giovedì, 3 Ottobre, 2013 in
NOTIZIE INFORM
16. DOCUMENTAZIONE
Rapporto Italiani nel Mondo 2013
L’intervento di mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes
Premessa: uno strumento rinnovato
Più volte – in occasione delle anticipazioni di giugno e fino ad oggi – si è parlato della volontà della Migrantes di inaugurare, a partire da questa annualità, una nuova fase del Rapporto Italiani nel Mondo. Tre sono i presupposti di questa rinnovata lettura del fenomeno dell’emigrazione, di quella italiana in particolare.
La multidisciplinarietà. Dall’esperienza maturata dal Rapporto Migrantes, la multidisciplinarietà è ciò che dà un surplus valoriale, ovvero il mettere insieme letture diverse di ambiti e aree differenti di ricerca sullo stesso argomento. In questo il Comitato scientifico, accanto al Comitato promotore del Rapporto Italiani nel Mondo, sono stati strumenti preziosi.
La transnazionalità. Una maggiore cura di una lettura su scala europea e internazionale del fenomeno che ci impegniamo ad accentuare sempre di più, considerando le caratteristiche della mobilità di oggi.
L’attenzione alla persona. È una caratteristica a cui il Rapporto Migrantes non potrebbe rinunciare, perché presupposto fondamentale del Magistero sociale Chiesa, che ispira la Fondazione Migrantes, superando una lettura economicistica o ideologica della mobilità anche italiana.
Il Rapporto Migrantes si configura così, oggi, quale “strumento conoscitivo” della mobilità italiana e “strumento di sensibilizzazione” nella e della società civile spesso ignara o incostante nella conoscenza di fenomeni sociali di portata complessa che coinvolgono tutti nella convivenza quotidiana.
Il Rapporto Italiani nel Mondo 2013: per una corretta informazione
Non entrerò nello specifico dei contenuti dell’VIII Rapporto, che lascio alla dott.ssa Licata, ma è doveroso per me oggi sottolineare quanto per la Chiesa e in particolare per la Chiesa in Italia, attraverso il lavoro della Fondazione Migrantes, le migrazioni siano argomento pastorale prioritario da almeno 100 anni, da quando nel dicembre del 1914, di fronte al dramma della prima guerra mondiale e dei lavoratori italiani espulsi con le famiglie dalla Svizzera, dalla Germania, dalla Francia etc., Benedetto XV istituì la celebrazione di una giornata nazionale per gli emigranti.
Tra gli strumenti più idonei per una pastorale che legge la vita e la storia delle persone vi è sicuramente l’informazione e la ricerca. Da sempre, l’informazione è un mezzo fondamentale per una pastorale attenta e vicina alle persone, come ricorda anche Papa Francesco nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Nell’epoca dell’esubero informativo, infatti, produrre e indirizzare a una conoscenza corretta è una delle sfide più difficili da superare – ricorda il Papa – e questo vale ancora di più quando al centro della riflessione vi è il tema del migrare e dei migranti, per il quale è necessario superare “pregiudizi e precomprensioni”.
L’incontro con lo straniero, infatti, produce da sempre paura e diffidenza, elementi sicuramente superabili con la comprensione di ciò che si percepisce lontano o, addirittura, opposto a se stessi. A tal fine, la realizzazione di sussidi che riducano la distanza conoscitiva diventa un imperativo per la Fondazione Migrantes.
Rientra in questo progetto di informazione, ricerca e mediazione anche il Rapporto Italiani nel Mondo in cui la duplice ottica, arrivi/partenze, diventa il mezzo per spronare la personale curiosità del lettore alla conoscenza della storia e del presente del proprio Paese, le sue peculiarità.
Oggi come ieri, al di là dei tanti cambiamenti che vi sono stati nella mobilità, un continuum resta con il passato: la ricerca delle radici, di quegli elementi di conforto e di un sentirsi, anche in territorio estraneo, parte di un gruppo, di una comunità. In questo, l’elemento religioso ha un ruolo fondamentale come importante condizione identitaria continuamente ricercata ma desiderata in forme nuove e diverse – rispetto a ciò che accade in Italia – perché differenti sono le condizioni sperimentate in emigrazione. A queste necessità, al tempo stesso, di ricordo e di legame con il passato e con i territori di partenza, di conoscenza e assunzione delle caratteristiche della nuova realtà in cui si vive, hanno risposto le Missioni Cattoliche Italiane che, da sempre, si sono occupate della vita religiosa e non solo, ma anche delle condizioni sociali dei connazionali all’estero: corsi di lingua, risoluzione delle pratiche burocratiche, spesso in contatto con le sedi dei consolati e dei patronati all’estero, tutela dei diritti, aiuti economici, ricerca della casa e del posto di lavoro oltre che luoghi di incontro e confronto. Le Missioni Cattoliche Italiane sono ora chiamate ad un rinnovamento per rispondere alle nuove forme di mobilità che sempre più spesso portano ad incontrare persone “temporanee” nei diversi luoghi e a conoscere la nuova condizione di migranti, perché è la stessa mobilità ad essere oggi continua, incostante, precaria.
Oggi come in passato, tante e diverse sono le crisi e i momenti difficili che si presentano durante la fase migratoria e molti sono anche i progetti falliti, i rientri, gli spostamenti in altri luoghi, i progetti temporaneamente sospesi. Di questo sono testimoni i 615 operatori specificatamente in servizio per gli italiani (laici/laiche consacrati e non, sacerdoti diocesani e religiosi, suore, sacerdoti in pensione) presenti in 375 Missioni Cattoliche di Lingua Italiana distribuite in 41 nazioni nei 5 continenti (dati aggiornati al 2 settembre 2013, http://www.lemissioni.net). A questi si unisce il generale “mondo della missionarietà” stimato dalla Fondazione Missio – organismo pastorale della CEI – in circa 10 mila operatori tra presbiteri, consacrati e consacrate, laici/laiche.
Il Rapporto Italiani nel Mondo pone l’accento anche su figure della Chiesa del passato, legate alla mobilità italiana, descrivendole e attualizzandole, dando modo così al lettore di sentirne la modernità e la vitalità. Nel 2013 l’attenzione è posta su Francesca Saveria Cabrini, una santa moderna, per la capacità di contrastare la secolarizzazione tra gli emigranti, per uno stile nuovo di evangelizzazione in emigrazione, per la valorizzazione della comunicazione a tutela dei diritti dei migranti e contro ogni discriminazione, per la libertà nell’amministrazione dei beni a favore dei poveri emigranti, per la fedeltà alla Chiesa. Con lei, il secolo XIX, che ha visto un protagonismo nuovo della donna nella Chiesa e nella società, ha trovato sul suo finire una nuova straordinaria interprete.
Il Rapporto Italiani nel Mondo si concentra, inoltre, su figure attuali riscoprendone i legami con il mondo della missionarietà e della mobilità italiana. In questa edizione l’attenzione è ricaduta su un religioso che, all’inizio del suo percorso, non ancora sacerdote, ha trascorso alcuni anni accanto ai lavoratori italiani in Germania. Si tratta di p. Federico Lombardi, una figura oggi nota e del quale pochi conoscono questa parte biografica molto interessante che due giornalisti – Ambrogetti e Iaria – hanno voluto regalare al Rapporto Migrantes 2013. Nell’approfondimento emerge l’attività svolta, negli anni Settanta dal religioso a favore degli italiani emigrati in terra tedesca, le caratteristiche della comunità italiana, le principali problematiche, le iniziative intraprese. Un racconto interessante che ripercorre la biografia di un uomo oggi impegnato nella società dei migranti in modo diverso, ma che è stato profondamente colpito e segnato dagli anni in cui era al servizio dei migranti e migrante in prima persona.
I propositi del Rapporto Italiani nel Mondo 2013
Noi ci auguriamo che questo volume divenga sempre di più un sussidio educativo e che la sua funzione pedagogica sia riconosciuta non solo per le notizie contenute, ma anche per la metodologia multi e interdisciplinare adottata e per i valori della transnazionalità e dell’interculturalità in esso contenuti.
Nelle considerazioni generali poste in apertura del volume sono elencati i quattro propositi del Rapporto Migrantes Italiani nel Mondo 2013.
1. L’Attenzione ai giovani e alla loro mobilità. Abbiamo deciso quest’anno di trattare con insistenza l’argomento dei giovani. Decidere di emigrare oggi non deve essere un allarme sociale, ma una valida opportunità di crescita data soprattutto ai più giovani o, comunque, a quelle persone che vogliono percorrere strade diverse e mettere alla prova se stessi. Il confronto con realtà europee o oltreoceano, per motivi di studio, lavoro o specializzazione, è per le persone coinvolte, ma anche per i paesi in cui ciò avviene, un’opportunità di arricchire ed essere arricchiti dalla diversa provenienza culturale e dalla differente formazione. La messa in comune di competenze e conoscenze nell’ambito di una rotazione di figure più o meno specializzate potrebbe – se largamente condivisa – essere la condizione attualmente più favorevole alla globalizzazione.
Occorre quindi considerare l’intera tipologia di migranti di oggi, perché parlare di “cervelli” solo nel caso dei laureati, dei dottori di ricerca o degli specializzati che vanno via dall’Italia non è eticamente corretto. La storia ci ha consegnato storie di self made man che senza saper leggere e scrivere hanno fondato, nell’Ottocento e nel Novecento, veri e propri imperi. Altrettanto vero è, però, che dal punto di vista economico, la partenza di un laureato e/o specializzato è molto più incisiva sul già precario equilibrio economico italiano che continua a “regalare” all’estero il suo capitale umano senza alcun investimento o politica di circolazione dalla quale avrebbe solo che da guadagnare.
2. Cittadinanza e diritto di voto. Le questioni principali, a questo riguardo, sono da un lato come conciliare il diritto di uguaglianza tra tutti i cittadini italiani con i criteri di legame affettivo alla Patria nella quale da tempo non si vive più e di partecipazione attiva e piena alla vita politica della nazione nonostante la distanza e, dall’altro, fino a quale generazione è giusto consentire di mantenere la cittadinanza a chi lascia definitivamente il paese di origine.
Il tema è talmente interessante che si è voluto dedicare uno specifico spazio in questa edizione del Rapporto Migrantes per cercare di rispondere a come sia possibile conciliare la tolleranza alla “cittadinanza plurima” necessaria in un contesto globale rispetto all’applicazione normativa della cittadinanza e dei diritti che da essa derivano.
L’Italia si sta da tempo confrontando con la modifica di una legge sulla cittadinanza ormai desueta rispetto alla società pluriculturale che dovrebbe disciplinare. Allo stesso modo, per i tanti connazionali all’estero le indicazioni sulla cittadinanza per chi da italiano è residente all’estero e la conseguente legge sul voto che ne è derivata, sembrano essere altrettanto obsolete. Esse, infatti, sembrano rispondere più alle peculiarità delle dinamiche migratorie italiane del Novecento ed escludono totalmente le nuove mobilità caratterizzate da precarietà logistica e frequenti spostamenti all’interno di uno stesso o di più Stati esteri. Andrebbero perciò indagate nuove forme di inclusione per queste categorie temporaneamente fuori dei confini nazionali – penso, ad esempio, agli studenti – oppure a coloro i quali sono oggetto di turnover geografici, impossibilitati quindi a rispettare i regolamenti attualmente in essere relativi all’iscrizione nelle liste elettorali e i criteri di residenza continuativa.
3. L’immagine dell’Italia e della mobilità italiana nei mass media. È necessario curare maggiormente l’immagine dell’Italia sia per quanto riguarda i mass media italiani che per quelli internazionali. La cura deve partire dal giornalismo italiano con una maggiore preparazione al tema, l’uso di una deontologia professionale che si rifaccia a documentazione veritiera e certa e a parole scevre di giudizi. Dilagano, invece, termini forti, allarmismo e notizie tendenziose spesso al servizio di questa o quella corrente politica. Occorre pensare alla formazione di una classe giornalistica attenta, capace e soprattutto formata e specializzata in politica estera. Quest’ultima va considerata nella nuova accezione di mondo globalizzato e di spazi comuni in cui l’internazionalizzazione economica e l’interculturalità hanno modificato l’immagine e i limiti di ciascun territorio.
4. Non dimenticare gli emigranti e le loro famiglie in difficoltà. Che siano o meno iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE), che facciano o meno parte dell’elettorato l’attenzione all’italiano all’estero in condizione di difficoltà è prioritaria. Tra questi, non possono essere dimenticati i detenuti, le famiglie in condizioni di povertà e gli anziani disagiati che, all’estero, percepiscono la pensione oppure che si ritrovano ad affrontare grossi problemi burocratici.
Una sensibilità nuova viene, invece, richiesta da quegli anziani che attualmente si stanno spostando fuori dai confini nazionali perché all’estero la pensione italiana permette loro una vita migliore. Ha riscosso ampio stupore il caso della Tunisia o, comunque, quello dei paesi del Nord Africa prossimi all’Italia e per i quali si sono realizzati recentemente vari articoli di approfondimento e servizi televisivi. Particolare attenzione meritano anche le famiglie italiane in mobilità, in sintonia anche con i discorsi emersi alla recente Settimana Sociale di Torino. Le famiglie italiane “globali” che per questioni lavorative, con o senza figli, vivono tra due o più nazioni convivendo con lontananza e mancanza di prossimità fisica. Occorre pensare a pratici sostegni a queste situazioni che spesso portano a caos emotivi e ad affetti precari. Non da ultimi, i migranti sconfitti dall’emigrazione che continuano nel loro turnover geografico o rientrano in Italia. Nella Parrocchie italiane questo fenomeno inizia ad essere particolarmente visibile e lo è anche all’estero, dove il sacerdote continua ancora a fungere da “soggetto del conforto” per i giovani e meno giovani in preda a depressione e forti crisi di identità. Sono volti di una “crisi” che attraversa in modo diverso le nostre città, famiglie e nuove generazioni, che non possono essere dimenticate. Mi auguro che il Rapporto Italiani nel Mondo 2013 aiuti a interpretare culturalmente, politicamente, socialmente, pastoralmente questa nuova stagione dell’emigrazione italiana (Inform)