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INFORMAZIONI DEL GIORNO – NEWS PER GLI ITALIANI ALL'ESTERO

Presentata a Roma la XVIII edizione del Rapporto Italiani nel Mondo realizzato della Fondazione Migrantes, continua la mobilità verso l’estero fatta di giovani e giovani adulti

ITALIANI ALL’ESTERO

 

ROMA – Presso il Carpegna Palace Hotel di Roma si è tenuta la presentazione della XVIII edizione del Rapporto Italiani nel Mondo realizzato della Fondazione Migrantes.  Dallo studio si evidenzia come in una emigrazione italiana che continua a crescere, anche se in maniera minore rispetto agli anni passati, sono sempre di più numerosi i giovani che decidono di lasciare il nostro Paese, non trovando riscontri adeguati nei luoghi di residenza. Gli italiani all’estero  iscritti all’Aire hanno una incidenza sulla popolazione residente in Italia del 10%.  La maggioranza dei connazionali nel mondo, fra cui circa il 45 % hanno tra 18 e i 49 anni,  risiedono in Europa. La comunità all’estero più numerosa rimane quella che vive in Argentina.

L’incontro si è aperto con la lettura del messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella alla Fondazione Migrantes, il quale si è espresso sulla bontà dell’iniziativa che rappresenta “una preziosa occasione di discussione e di sollecitazione alla riflessione sul tema delle migrazioni”. All’interno del messaggio, il Presidente della Repubblica ha poi ricordato come, “per collocazione geografica, al centro del Mediterraneo” e per via di “complesse vicende storiche, sociali ed economiche” l’Italia abbia conosciuto una forte migrazione in entrata ed in uscita. Mattarella ha inoltre rimarcato la crescita della comunità italiana all’estero, un fenomeno “connesso alla globalizzazione, all’internazionalizzazione, all’apertura delle frontiere, alla lenta ma crescente creazione di un comune sentire europeo tra le giovani generazioni”. Inoltre il Presidente della Repubblica ha sottolineato che l’emigrazione deve essere e rimanere una scelta libera. “Se dopo un percorso formativo in Italia – ha scritto il Capo dello Stato – si è costretti a lasciare il territorio nazionale per mancanza di occupazione o di soddisfacenti prospettive e, soprattutto, una volta acquisite preziose conoscenze ed esperienze, non si riesce più a tornare, si è di fronte a una patologia, alla quale bisogna porre rimedio”.

Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, poi ha introdotto la presentazione del Rapporto . “Tanta è la strada percorsa, tanti gli avvenimenti che hanno inciso sulla trasformazione dell’Italia all’interno della cornice europea nel Paese delle mobilità, come il Rapporto Italiani nel Mondo 2023 definisce il nostro Paese. Mobilità in entrata ed in uscita, una vocazione alla partenza ancestrale e per questo strutturale”.

Dopo aver ringraziato le autorità presenti, accademici, studiosi, funzionari e chi è legato “a questo straordinario mondo della mobilità umana e italiana in particolare”, Mons. Felicolo si è espresso sulla coralità del lavoro svolto per la realizzazione della ricerca. “C’è molta amicizia intorno a questo progetto della Chiesa italiana che non è un libro, non è un rapporto. C’è entusiasmo, la gioia di lavorare insieme per un fine comune, condiviso, dove tutti si è parte integrante di un progetto più grande, allo stesso livello. Questa libertà reciproca genera affetto, non esclusione, impegno per raggiungere un obiettivo ogni volta più grande e, passo dopo passo, siamo arrivati a festeggiare la maturità, il diciottesimo compleanno, insieme. Ogni anno c’è chi è chiamato a scrivere, c’è chi è chiamato ad aiutarci a dare una quadratura scientifica, c’è chi spontaneamente organizza momenti di confronto e dialogo da anni, come appuntamenti fissi in Italia e all’estero”. Mons. Felicolo ha quindi ringraziato i membri del comitato scientifico e i 57 autori ed autrici che “dall’Italia e dal mondo, hanno collaborato a questa diciottesima edizione per la qualità dei saggi messi a disposizione, il clima di armonia instaurato e la particolare sensibilità mostrata con i loro lavori nei confronti dei migranti italiani”.

“L’auspicio è che tutti” – ha continuato Mons. Felicolo – “possano trovare utili informazioni, ma soprattutto un metodo di studio, di vita dedito al rispetto della diversità e di chi, italiano o cittadino del mondo, si trova a vivere in un paese diverso da quello in cui è nato”. “Il Rim vuole essere questo” – ha proseguito – “alzare gli occhi, alzare lo sguardo da noi stessi, tante volte dai nostri pensieri, dalle nostre preoccupazioni e guardare il mondo. Qui alziamo lo sguardo e vediamo la storia degli italiani nella loro complessità, di ieri e di oggi”.

“Parlando di chi è lontano dall’Italia, il saggio parla in realtà di noi tutti. Parla degli italiani nel mondo e quindi anche degli italiani in Italia. Parla del nostro paese, delle sue difficoltà che hanno spinto molti ad andarsene, ma anche dei punti di forza che lo rendono attraente agli occhi di chi pensa di tornare. Indaga dell’universo dei giovani, della loro rassegnazione e della loro vitalità”. Lo ha affermato il direttore dell’agenzia 9 Colonne, Paolo Pagliaro intervenendo prima della visione del video sul Rapporto 2023 a cura della sua agenzia. Il Rim “non cede alle tentazioni dello storytelling, che sarebbe l’arte di eludere i problemi con la forza della narrazione. In questo libro non ci sono storie che non siano supportati da dati di fatto e da cifre, ma ci sta la capacità di trasformare i numeri in storie”.

La sociologa delle migrazioni e caporedattrice del Rapporto , Delfina Licata, ha poi presentato i dati più significativi della ricerca: “58.5 milioni di italiani residenti in Italia, 5 milioni di stranieri regolarmente residenti, circa 350 mila persone che hanno ricevuto una forma di protezione e circa 6 milioni di connazionali residenti all’estero. Questa è l’Italia che abitiamo oggi. L’Italia della mobilità e della interculturalità. Un paese demograficamente fragile in un’Europa che si accinge a vivere una fase preoccupante per il calo demografico e l’invecchiamento della popolazione che rischia di mettere in crisi il welfare ”. Riguardo a cosa fare, Licata  ha ribadito la necessità di cogliere l’importanza dei giovani, che “sono cresciuti nell’epoca della mobilità e della circolazione dei talenti e che sono quindi naturalmente portati fare esperienze di mobilità ma che sono anche obbligati ad emigrare se permangono forme di deprivazione, di ineguaglianza, di ingiustizia e ritardi”. “I giovani – ha proseguito la sociologa –  in questa nuova fase della mobilitò sono meno spavaldi, sono più indecisi” con fragilità nella fase di partenza e dell’arrivo. Al contempo cala il numero degli espatriati che negli ultimi due anni si attestano intorno alle 80.000 unità. “Il mondo scientifico – ha aggiunto Licata – è al servizio dei decisori e la conoscenza è la base per operare. Per questo auspichiamo che vada in porto anche il progetto di legge per introdurre la storia delle migrazioni nelle scuole. Dobbiamo conoscere chi siamo”. La sociologa, ha poi posto il focus su tre forme di rientro prese in esame dal Rapporto, rilevando in primo luogo l’importanza dello smart working che “deve essere collegato alla politica di rientro”, applicato però “non come lavoro da casa ma come possibilità di lavorare dal luogo in cui ci si trova: è un importante salto culturale da fare”. Il secondo elemento segnalato da Licata è il rientro dei pensionati. “Stiamo studiando le ricadute positive sui territori, o meglio l’impatto che le pensioni maturate con il lavoro all’estero, ma pagate in Italia, hanno su alcuni territori che oggi sopravvivono grazie a quelle rimesse”. Il terzo aspetto fondamentale è invece collegato al Turismo delle Radici. Per la ricercatrice infine sarebbe opportuna sia la valorizzazione dei percorsi migratori, sia l’introduzione per i rientri in Patria di benefici territoriali a sostegno alle famiglie.

A seguire in un video-messaggio, il Commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni, ha sottolineato alcuni dati emersi dal Rapporto. In particolare, il numero degli italiani residenti all’estero che è “raddoppiato rispetto al primo Rapporto di 18 anni fa”, complice anche una crescita insoddisfacente del paese. “Quando a quelle partenze non si accompagnano altrettanti ritorni, è un impoverimento del Paese e una sconfitta per tutti”, ha rilevato Gentiloni. Un dato che segnala però un possibile cambio di rotta è, secondo il Commissario, il calo degli espatri ed un “aumento dei rimpatri dei nostri connazionali. Meno italiani lasciano l’Italia, più italiani che decidono di rientrare”, coinciso in un momento di forte ripresa proprio in seguito alla pandemia, “grazie anche alle politiche portate avanti a livello europeo”.

Un altro dato segnato da Gentiloni è il numero di stranieri residenti, “circa cinque milioni. Meno degli italiani espatriati. Mentre il flusso degli italiani verso l’estero ha continuato a crescere, il numero di stranieri in Italia è pressoché stabile dal 2015. L’Italia – ha proseguito Gentiloni – anche per la posizione che occupa nel Mediterraneo, continuerà ad essere un punto di arrivo. La sfida dell’immigrazione va gestita con politiche strutturali e di lungo respiro, non con la logica dell’emergenza”. “Faremo i conti a lungo – ha concluso Gentiloni – con il fenomeno dell’immigrazione che possiamo e dobbiamo gestire con umanità e lungimiranza, superando la logica della paura e dell’emergenza”.

A seguire il giornalista Davide Dionisi ha letto il messaggio del ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale Antonio Tajani. “Il diritto a restare, il diritto a migrare, il diritto di ritornare sono tre facce dello stesso dilemma esistenziale provato dal migrante. E’ quanto viene sottolineato nella ricerca e nell’approfondimento che oggi presentate ed è una delle questioni che fin dal suo insediamento in Governo italiano ha affrontato”.  Ha scritto Tajani che poi,  riprendendo il messaggio di Papa Benedetto XVI in occasione della 97esima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, ha aggiunto “l’integrazione e il progresso sociale, la partecipazione ai diritti politici, la valorizzazione della risorsa costituita dalle diverse comunità e del loro patrimonio socioculturale d’origine sono le

direttrici entro le quali si è mosso l’esecutivo fin dal suo insediamento”. Il ministro ha quindi sottolineato l’attenzione del governo per i “connazionali all’estero”, sostenendo “ogni forma di coordinamento e di promozione di iniziative, anche normative, sulle politiche generali concernenti le collettività italiane nel mondo”, tra cui anche il “Turismo delle Radici”. Tajani ha poi lodato l’attenzione del Rapporto per “uno degli argomenti meno dibattuti quando si parla della migrazione italiana di oggi, ovvero i ritorni”, questione su cui il governo ha messo in atto interventi, tenendo presente l’importanza del ruolo dei media, della comunicazione e dell’informazione per informare meglio chi sta fuori e realizzare un’informazione di ritorno. “Solo con una corretta informazione la migrazione – ha aggiunto il Ministro – diventa un’opportunità. La mescolanza di culture e religioni può essere un arricchimento, anche se, come abbiamo visto, in alcuni casi, può alimentare tensioni persistenti. Antidoto a tale tensione è il dialogo che porta al riconoscimento di valori comuni”.

Nel dibattito successivo dedicato al dialogo sul Rapporto 2023, moderato da Antonio Preziosi, direttore del Tg2, il Professor Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano, ha invitato a riflettere sul fenomeno della migrazione “senza tifoserie” andando a guardare gli aspetti positivi e negativi, in un contesto ed in un momento dell’Italia “delicato”, in cui si assiste alla presenza nel nostro Paese di un ampio  “debito pubblico e demografico”. “Il Paese – ha aggiunto – deve decidere se vuole riconoscere un bene comune aprendo una nuova stagione di rilancio, non per ragioni morali ma perché non c’è più crescita economica se non si lavora per crearne le condizioni”. “Il 42% dei ragazzi italiani da grande vuole vivere all’estero, una percentuale che sale al 59% tra gli alunni stranieri. Gli Stati Uniti sono la meta preferita”, lo ha detto Francesco Maria Chelli, presidente dell’Istat, ha ripercorso i principali dati riguardanti l’emigrazione italiana. Il presidente di Istat ha quindi ribadito l’aumento dei rimpatri, soprattutto da Regno Unito e Germania, con un età media di chi ritorna che si attesta sui 35 anni. Anche il cardinale Matteo M. Zuppi, presidente della CEI, ha poi invitato, in un paese complesso come l’Italia, ad “uscire dalla polarizzazione. Parliamo dei problemi e impariamo a capire e non a schierarsi”, perché “la polarizzazione brucia le opportunità”. Il Cardinal Zuppi ha poi segnalato come uno statistico  inquadri l’Italia come un  “paese in via d’estinzione. Non è una prospettiva allettante, perciò dobbiamo chiederci cosa vogliamo lasciare dopo di noi. Forse qualcosa possiamo fare e allora dobbiamo farlo”. Il Cardinale ha poi suggerito di appoggiare l’idea del passaporto europeo che “i ragazzi hanno già dentro”, e della creazione di fisco europeo. Le conclusioni sono state affidate a Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes.“La mobilità – ha esordito – si inserisce all’interno di un debito demografico, economico ed ecologico”. “Nelle scorse settimane, – ha rilevato Perego – presentando il Rapporto sull’immigrazione abbiamo detto della fatica di chi arriva in Italia, però, leggendo questo Rapporto, vediamo anche la fatica di chi emigra. Una fatica legata a diversi aspetti: ad una condizione di precarietà, una condizione di disoccupazione, una condizione femminile non di pari opportunità, per le donne e per i giovani, che non hanno possibilità di mettere a frutto determinate competenze o che vuole, al tempo stesso, arricchirle dentro la mobilità”. Per questo, come società civile, “dobbiamo accompagnare questa fatica”. Dopo aver segnalato il problema dell’alto tasso di suicidi dei giovani italiani a Londra, in Svizzera ed in Belgio, il presidente della  Migrantes, ha ricordato che “c’è una sola Italia che cresce ed è quella all’estero”, anche in termini di nascite.  “Questo dato dell’emigrazione – ha aggiunto Perego – segnala anche una crescita della povertà in Italia, soprattutto giovanile”.  “L’Europa per gli emigranti – ha poi rilevato Perego – è una casa comune, loro ci danno l’indicazione, di superare i nazionalismi, di continuare su questa strada, nella costruzione dell’Europa. Questo dato dobbiamo ricordarcelo alle prossime elezioni. Non possiamo indebolire l’Europa”. Il Rapporto Italiani nel mondo, ha concluso il presidente della Migrantes ,  “credo possa essere uno strumento importante, dal punto di vista politico, sociale, economico ed anche ecclesiale per costruire il futuro”. (Alessio Mirtini/Inform)

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