ITALIANI ALL’ESTERO
ROMA – Si è svolta a Roma, presso la Farnesina, la riunione del Comitato di Presidenza del Cgie. Le questioni affrontate durante i lavori del Comitato sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa introdotta dalla Segretaria Generale Maria Chiara Prodi che ha esordito: “A me piace immaginarci come una squadra che include tutti i consiglieri del Cgie, dei Comites, le Consulte regionali e le reti delle associazioni italiane all’estero sul territorio. Siamo circa 2000 volontari nella rete della rappresentanza di base e rappresentiamo gli italiani all’estero, che ormai sono il 10% della popolazione residente in Italia. Siamo quindi un anello fondamentale di una catena fra l’Italia e i connazionali nel mondo che non si deve spezzare. E per rendere più forte questo anello noi agiamo in maniera collegiale trattando i temi che ci vengono segnalati dalle nostre comunità all’estero e dalle istituzioni con cui collaboriamo”. Dopo questa introduzione Prodi ha rilevato come il Cgie sia stia muovendo su due piani, uno di lungo periodo, volto all’ascolto e al consiglio delle istituzioni che si occupano degli italiani all’estero, e un altro di breve periodo riguardante il momento attuale. “Sulle questioni del breve periodo – ha spiegato la Segretaria Generale – abbiamo affrontato alla Camera e al Senato i temi della legge di bilancio che preoccupano in particolare i nostri connazionali nel mondo, come ad esempio il problema della perequazione per i nostri pensionati all’estero, in proposito noi pensiamo che i diritti acquisti difficilmente vadano toccati , e questo per noi è un tema di principio. Poi – ha continuato Prodi – c’è il tema dei finanziamenti alle nostre reti di rappresentanza, come i Comites e il Cgie. Noi abbiamo una legge istitutiva e dobbiamo onorarla. Per svolgere il nostro ruolo abbiamo bisogno di risorse adeguate per effettuare gli incontri in presenza”. La Segretaria Generale ha poi segnalato come il tema della cittadinanza rappresenti una priorità per il prossimo semestre di lavoro del Cgie. Su questo punto verrà avviato un confronto di base sui territori, in primo luogo con i Comites. Altre tematiche, condivise con i territori, saranno la messa in sicurezza del voto all’estero, la proposta di riforma del Cgie, quella dei Comites è stata già consegnata al Parlamento, e una riflessione sulla nuova mobilità incentrata sulla possibilità di dare vita ad una mobilità circolare. Prodi è poi tornata sul tema delle risorse per il funzionamento minino del Cgie che dovrebbero attestarsi intorno ad 1 milione e centomila euro e che al momento sono ferme a 548.000 euro. “La cosa per noi essenziale – ha aggiunto la Segretaria Generale – è procedere alla realizzazione della Conferenza Stato – Regioni- Provincie autonome – Cgie, perché questo appuntamento si deve svolgere ogni tre anni e la prossima Conferenza doveva avere luogo nel dicembre 2024. Non possiamo far passare troppo tempo per la convocazione perché nella complessità di rappresentare tante persone c’è la sfida di costruire un fronte comune con le istituzioni interessate da queste tematiche, per sviluppare una programmazione triennale e darci gli strumenti per poter dimostrare il nostro impegno”. Ha poi preso la parola la Vice Segretaria Generale per i Paesi Anglofoni extraeuropei Silvana Mangione che si è in primo luogo soffermata sulla riforma del voto all’estero. “Al momento – ha esordito – vi sono proposte di legge che ridimensionano e mettono a rischio il voto all’estero. Tra le proposte avanzate vi è quella del voto elettronico, uno strumento stupendo, ma bisogna ricordare che non tutti i Paesi dove vivono gli italiani all’estero hanno la capacità di garantire una connessione capillare necessaria per il voto elettronico…. Per quanto riguarda la possibilità di continuare a votare con le schede cartacee – ha proseguito la Vice Segretaria – noi chiediamo che queste vengano stampate in Italia con uno specifico marchio, in modo da rendere estremamente difficile la loro eventuale riproduzione. Siamo invece decisamente contrari all’introduzione della registrazione preventiva dell’opzione di voto”. Mangione ha inoltre auspicato sia un allineamento fra i registri consolari e quelli del Ministro dell’Interno riguardanti gli italiani all’estero, sia la realizzazione di una riforma della legge istitutiva del Cgie , resa necessaria dall’adattamento della rappresentanza ai nuovi contesti di oggi. Della necessità di porre atto politiche concrete per incentivare il ritorno degli italiani all’estero e porre così un freno all’inverno demografico in Italia ha parlato il Vice Segretario Generale per l’Europa e l’Africa del Nord Giuseppe Stabile. “Si tratta – ha spiegato – di rendere gli italiani all’estero una risorsa effettiva per il Paese. Sette milioni di italiani all’estero che vanno nel mondo e poi non ritornano pongono un problema demografico molto serio”. “Oggi assistiamo a una nuova emigrazione di italiani, simile alle dimensioni di quelle del passato, ma diversa per luoghi di origine e tipologia di persone. Sono giovani laureati e diplomati che lasciano le regioni settentrionali. Vogliamo comprendere perché se ne vanno, e capire quali possano essere le politiche per farli tornare” , ha aggiunto Stabile sottolineando come gli incentivi sul ritorno dei “cervelli in fuga” non coprano tutta la variegata presenza degli italiani nel mondo. Il Vice Segretario Generale per l’America Latina Mariano Gazzola ha invece affrontato il tema della cittadinanza sottolineando la necessità di evitare strumentalizzazioni e stigmatizzazioni quando si parla di questo tema. “Il tema della riforma della cittadinanza – ha rilevato Gazzola – va analizzato e discusso, ed è compito del Cgie lavorare a delle proposte per il Parlamento. Qui non si tratta di porre dei limiti generazionali, ma di adattare la legge alla realtà odierna, partendo dalla considerazione che un bambino che oggi nasce a Buenos Aires da discendenti italiani è italiano e che ogni modifica della legge sulla cittadinanza può cambiarne il futuro”. Il Vice Segretario ha poi ribadito la sua contrarietà all’introduzione di limiti, ma si è detto favorevole a possibili meccanismi volti alla verifica dell’identità. Di cittadinanza ha parlato anche il Vice Segretario Generale di Nomina governativa Gianluca Lodetti, “Per la cittadinanza – ha evidenziato Lodetti – noi siamo nella necessità di aggiornare un istituto che ha molti anni. Dobbiamo rispondere ai grandi cambiamenti che la nostra società e le nostre comunità all’estero hanno prodotto in questi anni. Su questo tema – ha continuato il Vice Segretario – dobbiamo partire dalle cose che uniscono e non dalle cose che dividono. La riflessione che faremo con l’associazionismo e la rappresentanza oltre confine è sul valore dell’identità italiana, sul fatto che un cittadino debba essere in qualche modo legato, conoscendo anche i diritti e i doveri, ai fondamenti della nostra costituzione e della nostra lingua. Partiamo quindi da elementi concreti che uniscono sia le persone che immigrano in Italia, sia coloro che oltre confine chiedono il riconoscimento della cittadinanza. La cittadinanza deve essere quindi il più possibile un istituto consapevole”. Lodetti ha anche parlato dell’esigenza di proporre incentivi e di costruire politiche lavorative e industriali capaci di creare una circolarità nella nuova emigrazione. Un’emigrazione che va anche accompagnata nel suo viaggio all’estero. Da segnalare infine l’intervento del componente del Comitato di Presidenza per l’Europa e l’Africa del Nord Tommaso Conte che ha ripercorso la storia dei finanziamenti pubblici per gli enti gestori volti alla promozione della lingua e cultura italiana all’estero, rilevando come oggi molti enti siano in seria difficoltà a causa delle nuove tempistiche nell’erogazione dei fondi. Conte ha anche rilevato come a tutt’oggi, in una emigrazione composta anche da famiglie con bambini piccoli, rimanga centrale il rafforzamento della propria identità culturale. In proposito Conte ha spiegato l’esigenza di considerare che nella diffusione della lingua e della cultura italiana e nel mantenimento della identità culturale, si dovrebbero tenere conto anche delle specificità presenti nelle varie nazioni. Ad esempio, secondo il Consigliere, negli Stati Uniti si parla della diffusione della lingua e cultura italiana, mentre in Europa dove vi sono anche italiani di prima generazione quello che è importante è il mantenimento dell’identità culturale. Un contesto, quest’ultimo, che oggi, per Conte, appare a rischio. (Lorenzo Morgia – Inform)