lunedì, 23 Settembre, 2013 in
NOTIZIE INFORM
ITALIANI ALL’ESTERO
Nel cuore dell’Argentina, a Rosario, vive la più grande comunità italiana all’estero. La mattina dello scorso 6 agosto un boato ha sconvolto la città
Rosario: una tragica mattina d’agosto
ROMA –
E’ uscito il numero 15/2013 di SPInternazionale, notiziario del Dipartimento Internazionale del Sindacato Pensionati Italiani della CGIL. In questo numero: Vivere con dignità e indipendenza; Gentile ministra Cecilie Kyenge; C’è tempo fino al 31 ottobre per l’invio dei moduli Red estero all’Inps; Notizie dal mondo. Ricordiamo che SPInternazionale si può leggere e scaricare dal sito www.spi.cgil.it.
Qui di seguito l’articolo “Rosario: una tragica mattina d’agosto”.
“Carissimo, mi fa ricordare quando ero piccolo nell’epoca di guerra. Ieri è scoppiata una bomba, come è successo più di 60 anni fa nell’Italia mia. Non so che altro dire perché non ho parole, scusami tanto…”, sono le prime parole, interrotte come se anche lo scrivere fosse troppo doloroso, le prime testimonianze che arrivano nel caldo di agosto da Rosario, la popolosa città Argentina dove si è insediata la più grande comunità di emigrati italiani all’estero.
La bomba di cui parla il Coordinatore dello Spi-Cgil e Presidente dell’Associazione Pensionati Italiani Argentina (Apia), Enrico Capomasi, è lo scoppio avvenuto per una fuga di gas, in un palazzo di sette piani del centro. Una tragedia assurda che, dopo giorni di ricerca tra le macerie di un intero isolato sventrato, fisserà il suo bilancio in 21 morti, un numero imprecisato di feriti e centinaia di senza tetto.
Inevitabilmente tra le vittime anche cognomi italiani: Oliva, Perucchi, Mattaloni…
Il destino, nelle sue imperscrutabili decisioni, ha voluto risparmiare due anziane sorelle iscritte all’Apia e così, una di loro, ci ha raccontato quel drammatico giorno.
“Cominciava il martedì 6 agosto come ogni altro giorno della nostra vita e, nella nostra bellissima città di Rosario, erano le 7.30 del mattino. Nell’uscire di casa con mia sorella l’incaricato del palazzo ci saluta con un ‘Buona giornata!’. Mia sorella lavora al mattino ed io al pomeriggio. Ma quella giornata dovevo fare una visita medica e avevo appuntamento alle 9 all’ospedale spagnolo.
Dopo due ore un’amica ci avvisa telefonicamente che c’è stata una esplosione nel palazzo di Via Salta e Oroño, senza avere la certezza dell’indirizzo esatto. E’ preoccupata per me e mia sorella, ci avverte… e li inizia l’incubo della nostra vita.
Mai ci era successa una cosa del genere. Il palazzo era tutto in fiamme. Era la nostra casa, la nostra abitazione… c’era la nostra storia, le nostre cose. Subito mi sono venute in mente le storie che nostro padre ci raccontava della guerra in Italia e delle conseguenze che ti lascia. Così è rimasta la nostra casa: tutta distrutta… gente morta, sparita, un orrore che nessuna persona si merita.
C’era rimasto solo quello che indossavamo e l’anima per cominciare nuovamente.
Molto dolore e ancora oggi non abbiamo superato questa situazione. ”
Poi la tristezza cede il posto ai ringraziamenti, agli amici, agli “angeli” che le hanno aiutate: i pensionati, il patronato Inca, giovani e anziani della comunità italiana, “Sono loro, gli amici, che ci danno le forze per continuare e superare questi giorni difficili.”
Perché lo scoppio si è portato via tutto, tutto! Compresi i documenti, le fotografie, i ricordi. Ma c’è ancora posto per un ultimo: “Grazie alla vita che ci ha dato un’altra opportunità…”. (SPInternazionale n.15/2013 /Inform)