che però al processo, grazie alla brillante difesa dei migliori avvocati della città, furono assolti. Ma la folla urlante si recò all’uscita dalle carceri e uccise ben 11 prigionieri. Anche il governo italiano avviò una protesta contro quello statunitense per questa ecatombe, ma la soluzione diplomatica non si trovava e episodi analoghi cominciarono a verificarsi in altre regioni del Paese. Madre Cabrini si impegnò anzitutto ad educare i ragazzi, che prima erano abbandonati sulle strade, e riportare all’osservanza religiosa i molti che se ne erano allontanati per indifferenza. Fondò una sorta di “chiesa degli italiani” e in pochi mesi il clima verso i connazionali cambiò. L’occasione fu l’arrivo da New York di una grande statua del Sacro Cuore per la chiesa dell’istituto, dietro la quale in processione fece sfilare per tutta la città la comunità italiana. La processione si snodò ordinatamente, la gente era pulita e composta, preparata a cantare non solo inni sacri ma anche canti della tradizione italiana come ‘Va pensiero’. Il successo fu grande: per la prima volta gli italiani di New Orleans furono applauditi in pubblico. Madre Cabrini aveva capito che per una città con la passione musicale che serpeggiava nelle strade come New Orleans una buona musica sarebbe stata decisiva per far accettare gli italiani. Ma l’impegno di Cabrini va oltre tanto che nel 1912 Pio X invia alla santa tutta la sua approvazione per la nuova impresa a cui si sta dedicando: l’ospedale Columbus a New York. Dopo averlo definito “impresa di sì grande utilità pubblica” il Papa invia la sua benedizione a tutti coloro che collaboreranno con la madre Cabrini e alle loro famiglie. Pio X aveva capito la ricchezza nascosta in quella piccola suora e la appoggiò sempre fino alla sua morte nel 1914. Dopo aver assicurato i primi servizi – scuole, orfanatrofi, ospedali – nei centri di emigrazione, Madre Cabrini cominciò a preoccuparsi di coloro che vivevano lontani da tutti un’esistenza particolarmente dura, come i lavoratori delle piantagioni e i minatori, e inviò delle suore a visitarli e a offrire assistenza materiale e religiosa. (Inform)